Il ponte della felicità
preferiti dai giovani lettori.
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bottega. - Era il divertimento preferito dai due fanciulli: consisteva neI disporre sopra una specie di banco di vendita tanti mucchietti di polveri
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salirono e s'impossessarono dei remi. Dolcemente, affinchè il tuffo dei remi non fosse udito dai corsari, essi spinsero la barca verso la galea
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questa costa calabra. Dai nostri abitanti potrete avere maggiori spiegazioni. Seguitemi. - Quando furono fuori della chiesina, il sacerdote afferrò la
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lasciato ad Alvise come preda di guerra. Il ragazzo lo aveva diviso con Agnolo e con i pescatori calabri dai quali era stato aiutato ai condurre la galea
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nelle file degli archibugieri sardi e in quelle dei fanti turchi. La vittoria era incerta, allorchè Sebastiano Veniero, non ancora assalito dai nemici
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, le case dei montanari, con le imposte di legno a riparo del lungo gelo invernale, il fumo che usciva a tarda sera dai comignoli, le voci ignote che
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dalle ricche tende delle finestre, e la luce del crepuscolo filtrava iridata dai vetri a rulli multicolori. - Come ti chiami, cara? - Loredana Sagredo
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strato i tetti delle case. Dai comignoli incappucciati dalla neve usciva un pennacchietto di fumo azzurrognolo che saliva verso il cielo opalino. I
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nome di «Moresca» datole dai Veneziani. Quando Mariolina e Loredana si affacciarono alla finestra, il ballo era appena iniziato. Al suono di un tamburo
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serena del solito. Nello studio di San Marcilian una sorpresa l'attendeva. Il Tintoretto stava chiacchierando con un signore dall'aspetto imponente e dai
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terra della larghezza di pochi chilometri, parallela al mare, sulla quale si alternano terreni coltivabili, zone acquitrinose e vaste lagune. Fin dai
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proibito ai Venefici di andare in Egitto, dominato allora dai Saraceni, e di esercitarvi il commercio già cosi fiorente; tuttavia i più arditi mercanti
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dalla salsedine, vigilata e quasi serrata dai tronchi delle acacie; e le aiuole, lo spiazzo erboso, il rio, il tiglio, la casetta di nonna Bettina.... Le
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poteva almeno dedicarsi al suo amato lavoro che lo avrebbe certamente consolato di tante cose e distratto dai suoi amari pensieri. Lucrezia Sagredo aveva
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regolari dai rintocchi delle ore che scendevano dall'alto della torre di piazza San Marco. Quando le prime luci dell'alba cominciarono a diradare i
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che stordiva; malinconiche sere autunnali, punteggiate dai richiami dell'assiolo nascosto chissà dove e dal fruscio delle foglie ingiallite che il
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prigionia finì. Venne il nostromo, gli tolse i ceppi e lo accompagnò sul ponte dove Zuambattista Benedetti lo aspettava, circondato dai suoi uomini
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vele. Frammenti di conchiglie dai riflessi madreperlacei splendevano a momenti, dove le onde erano più vivaci. Il mare si apriva immenso, senza alcuna
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