Il divenire della critica
notorietà che tanti altri artisti suoi coetanei avevano raggiunto con ben altra facilità. E, per questa ragione del tutto estrinseca, Fontana, solo
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argentino, durante il quale l’artista, assieme ad alcuni suoi discepoli, giungeva alla pubblicazione del suo famoso Manifiesto Blanco del 1944.
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considerare l’importanza che ebbe per l’artista e anche per molti dei suoi seguaci un’altra fase della sua produzione costituita da una serie di tele
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sbozzati, e nei quali l’artista inseriva un profondo squarcio, l’equivalente plastico dei suoi tagli. La sensazione d’una corposità quasi carnale di
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originali e inventivi di questa epoca, e che, nella serie dei suoi dipinti bianchi, dove materiali insoliti erano impiegati, seppe realizzare a pieno un
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dai suoi limiti statici e bidimensionali, Fontana ha saputo superare il periodo, per tanti artisti deleterio, dell’informale, e, con le sue opere
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Märchenbuch nordico e che propone all’adulto d’oggi quel tipo di gioco crudele e leggermente sadico che forse aveva affascinato i suoi anni infantili). Spiega
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. Abbiamo avuto in Italia esperienze del genere già molti anni addietro, già al tempo del Mac lombardo, con i suoi addentellati in altre regioni. E
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scena artistica dopo che i movimenti della pop art e dell’op (con i suoi addentellati cinetici e programmati) hanno raggiunto il loro punto di acme e di
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nostri maggiori artisti del dopoguerra, Burri (che espone una mirabile serie dei suoi dipinti bianchi e marroni), non può non essere «datato
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Quanto ho detto spiega altresì perché un artista come Turcato in una mostra recente abbia sentito il bisogno di «oggettualizzare» i suoi dipinti
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tentare nuovamente l’avventura dell’unicum, con le sue preziosità manuali e i suoi orpelli artigianali, così da permettere un parallelo sviluppo di
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marmo e del bronzo. Molte delle opere che Fontana creò negli anni successivi - i suoi quadri con tagli e buchi - costituivano praticamente un’indicazione
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, in Italia, hanno fatto ricorso di recente a questo genere di «poesia visiva» (chiamata anche da uno dei suoi propugnatori, Lamberto Pignotti, «poesia
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figurati -, a fondere i due momenti d’un simbolismo privato e spesso criptico, e d’una semanticità esplicita e chiaramente «leggibile». Tanto nei suoi
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Anche Pistoletto, coi suoi specchi, tiene - in parte anche con l’aiuto del pubblico che in essi si riflette - un suo particolare racconto; giacché
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suoi giocosi «fumetti» latini.
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non è chiaro è che cosa si possa opporre (sempre nel campo dell’arte) a questo stesso sistema ed ai suoi prodotti.
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sue pompe, ai suoi fasti, e nefasti, e quanto possa giovare, a un fine immediato, l’opporsi ad esso.
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si sforza di produrre un’opera artigianalmente e coi suoi modesti mezzi, sta appunto nell’ineluttabile dipendenza dell’operare visivo del momento
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introdurre il visitatore in un universo estetico denso di inedite sollecitazioni visive (e nel caso di La Pietra audiovisive), Nannucci - con i suoi
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figurali degli ultimi tempi: come nel caso d’un Marotta che, nei suoi lavori, già da tempo ha saputo associare l’impiego di nuovi media artificiali con il
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È a questo punto forse che il termine e il concetto di «hypoicon», coniato da Peirce nei suoi scritti più tardi (e ripreso anche da Damisch
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’accettazione di certa poetica del materiale grezzo e scabro (il cemento armato coi suoi tondini di ferro in vista, foggiato in forme elementari e scarsamente
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che grandi collezioni come la Barnes [coi suoi Renoir, Matisse, Bonnard, ecc. ] fossero così idolatrate e così «necessarie», per creare un background
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dei suoi orizzonti, con la stessa assenza di gusto dell’intera nazione: quell’assenza di gusto che permetteva a tanti prodotti Kitsch (dai grattacieli
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rimbalzo i suoi «minimalisti», senza tuttavia esprimere un’eguale carica di robustezza e di potenza. Mancava all’Europa la grandiosità fisica, del
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modulazione spaziale, sono affrontati anche dei problemi di interrelazione con le altre arti. Nei suoi «sistemi disequilibranti» e nei suoi «caschi
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plastici - quanto nei suoi ambienti dove il confluire di elementi figurativi (spesso ispirati ad una realtà naturalistica, ma del tutto demistificati
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riedizione dei suoi antichi ready-made), con la volontà demistificatoria del pop americano (da Warhol a Kienholz), si univa alla ricerca, in Italia, di
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, dunque, chi preferisce agire direttamente sul paesaggio modificandolo con degli interventi (Christo e i suoi impacchettamenti di rocce e di spiagge
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detriti della Junck Culture (Oppenheim con i suoi veleni, Zorio con il suo ghiaccio chimico, ecc.). C’è chi crea una sequenza alla quale lui stesso
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sue operazioni, i suoi cerimoniali (e dicendo «cerimoniali» viene appunto da riflettere a taluni cerimoniali schizofrenici), sono parzialmente o
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Molto spesso, nel momento attuale, l’arte si costruisce i suoi «codici» molto prima che questi siano o possano essere decriptati dal grosso pubblico
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’interpretazione) Paolini, nella sua Apoteosi di Omero (uno dei tanti suoi curiosi e misteriosi interventi tra realtà e finzione) ci riconduce a quella ambiguità
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Boetti, ecc.), man mano che la stessa si tramutava in concettualismo più «puro», allargando i suoi confini e assorbendo alcuni fermenti americani e
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espresso per bocca dei suoi maggiori pensatori costituisce il succo della civiltà di tale popolo e ne rappresenta la più intima «essenza», non bisogna
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idolatrato a sua volta esclusivamente per i suoi valori mercantili e le sue quotazioni sulla borsa artistica e non per la sua «piacevolezza» né per
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incontro i suoi segni. Il passaggio dai suoi dipinti ancora figurativi, a quelli dove le minute figurine si tramutano in pittogrammi e finalmente in
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gonfia di quella forza inventiva che in lui fu necessaria liberazione dall’incendio d’una vita bruciata, mentre per i suoi molti imitatori non è che
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, Cappello), troppo noti perché se ne debba qui ragionare, la bellissima mostra dello spagnolo Chillida, che ha saputo raggiungere nei suoi ferri quella
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, incompresa e soprattutto incapace di fruttare ai suoi creatori (se non dopo morti), si è convertita in un audace gioco di borsa, in un mercato di merce
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Come dovremmo allora giudicare gli esperimenti di Pasmore (a prescindere dalle sue indubbie qualità pittoriche quali appaiono dai suoi più antichi
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Ecco, dunque, perché crediamo che proprio questo movimento, pur nella limitatezza dei suoi mezzi e dei suoi fini, dovesse costituire (assieme agli
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oggi degni d’un certo rilievo; e cosi alcune delle «scoperte» di Munari: i suoi «libri illeggibili», le sue «macchine inutili», che dovevano essere le
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che dava ai suoi dipinti una tonalità d’antico affresco), dovevano costituire uno degli aspetti più puri e controllati del movimento lombardo. Più
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ascrivere per certi suoi ancora incerti tentativi il napoletano Barisani che innesta nel dipinto elementi tolti dal suo ambiente naturale (lapilli
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create dall’uomo ma a tutto quanto il panorama artistico contemporaneo. E ho anche spesso affermato come tale fenomeno abbia i suoi lati positivi e
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Il fatto poi che Duchamp si sia risolto a curare egli stesso la replica esatta di alcuni suoi ready-made è un fatto significativo dato che buona
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scultura; ed è appunto quello che hanno fatto Rauschenberg (tanto coi suoi combines che con le sue più recenti serigrafie fotografiche) che tutti gli altri
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