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Risultati per: volevo

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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

245478
Grazia Deledda 24 occorrenze
  • 1919
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

occhi del colore del mare. E cominciò a farmi dei cenni con la testa domandandomi dove andavo e che cosa volevo. Gli accennai che cercavo di lui. Di lui

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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

volevo partecipare al loro pasto. II locale costruito in legno, cucina e sala da mangiare assieme, era rischiarato da lumi ad acetilene che spandevano un

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mi perseguitava, che non volevo accusare nessuno. Eppoi, passato il primo stordimento, a misura che camminavo in quella strada di paese sconosciuto

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. Non volevo più pensare all'avvenire: accada quel che vuole accadere: facciano di me quel che vogliono: mi prendano tutto, mi mettano in carcere. Adesso

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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

vergognai di vivere a carico suo, di non riuscire a procurarmi neppure il pane. E volevo gravarla anche del peso della mia creatura? Una disperazione

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questo volevo morire. Era una specie di atto d'accusa che facevo contro gli uomini. Il vecchio mi guardava, aspettando che finissi di scrivere. Quando

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tentativo. Si cenò come le altre sere, come se io tornassi dal mio solito vagabondare: la zia mi riempiva il piatto, mi accennava sempre se ne volevo

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sorpresa; si assicurò che il foglio era veramente quello, poi me lo offrì. Io feci cenno di no: no, non lo volevo. Ella guardò il padre; il padre

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: qualunque mestiere, fosse anche quello del calzolaio o del pescatore, era buono per me, oramai; e volevo lavorare perchè volevo vivere. E tante altre

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Sentivo che desideravo la donna: e che le piacevo: che bastava stendere solo la mano per prenderla, se io volevo. Ma io non volevo. Ero un uomo

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come Ii avevo sciupati? Sapeva tutto, o non voleva saper niente? Perchè voleva proteggermi? No, io non volevo la sua protezione: ch'ella mi desse da

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cercavo sempre di dimenticare ma che più scacciavo più tornava insistente al mio pensiero: il debito.... Però non potevo, non volevo rimandare la balia

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anch' io non volevo, non potevo farle sapere nulla; e il nostro silenzio accresceva la nostra pena. La sera intanto scendeva, con un crepuscolo

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mente: un'idea che appena nata diventò fissa: riprendermi la bambina, a qualunque costo. Volevo battere alla porticina, farmela riaprire, entrare e

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prendermi la bambina. Null'altro oramai esisteva per me: non pensavo più alle donne, all'amore, al mio avvenire: volevo la bambina perchè era mia

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più; ed io, che in fatto di piccoli debiti ero orgoglioso e volevo non se ne avesse, feci notare alla zia che bisognava pagargli le visite: ella non

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volevo rubarne alla zia. Quando tutto sarà sistemato, pensavo, quando sarò riuscito a portar via la bimba da quella casa e metterla a balia per conto

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portarla dove volevo. Ma adesso il fatto è fatto; non pensiamoci più; pensiamo piuttosto a orientarci meglio, ad arrivare alla metà. Piuttosto.... Ecco

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offrivo a lei, alla vita. Quel peso adesso I'avevo sulle braccia, fatto carne e spirito; ma adesso lo difendevo, lo volevo tutto per me, lo contendevo

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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

d'una vela e mi spingesse. Ma dove, dove andavo? In casa del dottore no, non volevo più andare: e non più per paura, ma perchè sentivo ch'era inutile

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, quell'involto, fra me e il mare sembrava una montagna candida che mi chiudesse l'orizzonte e m'impedisse il passo verso la morte. No, non volevo più morire: non

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: sentivo che la nostra voce doveva avere qualche cosa di anormale, di animalesco: preferivo tenere con me un taccuino sul quale scrivevo quello che volevo

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volevo, là dentro. Non mi sentivo più solo nel mondo. Feci tutto il giro della siepe: varchi rattoppati con rami, come quello dove ero entrato, si

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illuminata; segno che la zia mi aspettava, forse inquieta per la mia assenza insolita: ma ciò non mi commosse: non volevo commuovermi più, volevo

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