Il divenire della critica
suo operare e quando si sia potuto sottolineare a sufficienza l’apporto dato dall’artista al generale evolversi dell’arte visuale in Europa.
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teorizzatore di schemi astratti. Anche quando Fontana affermava di seguire un suo preciso «credo» estetico, o di voler porre in atto un suo preciso programma
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argentino, durante il quale l’artista, assieme ad alcuni suoi discepoli, giungeva alla pubblicazione del suo famoso Manifiesto Blanco del 1944.
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’uomo, considerato soltanto come oggetto da adattare a determinati meccanismi nel suo rapporto ergonomico con la macchina; e altresì ad una cosificazione
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O forse - davvero - ogni opera di scultura ormai dovrebbe avere il suo environment, il suo ambiente peculiare? (Lo prova una mostra di scultura all
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invaso del Guggenheim resulta del tutto improprio al suo compito: da presso lo spazio manca, da un capo all’altro del diametro d’ogni girone lo
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del corridoio in discesa, l’opera (perpendicolare al suo supporto) appare ai nostri occhi inclinata (proprio come accade a Bomarzo a chi guardi fuori
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dei volumi sia rispettato. Ma deve scendere a patti con quel «contenutismo» che aveva creduto di poter bandire dal suo vocabolario.
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Al Guggenheim questa corrente è rappresentata essenzialmente da Vjenceslav Richter; il suo Reliefometer (che come dice il termine è un «misuratore
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facente capo alla grammatica generativa-trasformazionale chomskiana (condizione, questa, che è stata già rilevata, a suo tempo, da Christian Metz a
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Un successivo tentativo di Fontana di creare un vero e proprio ambiente spaziale fu compiuto nel 1951 con il suo Ambiente nero presso la Galleria del
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, appositamente per la mostra, il suo celebre ambiente. Il quale, mediante una diversa modulazione spaziale, ma un identico gioco di luci «nere», costituì
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Castellani, Alviani, Bonalumi e Scheggi. La sala del primo - certo la più pura, la più assoluta, nel suo candore, e la più controllata della mostra
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rotazione sul suo asse d’un unico modulo compositivo basato sopra l’estroflessione centrale della tela, e realizzava un ambiente dove l’indeterminatezza
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Mentre un ritorno alla staticità assoluta veniva offerto dalla sala di Romano Notari col suo Processo spaziale religioso dove l’artista umbro
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) così caratteristica dei nostri giorni, e che si esprime attraverso certe composizioni musicali dove la notazione è basata anche sul suo valore
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Anche Pistoletto, coi suoi specchi, tiene - in parte anche con l’aiuto del pubblico che in essi si riflette - un suo particolare racconto; giacché
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limitati da ben precise esigenze economiche, nel caso dell’artista «puro», il telos del suo lavoro appare il più delle volte come dettato non dalla fantasia
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Ma è troppo facile, del resto, e troppo ingenuo scagliarsi contro l’oggetto artistico e la sua «mercificazione», e dunque il suo asservimento al
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con fatica - a imporre contro gli ultimi retaggi postimpressionistici o neorealistici, quella stessa che ha in definitiva il suo punto di partenza
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artistico dei nostri giorni. E questo, proprio per il suo essere spesso affetto da gigantismo, creato e ideato già in partenza per il museo, perii
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dinamico che - al suo «stato puro» - viene confermato dall’ambiente cinetico di De Vecchi, scelto come uno dei rappresentanti più raffinati delle
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) faceva sì che la mostra veneta non assolvesse più al suo compito di rassegna di punta per l’arte d’avanguardia internazionale.
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L’aspetto ludico e demistificatorio veniva invece a mancare nell’ambiente di Agnetti, troppo «apocalittico» nel suo tentativo di dar forma ad una
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opere (si veda nell’ambiente di Castellani il suo candido Obelisco, e il suo Spartito - sorta di emblematico volume d’un pensiero non scritto ma già
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Una terza ondata - pure questa di origine americana - si ebbe poi con l’arte concettuale, e con il suo parallelo europeo dell’«arte povera
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programmata (Nuove Tendenze), è rappresentata qui soprattutto dall’udinese Getulio Alviani che ha sviluppato con grande coerenza ed efficacia un suo preciso
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parte di quel raggruppamento che ebbi, a suo tempo, a definire della «pittura-oggetto», o «pittura oggettuale», perché in loro il dipinto si
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Pascali un suo grande protagonista e che in Piacentino trova una più serrata e puntigliosa messa a punto.
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detriti della Junck Culture (Oppenheim con i suoi veleni, Zorio con il suo ghiaccio chimico, ecc.). C’è chi crea una sequenza alla quale lui stesso
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quella che era la matrice dell’arte informale - allora all’acme del suo sviluppo - avrebbe continuato per secoli e millenni a produrre sempre nuovi tipi
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Berardinone, che ha trasposto nel suo filmato alcuni elementi già da lei sperimentati nell’azione diretta: lo sgocciolamento d’un liquido lungo un piano
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, fistole, piaghe, giaceva in un mare di sangue e di pus, sul suo pagliericcio immondo) non erano meno sconcertanti - e forse lo spirito che le informava
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pensiero filosofico spesso può svilupparsi ed evolvere anche in assenza d’ogni suo riferimento all’universo artistico: se esiste un versante estetico del
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Il sottile slittamento nella coincidenza tra quello che si suol definire opera d’arte e il suo attuale «contenuto», si rivela anche in un altro
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possiamo battezzare come «poveri». (Non nel senso individuato a suo tempo da G. Celant per quella particolare corrente artistica da lui definita come
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Queste opere povere - autenticamente povere, e non falsamente povere per costare di più - potranno forse permettere all’uomo di riconquistare un suo
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Friedman, in un capitolo del suo libretto, ipotizza un futuro (anche alla luce delle recenti crisi economiche ed energetiche) mondo povero, dovuto a
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E Wols rappresenta infatti in questa Biennale un’altra grande esperienza - dolorosa per la drammaticità introvertita del suo universo lacerato, ma
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veramente autonomo e nel suo genere inconfondibile alla nostra arte visuale. Gli altri artisti italiani - quali appaiono anche da questa esposizione
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La pittura di Rothko costituisce un limite (come a suo tempo quella di Mondrian) ma anche un inizio: l’inizio d’un nuovo tonalismo. Dopo cinquant
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degnamente rappresenta qui la pittura moderna statunitense. Ed è, in certo senso significativo, che proprio dalla Russia (che nel suo padiglione nazionale
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fatto di poter scorgere in molte tele e in molte sculture una precisa volontà di rendere alla figura umana il suo «diritto d’asilo» entro l’opera
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precedenti l’età barocca. Con lo svincolarsi dell’arte dalla religione, dal mito, dal rito, si è reso sempre più necessario un suo ri-ancorarsi a
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Mazzon, noto per la sua importante attività didattica oltre che per il suo precoce schieramento in favore del concretismo, Regina - una delle poche
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prima del suo ingresso nel dipinto).
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’invecchiamento e alla progressiva perdita di efficacia del tachisme - dell’informale - tanto nel suo aspetto più tipico di «pittura a macchie e a dripping
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L’informale, dunque, ha già fatto il suo tempo, almeno come fenomeno di punta, pur conservando la sua importanza per quelle che sono state le sue
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che soltanto oggi vede il suo generalizzarsi attraverso l’adozione e la valorizzazione del vasto patrimonio oggettuale.
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di più rigida osservanza) si è giunti ad un recupero della figurazione e a un suo successivo rifiuto, attraverso la glorificazione dell’oggetto
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