Il libro della terza classe elementare
- disse il signor Goffredo - oggi è domenica. - Di domenica non sì lavora! - esclamò con grande entusiasmo Cherubino, che (lo conoscete) aveva una grande
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Sta zitto, Lico! - Sta zitto, Lico! - gridò il vecchio pastore - Fu molti anni or sono, quando il mio Martino aveva appena dieci anni. Era dicembre e
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È forse un sogno? Il signor Goffredo aveva ascoltato con interesse l'avventura, poi, non dobbiamo nasconderlo, chiese con incredulità: - È forse un
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Arrivano i nostri amici. Il signor Goffredo aveva pensato con molto buon senso che i ragazzi, sia pure in maniera elementare, dovevano imparare a
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Goffredo aveva deciso di non distrarre più i tre ragazzi con i suoi racconti. Ma riflettendo che, nelle elementari cognizioni che aveva loro impartito
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uomo: Adamo. Con Adamo era entrata nel mondo l'immagine dell'Iddio vivente, perchè bello, veramente bello lo aveva fatto il Signore, che gli aveva
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L'ADORAZIONE DEI MAGI. Una nuova stella apparsa in cielo aveva dato avviso ai Magi della nascita del Salvatore; ed essi, per trovarlo, erano venuti
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una schiera di angeli, vicino a quello che aveva portato il grande annuncio; e tutti uniti lodavano Dio dicendo: - Gloria a Dio nel più alto dei cieli e
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i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro ne diede due, a un terzo ne diede uno; insomma, aveva dato a ciascuno secondo la sua capacità. E
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lui, Gesù aveva sempre mostrato delle preferenze; quando voleva convertire la barca in pulpito per parlare alla gente ch'era sulla marina, sceglieva la
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. - Pino guardava con curiosità quei cannoni, quegli strani soldati, con le piume sul cappello, che non aveva mai visto. «Ah, vi chiamate bersaglieri
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La pietà dei discepoli e delle pie donne aveva sepolto Gesù, la sera del venerdì. La sua tomba fu fatta vigilare dai soldati. Ma che può la potenza
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compagnia della Madonna, per prepararsi alla venuta dello Spirito Santo. Gesù aveva promesso che dal Cielo lo avrebbe mandato su di loro così che
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- Vorrei anche io correre come il vento - aveva risposto con tristezza Pino, mostrando il bastone di platano al quale si appoggiava. Un sergente dai
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Giuseppe Mazzini, nato nel 1805, aveva deciso di consacrare la vita alla redenzione della Patria, da quando, ancora giovinetto, si era commosso allo
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IL MOVIMENTO PER LA LIBERTÀ. L' opera degli esuli, degli scrittore, dei poeti. Anche l'ardente propaganda mazziniana non aveva dunque condotto alla
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schiettamente italiani. In quegli anni era Re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia. Prode e cavalleresco, egli aveva già concesso benefiche riforme al suo
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VENEZIA E MILANO INSORGONO CONTRO L'AUSTRIA. L'Austria, invece, non aveva voluto concedere nulla. Anzi il suo dominio era divenuto ancor più
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pericolo? — domandò Sergio al padre. Sergio non aveva detto «un ragazzo zoppo» perchè come voi ricordate, ragazzi, a questo racconto del signor
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bersaglieri, i baldi soldati dal pittoresco cappello piumato, che Alessandro La Marmora aveva costituito nel 1836. Gli Austriaci furono cacciati
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una lontana città del Portogallo, Oporto. Si spense colà, consunto dal dolore, il 28 luglio 1849. Carlo Alberto, col suo sublime sacrificio, aveva
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, egli aveva abituato il corpo e la mente a superare le più aspre difficoltà. Amantissimo della Patria, era entrato nella «Giovine Italia», e perciò
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Roma per questo fatto era stato tale, che il Papa aveva dovuto abbandonare la città e rifugiarsi presso il Re delle Due Sicilie. I Romani avevano
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spingersi sino alle rive dell'Adriatico ed imbarcarsi. Ma fu scoperto dalle navi da guerra austriache, e costretto a riprender terra. Sua moglie Anita aveva
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L'eroico sacrificio della regina dell'Adriatico chiudeva la gloriosa epopea del 1848-49. La causa italiana aveva compiuto in quei due anni un grande
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maresciallo gli fece dapprima umilianti proposte, tra l'altro quella di revocare lo Statuto. Il giovane Re (aveva 29 anni) si eresse in tutta la
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assecondato da un grande ministro, Camillo Benso, conte di Cavour. Era nato a Torino nel 1810. Aveva 42 anni quando Vittorio Emanuele II lo chiamò a capo del
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giovinetti, ma tutti ugualmente ardevano di entusiasmo e di fede nell'uomo che li aveva chiamati. Dal numero, il nome: i Mille. Partivano in mille contro
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IL REGNO D' ITALIA Quali meravigliosi progressi aveva compiuto, in due anni soltanto, con una rapidità che aveva del miracolo, la causa italiana
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governo di Napoleone III in Francia non voleva sentir parlare di Roma capitale d'Italia, ed aveva preso sotto la sua protezione ciò che rimaneva dello
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solenni esequie celebrate a Roma provarono l'amore e l'imperitura gratitudine, che gl'Italiani sentivano per il Sovrano che li aveva redenti. Ed
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servizio nell'esercito non volle militare sotto la bandiera dell'oppressore e fuggi a Roma. Ma egli aveva consacrato il suo sangue all'Italia. Quando
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L'intervento dell'Italia. Il nostro popolo aveva compreso ch'era giunta l'ora di strappare al giogo austriaco le terre irredente, e con vibrante
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aveva sfuggito la battaglia.
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le potenze alleate, aveva completamente distrutto l'esercito nemico, aveva abbattuto un potente impero secolare, aveva affrettato la resa della
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luogo del supplizio a testa alta, eretto nella fiera figura morì da eroe come da eroe aveva combattuto, e la sua voce non tremò nel lanciare l'ultimo
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La Marcia su Roma: 28 ottobre 1922 Ma il Fascismo ormai non conosceva più ostacoli. Benito Mussolini aveva suscitato in tre anni un movimento
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aveva ben compreso che con Benito Mussolini insorgeva l'Italia vincitrice sul Piave ed a Vittorio Veneto, ed affidò al Duce l'incarico di formare il
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consolidato per sempre attorno alla sua capitale, e d'altra parte il Duce aveva risanato e rinnovato la Nazione, per opera sua ritornata cosciente dei
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festoso di un cane che aveva riconosciuto il ragazzo, balzò dal letto e con il fucile uscì di casa. Vide Guccio, lo afferrò, lo trascinò nel tinello
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Generosità italiana. Fu appunto in quel momento che Guccio compì un'azione generosa, degna di un balilla. Aveva ancora il corpo indolenzito per le
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aveva la faccia infarinata, un cappello a tricorno e camminava sulle mani. Baconchi invece aveva un enorme vestito a quadretti tutto strappato. I
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- protestò Cherubino - io ci entrerei soltanto se quelle bestiacce fossero di stoppa! - Ah! .... allora andiamo d'accordo - commentò Sergio che aveva
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marciapiedi davanti al palazzo dove abitavano, che si azzuffava col figlio dell'erbivendola. Questa volta Cherubino aveva ragione; poichè l'altro
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di acanto, o di fico o di vite. Egli aveva davvero l'aspetto di un eremita, col suo bastone ritagliato da un ramo di salice, la barba bianca, il
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LA BEFANA. Piena e tornita come una gamba viva era la calza che Valeria, la vispa sorellina di Sergio, aveva la sera del cinque gennaio appesa al
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di pagnotte imbottite di quel saporito prosciutto del quale aveva parlato l'agronomo, e che i ragazzi, un po' stanchi per la fatica, ma coloriti in
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Minghin e Fafòn, o della Carta del Lavoro. Il signor Goffredo non aveva ancora finita la sua appassionata esaltazione del grano, quando si udì una
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Sergio, Anselmuccio e Cherubino tesero l'orecchio. Il signor Goffredo aveva capito che si trattava fra quei contadini di una discussione innocente ed
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. - Io un testone? - rispose Minghin arrabbiato - non vedi che testa piccola ho io? - e se la toccava. Aveva la nuca tanto piccola che la se poteva
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