Il ritorno del figlio. La bambina rubata.
. L'uomo aveva rimesso la mano sul bastone e seguiva anche lui con gli occhi la mano della zia: finalmente ella ebbe finito la paginetta; ma non quello che
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gialliccia che gli disegna il petto grasso e il ventre prominente. Ha sulle spalle una rete, gonfia come una vela, e in mano una specie di tridente: un
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miei foglietti e mano mano me li restituiva, pensieroso. Pareva studiasse sul serio il modo di aiutarmi, senza però farsene merito: infine, siccome
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cane. Sfuggo alla loro attenzione, ma più in là incontro dei mietitori con falci in mano, e anche nei campi vedo uomini che lavorano. Gran parte del
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nato. Egli mi dava dei colpi con la mano aperta; io mi misi a ridere. Egli mi aiutò a rivestirmi; poi mi condusse nel suo casotto, in cima a una fila
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strisciolina verdastra ai suoi piedi: la sua testa arriva a coprire e oscurare il sole: se stende la mano può pigliare ad una ad una come farfalle le paranze
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rispondere. Finchè sentii la mano pesante del vecchio posarsi sulla mia testa: mi parve di svegliarmi da un sogno: guardai stordito e davanti a me
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mano sulla fronte perchè sudava. Con meraviglia vidi che aveva le scarpe; due scarponi che sembravano barche. Mentre discorreva con la zia, che lo
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Sentivo che desideravo la donna: e che le piacevo: che bastava stendere solo la mano per prenderla, se io volevo. Ma io non volevo. Ero un uomo
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vecchio, scalzo per non sporcare il pavimento, e mi batteva la mano sulla spalla: passava il marito triste e arcigno, e pareva non accorgersi di me
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nuca e due grandi cerchi d'oro alle orecchie. Teneva in mano una lettera e guardava il numero della nostra casa. Vedendomi domandò qualche cosa, e non
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intravidi la balia con una grande scodella in mano: mi guardò con l'avidità con cui mangiava: avidità di sapere perchè ero lì. La padrona la chiamò, le
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svegliandosi da un sogno, sebbene non dormisse. Io avevo il lume in mano. Vidi la fiammella riflettersi in quei grandi occhi vitrei ed ebbi un senso
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sua visita usava offrirgli. Ella chiamò Albina: ma il dottore, sedendosi sulla panca vicino a lei, le battè una mano sulla spalla come per scuoterla dal
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Michele. Ed ecco Michele con una tazza di latte in mano: con l'altra mano cerca la testa del bambino sollevato sui guanciali e gli avvicina la tazza
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di cappuccio nero, e un mazzo di chiavi in mano, pareva la custode di un luogo di leggende. I suoi occhietti neri lucenti come quelli di un uccello
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mano di Bona. Davide sembrava, al solito, di cattivo umore, cosa che, del resto, non impressionava più nessuno: piuttosto ci si sarebbe impressionati a
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, col cestino che passavo da una mano all'altra e che mi sorrideva e tentava con gli occhi della bottiglia luccicanti attraverso la paglia. Ma io volevo
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cravatta, il taccuino che io ho di nuovo tirato fuori e dove scrivo pregandola di dirmi il suo nome. Ed ella mi prende il taccuino di mano e scrive
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zia col suo vestito grigio, i suoi capelli grigi, il viso grigio, muoversi leggera e rigida, come fatta di stagno, con un piccione violaceo in mano e
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dritto, con l'impressione che una mano mi spingesse violentemente davanti a quei due, come un accusato davanti ai giudici: non potevo difendermi con
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