Il ponte della felicità
lanciare alla sua compagna di giuochi e di monellerie, in tutte le occasioni (poche, per dire la verità), nelle quali si azzuffavano. Naturalmente
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sempre più. Il vespero brillava già con la sua calma luce di sogno. Otto uomini scesero a terra e la barca venne tirata a secco. Essi parlavano un
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, ma se vi fosse qualcosa di nuovo, chiamami subito. Speriamo che prima di sera qualche terra sia in vista. - Alvise prese il timone e cominciò la sua
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due superstiti del terribile naufragio le pupille scure e imperiose e chiese loro con la sua maschia voce: - Chi siete e donde venite? - Alvise fece il
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Loredana, che la mamma chiamava col diminutivo di Lori sembrandole troppo lungo e pomposo il nome di Loredana per quella sua creaturina tutta occhi e
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gagliardamente. Passata in rassegna la flotta, l'ammiraglio supremo, prima di tornare alla sua nave, si fermò presso la capitana del Veniero per salutare il
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Veniero, tornato sulla sua nave, prima di concedersi il meritato riposo, fece chiamare Onfredo Giustinian, capitano della galea Angelo Gabriele, e gli
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avrebbe potuto lavorare, giacché Bettina era troppo avanti negli anni, e l'altra era cieca. Cedendo al desiderio di nonna Bettina, Loredana e sua madre
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Teodora Pisani Moretta, figliuola del potente magistrato della Repubblica di San Marco, aveva diciassette anni quando Loredana pose piede nella sua
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, senza più speranza di ritorno, e dove Alvise e Zuambattista Benedetti dormivano il loro ultimo sonno. Ella si era fatta coraggio per sua madre, che
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spensierata come le altre fanciulle della sua età. Due care donne attendevano tutto da lei, pur così giovane ancora, ed ella si sentiva fiera del compito che
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minacciava di farla cadere con la sua travolgente festosità. La bestia, ubbidiente, chinò il capo irsuto e si accucciò ai piedi della giovane; il Màuria
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nostra fede. Ma Lui solo sa ciò che è bene per la nostra anima. Accettiamo con umiltà tutto quello che la sua mano onnipotente ci offre, e benediciamolo
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del cielo. Pareva quasi ch'egli volesse scoprire l'abbaino dove Alvise gli aveva detto che la sua piccola Loredana si affacciava per contemplare la
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abitava lì dopo avere speso tutta la sua vita a vantaggio della Repubblica. Fino a tarda età Nane Barozzi aveva viaggiato continuamente per acquistare il
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salve al porto di Rialto. Tutto questo aveva raccontato Lorenzo Sagredo alla sua piccina mentre ella ammirava, come adesso, il bel quadro ricco di
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nonostante le pupille spente ella vedeva il quadro che la circondava, tanto le era dolce e familiare. Eccola li la sua casetta, annerita dal tempo e
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inquieta la voce della madre. La fanciulla, sussultò, e toltasi rapidamente alla sua contemplazione corse a cingere con le braccia il collo della donna
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quegli incendi avevano distrutto anche la pace di Lucrezia Sagredo e di sua figlia. Lo zio Nane era morto; il sultano Selim aveva attaccato Cipro e
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dei rami. Quanti ricordi le tornavano alla mente rivedendo il luogo dove la sua bella infanzia era trascorsa! Non avrebbe mai potuto dimenticare quel
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- Che cosa succede, Alvise? - chiese Loredana, meravigliata di tutto quel mistero. La sua voce aveva avuto un tremito impercettibile che non sfuggì
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virile, egli aveva giovato alla sua patria nelle cure dello Stato, nelle controversie legali, nel governo delle province e nelle più ardue
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batter d'occhio le alberature rimasero nude contro il cielo aggrondato. Il nostromo s'impadronì del timone e tenne la nave in rotta con la sua mano
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. Egli contemplò a lungo, con un misto di stupore e di sgomento, lo spettacolo di devastazione e di pace che si offriva alla sua vista. Un oggetto duro gli
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agghiacciare. Alla fine la sua abnegazione e la sua costanza nel curarlo erano state premiate. Il marinaro, guarito, gli era stato d'immenso sollievo. Il
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