Il ritorno del figlio. La bambina rubata.
resina. Mi sentivo felice, come ci si sente nei primi giorni tiepidi dopo il raggrinzamento invernale. Mi sentivo capace di chiedere lavoro al primo
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, dimmi, piuttosto, perchè non pensi a coltivare il tuo terreno? Io: ci penso, sì, ma non ho denari. Tobia: quanto ti occorrerebbe? lo: per adesso
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millesettecento lire: e la cambiale era a sei mesi di scadenza. Che importa? Che importa? Anche Dio spesso ci dà la felicità a usura: tutto è a usura nella
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averli insultati col far loro vedere il mio denaro e la mia speranza. Se ci fosse stata un'osteria lì accanto, li avrei invitati a bere: non potevo
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Passavano i giorni, le settimane. In fondo io li contavo, come a volte meccanicamente si contano i passi che ci conducono al termine di una strada
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gridare: s'alzò, senza aver finito il pasto, e ripetè: - Non credere che me lo voglia tenere in casa. Adesso vedrai che ci pensi anche tu. - Gli
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basta più. Ci vuol altro! Mi riprende la smania di uscire, di andarmene lungo il mare, di mescolare il mio al suo tormento; esco, attraverso la strada
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madre stessa: tu devi sentire che io ti voglio sinceramente bene e che la nostra comune disgrazia ci unisce come una parentela. Io vivevo qui e mi
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si avvilisse davanti a me. Eppoi un calcolo era fitto tra i miei vari pensieri: "Se la nostra passione ci travolgesse e noi avessimo un figlio, lei non
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che io gliela prendevo e la buttavo fuori di casa, in casa dei vicini, come un oggetto di cui ci si vuole sbarazzare. E la mia piccola proprietà
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quanti denari ci fossero ancora, ma avrei potuto prendere e spendere tutto senza ch'ella se ne curasse. E intanto vivevo in un'attesa che di giorno
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di allontanarsi; e subito riapparve iI vecchio: ci venne incontro, disse qualche cosa. Qualche cosa che doveva essere molto rassicurante perchè il
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dico tutto alla zia, pensavo; provvediamo assieme, ci riprendiamo senza violenze la creatura. E rientrai; la zia era ancora immersa nel suo sopore
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il padrone tornava tardi, poi si lasciò intenerire per la bambina e ci fece entrare e sedere nell'ingresso arioso. Per qualche tempo stetti immobile
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indietro, tirai le imposte della porta-finestra, accostai le persiane tutto pareva chiuso. Bisognava però che la balia non ci badasse molto. Ma il
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desideravo il buio, ed ecco raggiunsi il buio, mi ci buttai dentro come in un luogo ormai sicuro.... La pineta m'accoglieva. Mi pareva di esser salvo
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faceva sempre più vivo, illuminava i sentieri, i cespugli, illuminava, a tratti, quando io ci capitavo sotto, l'involto bianco che tenevo con me! E mi
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lei non era molto curiosa, e considerava talmente vana e di passaggio la vita che giudicava con apatia ogni cosa. Domani ci sarà chi s'incaricherà di
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l'avevano lasciato dormire tanto: poi perchè sua moglie s'attardava a letto. Egli ci teneva, ch'ella s'alzasse presto e sorvegliasse le serve; non perchè
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, dottore? Sta sempre così, come una foglia secca sul ramo. - Ella ci preparerà il caffè, - disse tranquillo il dottore. - Adesso fatemi vedere il
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. - Sembra ieri, - egli disse, - quando io venivo per vedere il vostro Elis: e ci venivo spesso, perchè lo ingozzavate, gli consentivate ogni abuso: o, per
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mano di Bona. Davide sembrava, al solito, di cattivo umore, cosa che, del resto, non impressionava più nessuno: piuttosto ci si sarebbe impressionati a
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non batteva mai il sole; e triste anche d'estate perchè alle cinque del pomeriggio pareva già di essere al tramonto; si usciva e ci si trovava
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sembrava di giocare ancora con loro nei prati e, nel giardino della villa dove quasi ogni pomeriggio un giovane istitutore ci conduceva. Di primavera i
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se non si avvicinava spontaneamente. Ma come a sua volta affascinata, ella si accosta alla siepe; per qualche momento ci sorridiamo, ci parliamo con
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supplichevole, eppure io ci sentii subito qualche cosa di crudele, di freddo, che m'impaurì più che lo sguardo alterato della zia. La zia sedeva accanto
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