Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura
. . . » 103 Riassunto . . . » 106 PARTE TERZA CONCIMAZIONE. CAPITOLO I. LO STALLATICO 1. Necessità di restituire al terreno quel che esso dà alle
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si ricorre al maggese. Il maggese è un lavoro destinato a lasciare il terreno improduttivo, per un tempo più o meno lungo. È completo il maggese, se
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l'erpice, perchè dia finitezza al lavoro. L'erpice invoca ancora l'aiuto del rullo su terre forti. A questa prima serie di lavori, un'altra ne succede
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LO STALLATICO 1. Necessità di restituire al terreno quel che esso dà alle piante. 1. Smuovendo la terra, e nettandola con opportuni strumenti, tu
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2. Quel che si deve restituire al terreno (Questa prima conoscenza delle materie che servono alla nutrizione delle piante, parrà un po' difficile per
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seguenti vantaggi: si produce nel podere dagli animali che servono al lavoro delle terre; si trova quindi sul luogo; preparato con cura, è il meno costoso di
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fa la buona bestia, e fa pure il buon concime.» Se tu porti della segala al mulino, il mugnaio non ti dà farina di grano. Gli animali fanno come il
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, presenta la forma di un'ampollina, ossia di un piccolo tubo terminante al disopra in una boccuccia, e al disotto in un rigonfiamento, detto ovario, pieno
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1. Necessità di concimi in aggiunta allo stallatico. 1. Tutto il letame che si produce in un podere non basta a restituire al terreno quanto i
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; la richiedono anzi maggiore, e la rendono più utile. 3. Il gesso è un concime utile alla canapa, al lino, e utilissimo ai prati di trifoglio, e di
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l'acidità; ristorano quelle impoverite da continue coltivazioni di cereali. Comunemente si adoperano le ceneri lisciviate, cioè che servirono al
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assorbire molte sostanze dal terreno. Bisogna dunque adoperarlo in aggiunta al concime ordinario. 3. Uguale potenza di azione hanno la pollina e la
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all'aria, e al sole, perdono molto di loro bontà. Se questo lavoro non si può far subito, giova coprirli almeno d'uno strato di terra, o, meglio, di
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viti è più abbondante la potassa; in quello pei cereali l'acido fosforico, e l'azoto, ecc. 3. Questi concimi, al pari del guano, hanno molta efficacia
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basta lo stallatico che vi si produce. Esso non può restituire integralmente al terreno quanto esso diede alle piante che vi furono coltivate. Quindi
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. Esso quindi, pel corpo della pianta, ascende ai rami, e si spande nelle foglie. Queste lo migliorano al contatto dell'aria, e lo fanno più
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parti componenti il fiore. Giunto il fiore al suo pieno sviluppo, la capocchia degli stami si apre, e n'esce il pòlline. Questo cade sul pistillo, e
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8. Moltiplicazione delle piante. 1. Tutte le piante si riproducono per seme. E al seme ricorre l'agricoltore per coltivare la maggior parte delle
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, il paralitico disse al cieco: «Compare mio, se non ci aiutiamo l'un l'altro, resteremo sempre qui. Tu che hai buone braccia e buone gambe prendimi
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bisogni, saresti matto, come colui che volesse comandare al sole e alle stagioni. Dunque per conoscere quali piante ti possano dare un prodotto più utile
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vento; cercano di abbrancarsi al terreno, per meglio resistere alla bufèra. In riva al mare il vento muove le arene, e in taluni luoghi le spinge, sulle
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Riassunto. L'agricoltore non può far nulla per mutare le vicende delle stagioni. Al sole, alle pioggie, al vento non si comanda. Il tempo bisogna
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, o provvedergli cibo con la loro carne. Fece lo stesso con le piante: addomesticò quelle che potevano servire al suo nutrimento, all'alimentazione del
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; stemperarla in poltiglia. Se la fai seccare al sole, diventa compatta, dura, si restringe, e si screpola in ogni senso. Se la metti al fuoco si cuoce, arrossa
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. Rassomiglia molto al terriccio la terra che i giardinieri scavano nel tronco dei vecchi salci, e adoperano per coltivare certi fiori. 2. Il terriccio abbonda
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difficili a lavorarsi, sia asciutti, sia umidi; epperciò si dicono terre forti. Il colore varia dal grigiastro al giallognolo, al rossastro. Per questo
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al principio di primavera; poi diventano aridi e brulli. Son facilissimi a lavorarsi in ogni tempo; non hanno fondo pel concime, e rapidamente lo
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torbiera, e di palude, presentano un color bruno scuro; ma tu li riconosci ad occhi chiusi, al solo odore di ammuffato che tramandano. Sono elastici così
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con altre. Per esempio, fra i terreni argillosi tu trovi i seguenti: 1° Gli argillo-calcari, detti anche marne, di colore vario dal bigio al bleu
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lavori, più ricco di terriccio e più scuro, nel quale si spandono le radici delle piante. 2° Lo strato inerte, o vergine, sottostante al primo, e della
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elevate; al contrario fa male ai terreni argillosi, compatti, rendendoli freddi, umidi, ed anche paludosi. È in pendìo? L'inclinazione, facilitando lo
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l'esperienza. 2. I terreni argillosi, non troppo compatti, convengono al frumento, al trifoglio, alle fave, alle veccie, ai cavoli, in una parola alla
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le piante più adatte al terreno, o modifica questo, se può, per adattarlo alle piante che vuole coltivare.
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: ora comincia l'opera tua, come coltivatore. Dalle piante, che affidi al terreno, tu vuoi ricavare i maggiori, e i migliori prodotti. Che cosa hai da
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terreno sia troppo argilloso: si corregge con sabbia, con ghiaia, e talvolta anche con ciottoli. Al contrario supponi un terreno troppo sabbioso, o troppo
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, che si dispongono a mucchi vuoti internamente; questi si riempiono di legna, e vi si prolunga il fuoco, moderandolo, e aggiungendo zolle al mucchio
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al gelo, finchè sia sfiorita, o disfatta. Allora si spande ugualmente sul terreno; quindi con lavori, prima leggeri, poi sempre più forti, si
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minore spesa possibile. Questo scopo lo raggiunge coi tre mezzi seguenti: 1° Coltivando le piante meglio adatte al luogo; 2° Preparando bene il terreno
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, arresta la vegetazione delle piante. 2. Per dare al terreno l'umidità, che vi manca, l'unico mezzo è l'irrigazione. I benefizi che l'agricoltura italiana
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aprirla, e aprirla bene con opportuni lavori. Smovendo il terreno, apri la porta all'aria, e la apri anche all'acqua, al calore, alla luce, che vi
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imbevute; essa ora discende negli strati più bassi, al disotto delle radici, e là ristagna, senza danno delle piante. Queste terre, che per troppa
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, perchè maneggiati dall'uomo solo. Con essi si lavorano le terre degli orti, e dei piccoli poderi. L'aratro è uno strumento da tiro, al quale si
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difficili a vangarsi. Allora si ricorre al piccone, fig. 6. 4. Si adoperano specialmente la vanga e la zappa per smuovere la terra nei vigneti, nei
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coltello, inclinato verso la punta dell'aratro. Esso taglia la terra d'alto in basso, e fa da battistrada al vomere, che lo segue, e si avanza sulla
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regolatore, la stiva, il dentale. 2. Il bure, serve a trasmettere all'aratro il movimento dato dagli animali. Il tiro di questi si applica al regolatore
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parti che lo compongono; facile al tiro; e obbediente a chi lo guida.
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, ugualmente distanti fra loro, con le zolle rialzate, e bene esposte all'aria, ed al sole. DOMANDE: 1. Havvi una sola forma di aratri? - Quale deve
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superficiale, se sono rivolti oppostamente al tiro. Con un erpice a denti dritti, ossia verticali, si può anche fare un lavoro più profondo, caricando
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rifare?» No, giovanetto, il rullo non guasta il lavoro già fatto; al contrario lo migliora. Guarda quel che fanno il giardiniere e l'ortolano. Il
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superficie. Tu avrai così preparato alle piante un'abitazione sana, comoda, e pulita. Suppongo ancora che al magazzino di viveri tu abbia aggiunto concime
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