Il ponte della felicità
sempre più. Il vespero brillava già con la sua calma luce di sogno. Otto uomini scesero a terra e la barca venne tirata a secco. Essi parlavano un
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Il vecchio marinaro vegliò il sonno di Alvise fin che a oriente si scòrse una luce che variava dal rosa all'argento e che divenne poi uno splendido
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laguna che la luce del tramonto tingeva di fiamme vermiglie. Lucrezia, Loredana e Alvise rimasero silenziosi sulla riva a guardarla, finché le ombre
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sfolgorante luce che rompeva le tenebre onde era avvolta l'Europa cristiana. Sulle onde insanguinate rottami di ogni genere andavano alla deriva. Il cielo
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cattiveria degli uomini, celava dentro di sè tanta ricchezza di luce, tanta profondità di cielo da far impallidire ogni esteriore miseria, ogni umana
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dalle ricche tende delle finestre, e la luce del crepuscolo filtrava iridata dai vetri a rulli multicolori. - Come ti chiami, cara? - Loredana Sagredo
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canali e alle voci festose dei bimbi raccolti sui campieli nella gran luce dei giorni sereni. I gabbiani volavano sull'estuario si posavano mollemente
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facciate dei palazzi adorne di tappeti e di pennoni variopinti. Ogni cosa sembrava incendiata da quella luce di fiamme. Anche la neve rimasta sui cornidoni e
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musica umana, accompagnava il destarsi di Loredana. Ella indugiava qualche minuto tra il tepore delle coltri e, nella luce incerta e nel silenzio
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della sua vita priva per sempre del dono inestimabile della luce. Alvise gli aveva detto tutto, dopo averlo preparato a poco a poco alla triste verità, e
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lineamenti di Lucrezia Sagredo. Le sue palpebre velarono le pupille senza luce e la sua mano si posò lieve sui riccioli della figliuola stretta a lei
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tanto gentile, lo fissasse con tanta insistenza senza degnarlo di un cenno di saluto. - Lori, chi ha bussato? - Quelle parole furono uno sprazzo di luce
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. Un moretto vestito di scarlatto le precedeva, portando i libri di preghiera. C'era, nel pallido viso di Teodora Pisani Moretta, una tale luce di
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di luna illuminava di una luce irreale la misera stanza; dall'abbaino si scorgeva un lembo di cielo vellutato, tempestato di stelle. Dal lettino
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nell'acqua, e le pareva di rivedere l'orco barbuto che era passato con la chiatta carica di doghe e aveva minacciato (che fosca luce in quegli occhi che si
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all'alba. - Il negoziante tornò in mezzo alla viuzza, alla luce del sole, e osservò di nuovo il quadretto. «Strano!» pensava. «Chi ha dato a questa
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alto, si apriva il boccaporto, un'ondata di luce tepida e di aria salmastra giungeva fino a lui, più dolce e inebriante di un vino generoso. Fatta
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d'acciaio. A poco a poco, nella luce sempre più fioca, il mare cambiava. Nell'aria cominciò a fremere un'ala di vento, e quel soffio leggero passò sulle
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