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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

245420
Grazia Deledda 30 occorrenze
  • 1919
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

, scriveva, con la testa reclinata, i poveri capelli grigi irradiati dalla luce della lampada. Io vedevo l'ombra del pennino correre e battere sulla

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di nuovo sulla strada dritta interminabile che all'orizzonte pare si ficchi nel cielo: ma adesso è tutta d'un bianco che fa male a guardarlo, e le

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caffè. Finalmente lo si trovò che passeggiava solitario con le mani intrecciate sulla schiena, lungo la stessa strada che conduceva al mio terreno. Mio

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veramente mi sembrava di non potermi più sollevare di terra. Me ne andavo sulla riva del mare, poichè in casa della zia soffocavo, e stavo giornate

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soffrire. Morire. Poichè non avevo la capacità di saper vivere, non mi restava che morire. Ed ecco che me ne torno sulla spiaggia, adesso completamente

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Mi svegliai sulla sabbia: sopra di me il cielo era tutto cremisi, e una figura che mi pareva sospesa su questo sfondo come una nuvola dalle strane

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tanto rientrava e mi si aggirava attorno, cercando sempre di non attirare la mia attenzione. Io leggevo, coi gomiti sulla tavola sparecchiata, ma

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La sua indifferenza a ogni altra cosa era tale che neppure la vista del bambino che Elisabetta le depose accanto sulla panca la scosse. Solo domandò

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portasse fuori da quella mia arida disperazione. Poi non ne facevo niente. Eccomi di nuovo in riva al mare, sdraiato come un cane sulla sabbia umida. Nei

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visita involontaria che doveva tanto influire sulla mia sorte. II vecchio tornò verso di noi, ma non sedette. Con le dita calcate sulle braccia

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darla al vecchio: gliela consegno, poi mi allontano lasciandolo un po' sorpreso a guardare la busta. E vado, vado, osservando i giuochi dell'acqua sulla

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mano sulla fronte perchè sudava. Con meraviglia vidi che aveva le scarpe; due scarponi che sembravano barche. Mentre discorreva con la zia, che lo

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dormire. La stanza era di passaggio, dalla cucina al corridoio, e al salotto che dava sulla strada: passava di continuo la serva, con due lievi ciabatte

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di freddo e vengono ad aggrupparsi tutti gli uni sugli altri sulla pietra del focolare: anche i piccioni stanno sui mattoni tiepidi dei fornelli; la

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mise a parlare con lei, rigido sulla sedia, rigido in viso: mi faceva l'effetto di un uomo di legno, montato pezzo per pezzo: e che non fosse in sua

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solito, vedo davanti alla nostra porta una donna di campagna; secca, nera come un'araba, con una gonna larghissima, un grosso nodo di capelli neri sulla

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. Andai a vedere la zia: era assopita, ma nella camera gravava un'atmosfera calda e odorante di febbre. Tornai sulla porta; non avevo pace. La nebbia si

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, nella penombra, fu la porta-finestra difesa da una semplice persiana che dava sulla strada. Tante volte passando di fuori avevo veduto quella persiana

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sempre buttata sulla spalla: d'un tratto balzo anch'io e mi rimetto al suo fianco: della donna: avevo preso la mia decisione! Le domando se vuol prendere a

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? Mi torna al fianco la figura della donna incontrata per caso, con la sua bimba malata sulla spalla, con la sua mammella nera e tutto il suo aspetto

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mare dalla frescura notturna, dall'occhio smeraldino della stella.... Andar laggiù.... Buttarmi sulla rena; dormire, lasciar dormire.... Tutte cose

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avanti, profondamente addormentata. Le passai timidamente un dito sul visetto, sulle palpebre chiuse, sulla bocca dalla quale colava il latte: poi la

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: ero già libero della parte più gravosa della mia angoscia: della paura. Deposi l'involto sulla sabbia e mi sdraiai accanto. Così piccolo

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altra passione era Bona: aveva ripreso il suo posto sulla panca, e se ne stava con le mani in grembo oziosa indifferente: ad ogni domanda del

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sua visita usava offrirgli. Ella chiamò Albina: ma il dottore, sedendosi sulla panca vicino a lei, le battè una mano sulla spalla come per scuoterla dal

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bruna e un po' melanconica come quella della viola. La serva lo portò in cucina, lo mise a sedere sulla panca, accanto alla padrona. Questa non si

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nascosto fra i rovi, lo vedesse col bambino in braccio e si beffasse di lui, ma nello stesso tempo gl'impedisse di rimettere il piccolo sperduto sulla

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chiacchierava continuamente con loro, sottovoce, tenendone sempre qualcuno in grembo o sulla spalla. E aveva sempre da fare, dalla mattina alla sera. La casa

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l'altro sulla spalla. Lavora tutto il giorno senza concludere niente: ha la manìa dell'ordine, degli oggetti messi al loro posto, della pulizia, del

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l'acqua col piede: no, non si poteva andare oltre; bisognava o affogare o tornare in casa della zia. Mi buttai sulla sabbia, disperato, come mi ero buttato

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