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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

245330
Grazia Deledda 35 occorrenze
  • 1919
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

curioso, nè si turbava facilmente: adesso poi, dopo la morte in guerra del suo unico figlio diciottenne, era diventato ancor più duro, col cuore arso da una

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intorno alla bocca. D'un tratto parve appigliarsi a un nuovo metodo di difesa: si rianimò, e indicandomi col dito, sempre però rivolta all'uomo

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le due porte d'angolo della drogheria si vedevano alcune donne davanti al banco servite da un uomo secco, nero, col labbro inferiore della bocca

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Ioro: male più male di quello che mi facevano col destarmi paura non poteva essere. II vento mi diceva tutte queste cose, col suo alito e il suo

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le sue faccende, si mette a sedere davanti a me, col calamaio e il suo quaderno dei conti. Era destino che Ia mia sorte venisse sempre segnata fra

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luccicavano al fuoco. L'uomo sotto il sacco pareva dormisse profondamente, perchè nè l'entrata della vecchia serva col bambino, nè le esclamazioni

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: poi col salire del sole si rischiara, si fa tutto lucido, così lucido e fermo che le paranzelle ferme anch'esse qua e là a pescare sembrano insetti

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impresa oscura e c'intendessimo col solo guardarci: complici d'una cosa che non si poteva esprimere a parole.

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la donna col carrettino del pesce torna indietro urlando per la paura: la sola nota comica è il carro con la botte per l'inaffiamento delle strade; la

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creditore anche col togliergli il guadagno delle nostre piccole compere; ma osservavo che la roba era più buona e a buon patto negli altri posti, e

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, mi baciò come si bacia il proprio sposo: io le dicevo col mio gemito, affondando il viso sul suo collo dolce e caldo: - prendimi pure tutto: prenditi

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la prima volta dopo mesi e mesi nella mia cameretta e attraversava il mio letto. M'alzai e corsi subito fuori, col desiderio di lasciare il paese, di

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annodati. Lo guardai bene in viso; era quasi un bell'uomo: arcigno e nero, ma quasi bello: sì, di profilo, col suo gran labbro sdegnoso rassomigliava a

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Quel colloquio mi faceva più male di quello col nano. Cominciai a umiliarmi, a irritarmi. E sopratutto m'irritava la zia: perchè s'immischiava nei

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Allora fu la zia a farsi cattiva. II suo viso parve seccarsi d'un tratto, diventare tutto punte, col mento aguzzo, il naso sottile, gli zigomi

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gita al paese vicino; non era per visitare i parenti ch'egli andava, ma per conferire col nano; forse per dargli la mia risposta affermativa. Mi alzai

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, andai da una camera all'altra, dall'ingresso alla cucina: mi pareva di cercare qualche oggetto che non riuscivo a trovare. La balia stava in cucina, col

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promessa: E io tenni la promessa. Mandai col vecchio la lettera del nano alla moglie del mio creditore e ricevetti subito la risposta: la balia andasse

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ardente, col viso grigio fra i capelli grigi, gli occhi che si aprivano e chiudevano con un moto incosciente, come quelli di un neonato: e io non osai farle

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con pazienza, col desiderio che guarisse presto, e nello stesso tempo le auguravo la morte. Adesso mi sembrava d'essere legato a lei e di non potermi

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combattere col vento marino e si abbandonavano ad una dolcezza stanca di convalescenti! Nuvole bianche e dure come grandi uova si posavano qua e là

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viene da piangere, ho paura di rompere la bambina col solo toccarla.... Poi la presi quasi con violenza, strappando con lei la coperta e avvolgendola

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che si agiti, se vuole. Può anche piangere, se vuole: il suo grido adesso può confondersi con le altre voci della notte, col mormorio degli alberi, con

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penetrava fin dentro la pineta. Io ricordavo la tragica sera in cui m'ero aggirato intorno alla casa di Fiora, col peso del mio amore che invano

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notte nell'addormentarmi di essere là e di vagare, col mio carico, col desiderio e la paura di deporlo e di uscire libero da quel labirinto, come si

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. - Parlava e parlava, litigava col prete a col brigadiere che non volevano incaricarsi del bambino. Poi è stato sveglio a lungo: adesso lasciamolo

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bevuto il caffè e la luce del giorno irradiasse la camera, finì col riaddormentarsi: un sonno lieve attraverso il quale sentiva i rumori della casa

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sull'erba, stese il lembo della sottana e vi depose il bambino; e il bambino cominciò ad arricciare il naso indicando col ditino un ramuncolo che

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tutta, così, di tanto in tanto, per ogni gesto ed ogni grido del bambino. Forse era la primavera, col suo alito materno, a scioglierle quel gran dolore

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età, col viso, al quale la pelle scura, le labbra grosse e la barba a punta davano un'aria diabolica, minacciosamente chinato sul bambino. - Ebbene, ti

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Così il marito, di ritorno dal Consiglio, la trovò ancora nel cortile, col bambino, il "Mau,, , la farfalla che si divertiva per conto suo intorno a

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,,. "Il PIatano,,: non potevo sbagliarmi. E andavo andavo, nel sole di primavera, lungo la strada provinciale, col mio cestino, colmo, pensando a questo

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. Era una vera sterpaglia, e i cespugli fioriti della ginestra e i rovi coperti di rose canine non confortavano col loro colore e iI loro profumo la mia

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zia col suo vestito grigio, i suoi capelli grigi, il viso grigio, muoversi leggera e rigida, come fatta di stagno, con un piccione violaceo in mano e

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un vestito nuovo di tela ch'ella mi aveva fatto fare per l'estate: mi vidi grande e grosso più del solito, col viso grasso e colorito, le mani bianche

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