Il ritorno del figlio. La bambina rubata.
zia però riprese subito un aspetto tragico, pur continuando a parlare: apriva le mani e scuoteva la testa sul collo come per dire che lei non aveva
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grottesco, chiudendo gli occhi e battendo il dito sul taccuino per indicarmi che non vedeva la scrittura. Allora io feci atto di chi conta monete e mi
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, saresti tu disposto a firmare una cambiale ed a lasciar accendere un'ipoteca sul tuo terreno? Io ero disposto a tutto, anche a lasciare accendere
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mi tolse il lapis che avevo fra le dita, si piegò, e appoggiò il foglietto sul dorso del cane. Non dimentico questa scena. II cane, un tozzo e terroso
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spiaggia si spopolava: allora vedevo il sole cadere davanti a me, rosso sul cielo rosso; e avevo l'impressione che si schiacciasse contro la lastra
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giorno rientrando sul tardi a casa, la vidi seduta nel cortiletto senza far niente, cosa che non le accadeva mai. Aveva le mani in grembo, la testa
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mio debito ma non sapere completamente come stavano le cose: aprì sul tavolino un avanzo di registro dove venivano segnati gli abbonamenti alle
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adesso tutto contro la zia. Perchè la zia non mi scacciava di casa? Se mi scacciava, forse riuscivo a trovare da vivere - o da morire sul serio. E
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manine sporche per difender la sua roba come fanno i piccoli gatti gelosi; quando fu un po' sazio cominciò a battersi una di queste manine sul petto, per
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foglio sul quale avevo versato le mie pene. Egli non l'aveva più. Gli domandai, sempre con cenni che rivelavano il mio dispetto, se l'aveva dato da leggere
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violacei si posavano sul marmo della tavola, battendovi il becco quasi volessero piluccare i grappoli d'ombra: ricordo tutti i particolari di quella mia
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, cominciava a piovere, a far freddo: acquazzoni furibondi si abbattevano sul paese con una rabbia distruggitrice, come se volessero punirlo di aver troppo
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. Fuori imperversava il mal tempo: io andavo dalla porta di strada alla porta sul cortiletto, entravo in cucina, entravo nella stanzetta da pranzo
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, mi baciò come si bacia il proprio sposo: io le dicevo col mio gemito, affondando il viso sul suo collo dolce e caldo: - prendimi pure tutto: prenditi
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sporcare il pavimento; apparve la figura arcigna del marito. La donna sedeva al suo posto, accanto al braciere, di nuovo con lo scialle chiuso sul collo
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qualcuno, sapendo dell'ipoteca che egli aveva preso sul mio terreno, s'era rivolto a lui per la mediazione. L'offerta era superiore al valore del
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che io le davo. Mi pare di vederla ancora nella sua cameretta semplice e stretta come una cella, sul suo lettuccio duro, con la sua camicia lunga e
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passo, sul terreno molle tutto violaceo di foglie secche, o in qualche punto già ricoperto d'erba così fina che si aveva timore a passarci sopra, come
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rosse i cui vetri brillavano come fiamme al tramonto. Torno indietro, seguo un sentiero, mi ritrovo davanti alla casa del dottore! II sole è basso sul
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avanti, profondamente addormentata. Le passai timidamente un dito sul visetto, sulle palpebre chiuse, sulla bocca dalla quale colava il latte: poi la
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mormora sul viso. - Albina, - disse nel medesimo tempo la voce sommessa della padrona, - con tutto questo trambusto ti sei dimenticata di far bollire
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camminò. Dio, Dio mio! Era come Gesù che camminava sulle acque del mare. Ti ricordi, Albina? E quando lo mettevi sul letto egli si divertiva ad afferrarsi i
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caffè preparato per i padroni; poi mise sul vassojo le tazze per portarlo a loro. - Dirai loro che la creatura ha avuto tutta la notte la febbre: e
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, dottore? Sta sempre così, come una foglia secca sul ramo. - Ella ci preparerà il caffè, - disse tranquillo il dottore. - Adesso fatemi vedere il
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suo torpore: - Lo voglio proprio da voi; su! Ella arrossì, un po' irritata; ma subito si alzò e rimise la caffettiera ancora tiepida sul fuoco
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Elis commovendosi per questo falso Elis. Ma già lo strato della sua indifferenza s'era incrinato: o meglio, era come quando il gelo si scioglie sul
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età, col viso, al quale la pelle scura, le labbra grosse e la barba a punta davano un'aria diabolica, minacciosamente chinato sul bambino. - Ebbene, ti
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: sentivo che la nostra voce doveva avere qualche cosa di anormale, di animalesco: preferivo tenere con me un taccuino sul quale scrivevo quello che volevo
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misi sul quadrato di luce sull'erba, in modo ch'ella potesse vedermi: ella restava immobile. Allora mi slanciai fin sotto la sua finestra, con
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. Davanti a me sul mare immobile il lungo riflesso della luna pareva una strada luminosa in proseguimento della mia. Andai, andai, fino a toccare
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