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Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

205692
Garelli, Felice 50 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

alle industrie che forniscono le cose indispensabili alla vita. Questi prodotti non vengono spontanei dalla terra: sono il frutto del lavoro. È il

Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

MILANO E. Trevisini Via Larga N. 17 VERONA Drucker e Tedeschi Libreria alla Minerva

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. Queste prime nozioni d'agricoltura ho cercato, per quanto mi fu possibile, di esporle con semplicità e chiarezza; sicchè fossero alla portata dei

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avvertire alla profondità dello strato coltivabile, e alla natura del sottosuolo. Varia la forma, e anche la frequenza, e il tempo dei lavori, secondo la

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legno, forma le piante legnose. 2. Le gemme, o bottoni, escono lungo i rami, o alla loro estremità. Si svolgono in rami, in foglie, in fiori. 3. Le

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2. Quel che si deve restituire al terreno (Questa prima conoscenza delle materie che servono alla nutrizione delle piante, parrà un po' difficile per

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ne fornisce una sola vacca in un anno basta a concimar bene più di 20 are di terreno. Ebbene l'urina degli animali tenuti alla stalla non è tutta

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agli animali la quantità di foraggio che loro abbisogna, e se li nutrisci alla stalla. Un bue da lavoro, il quale stia metà del tempo fuori della stalla

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3. Fiori. Frutto. 1. Il fiore è l'organo che serve alla riproduzione delle piante. Esso è composto di varie parti, le quali tu puoi facilmente

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volume, che sostanza; e agisce lentamente. Inoltre non si hanno subito le terre apparecchiate a riceverlo. Si porta quindi alla concimaia, perchè si

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9. La buona concimazione. 1. Già ti dissi, che misurando alla terra il letame a centellini, non si dura molta fatica a insaccare il grano. E così

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buona qualità, bisogna nutrire bene gli animali alla stalla, e fornirli di buona lettiera. Per conservarlo bene, bisogna disporlo a strati in una

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perciò non ritornano al terreno. È dunque chiaro che lo stallatico non può, da solo, rimborsare alla terra tutto il suo credito. 2. Per fare una piena

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spossano presto, perchè agiscono come stimolanti, e rendono più pronta la scomposizione dei concimi. Esse dunque non suppliscono alla concimazione ordinaria

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6. Sovesci. 1. Se la stalla non basta alla concimazione delle terre, si può ricorrere con molto vantaggio alla pratica del sovescio. Essa consiste

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specialmente appropriati alla vite, ai prati, ai cereali, ecc. Nella composizione di questi concimi speciali si fanno prevalere le sostanze maggiormente

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pianta. Esse lo prendono dall'aria, in seno alla quale si trova unito all'ossigeno nel gaz acido carbonico. Tu sai che questo gaz si produce dalla

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terreno possiede sostanze nutritizie sue proprie, e quelle aggiunte dai concimi. L'acqua le discioglie, le prepara alla nutrizione della pianta; e

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radici ad un ramo, lasciandolo, com'è, sulla pianta, e fasciandolo solamente alla base con terra fresca. Questa è la margotta; che poi si taglia

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operare: somiglia al paralitico. Unisci la scienza alla pratica, e diventi un buon coltivatore. La scienza dirige, e consiglia, la pratica eseguisce, ed

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, come l'olmo, il castagno, ecc. Rispetto alla durata della loro esistenza, le piante si distinguono in annuali, bienni, e perenni. Si dicono annuali

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dire, ogni luogo ha un clima suo proprio, ossia stagioni più o meno calde, serene, o nebbiose, asciutte, o umide, soggette ai venti, alla brina, ecc

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le foglie, ne soffrono assai. 3. Ora tu comprendi che l'agricoltore deve innanzi tutto attenersi alle coltivazioni, che meglio si adattano alla

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una vegetazione rigogliosa, stupenda. Ciò dimostra che il calore e l'acqua sono indispensabili alla vita delle piante. DOMANDE: 2. Basta il calore a

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sostanze che debbono servire alla loro nutrizione. Di qui intendi perchè le piante cercano sì avidamente l'acqua; perchè spingono le loro radici a

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; se fonde, e poi il freddo rincrudisce e l'agghiaccia, allora fa danno. Quanto alla gragnuola, tu sai la strage che mena sui raccolti: è una

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; dà luogo alla brina, o la impedisce. Quindi giova, o fa danno. Il vento porta anche semi di piante cattive, e talvolta ne infetta i campi. Un vento

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rugiada è copiosa; se il paese è esposto alle brine, ai venti, alla grandine. 2. Studia dunque bene l'andamento delle stagioni, ma senza voler fare il

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che il calore da solo non basta. L'acqua è necessaria alla vegetazione, altrettanto che il calore: Ne abbisognano le radici, e anche le foglie. Quindi

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1. Necessità di studiare il terreno. 1. Chiamasi terreno coltivabile quello che è proprio alla coltivazione, ossia che lavorato convenientemente dà

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, ecc. Dunque per giudicare dell'attitudine di un terreno alla coltivazione, bisogna studiarne la composizione. 2. I terreni coltivabili sono

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terreni molto argillosi sono per sè stessi quasi ribelli alla vegetazione. Il miglior mezzo di renderli produttivi è quello di lavorarli spesso, e

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sole, e spandono nell'aria miasmi assai funesti alla salute dei poveri coltivatori. 2. Il risanare queste terre, dando scolo alle acque, se si può, è

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. I vigneti son terreni occupati, esclusivamente o quasi, dalla vite. I giardini, od orti sono appezzamenti dati alla coltivazione di piante-radici, di

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, non impedisce i danni delle acque. DOMANDE: 1. Sono atti alla coltivazione i terreni formati d'una sola sostanza? - La mescolanza delle varie terre

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attivo alla vegetazione delle piante. È come un fondo di riserva del terreno. 3. Lo strato sottostante al suolo coltivabile si chiama sottosuolo. È della

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11.Non fermarti alla scorza. 1. Il giudizio che puoi fare d'un terreno non è sicuro, finchè non ne avrai osservata la giacitura, o il posto, la

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l'esperienza. 2. I terreni argillosi, non troppo compatti, convengono al frumento, al trifoglio, alle fave, alle veccie, ai cavoli, in una parola alla

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Riassunto. I terreni coltivabili hanno, da luogo a luogo, una composizione diversa, e quindi proprietà diverse, e attitudine differente alla

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interne del fondo, o si fa un muro a secco di chiusura attorno alla terra da cui si levano. 2. Un terreno a superficie irregolare presenta molti

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alla buona vegetazione delle piante coltivate. Le terre umide si risanano, ragguagliandone la superficie; lavorandole profondamente; o, meglio, scavando

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dall'umidità eccessiva: infatti, poco dopo l'aratura, tu le vedi seccarsi alla superficie. E come ciò? I lavori hanno aperto uno sfogo all'acqua ond'erano

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abbisogna per crescere bene. 2. Le piante, benchè fisse alla terra, e prive di moto, sono esseri viventi, come gli animali. Infatti tu le vedi

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guardare alla profondità del suolo arabile, e specialmente alla natura del sottosuolo. 2. Se il terreno coltivabile è buono e profondo, smòvilo pure

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tempo migliore per lavorare terreni forti sarebbe subito dopo fatta la raccolta, per avere nel sole un aiuto alla disgregazione, e alla maturazione

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aggiogano buoi, cavalli, o vacche, e si adopera nei larghi campi, e nelle grandi tenute. 2. La vanga, o badile, fig. 1, 2, 3, smuove il terreno alla

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gelseti, nei frutteti, a filari poco distanti; negli orti, e nei vivai; dove sono alberi piantati alla rinfusa; nei terreni molto declivi, o assai compatti

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il bisogno, la profondità, e la larghezza del lavoro. Se vuoi fare un'aratura profonda, innalzi l'asta di ferro, alla cui estremità inferiore si

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senza orecchio; per terre compatte, o leggere; per lavori profondi, o superficiali. Quindi il coltivatore può scegliere l'aratro che più conviene alla

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domanda molti coltivatori rispondono: «più nulla», e lasciano i seminati alla guardia di Dio. Ma tu, che vuoi essere un buon coltivatore, devi rispondere

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