Il divenire della critica
Fu nello stesso periodo e precisamente nel 1948 che l’artista realizzò alla Triennale di Milano un immenso lampadario in tubo di neon che costituiva
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I «buchi» si devono considerare, al tempo stesso, come dei segni capaci di fissare una traccia compositiva, un disegno bidimensionale e di costituire
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di comodo, occasionali, o blasfematorie, ma riguardano proprio il problema stesso che intendo affrontare: quello del rapporto tra opera plastica e
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basta accennare senza cercar di comprendere il perché del fenomeno stesso.
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Questo stesso fatto, del resto, giustifica, sin dall’inizio, la scarsità delle applicazioni al linguaggio visivo di quel tipo di analisi semiologica
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tra i più sensazionali perché ottenuto con mezzi assai semplici e nello stesso tempo con materiali inediti, se usati in questa accezione.
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di liquidi variamente colorati, assumevano una consistenza liquida e al tempo stesso di cromaticità immobile. Ne resultava un ambiente tutto impostato
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non è chiaro è che cosa si possa opporre (sempre nel campo dell’arte) a questo stesso sistema ed ai suoi prodotti.
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, con ogni probabilità, la vis formativa insita nell’uomo da sempre non può essere trattata con lo stesso strumentario con cui si può condannare o
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contro codesto stesso sistema, tuttavia quello che non è chiaro (sempre nel settore artistico) è cosa si possa opporre a questo stesso sistema, alle
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entropizzarsi dello stesso.
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In un periodo come l’attuale - estremamente dispersivo, e al tempo stesso formicolante di impulsi e spunti che si spengono appena accesi, si
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consumata prima ancora della sua messa in opera. Lo stesso si può affermare dell’ambiente di Panseca dove l’elemento fluido, luminoso e sonoro
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spettatore dello stesso spazio cinematografico, ci dicono come siano possibili oggi continue proliferazioni nel settore della visualità dinamica.
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stesso fatto di esserci limitati nella nostra scelta ad artisti in prevalenza giovani e giovanissimi, ce lo impediva; né pretendiamo di aver indicato
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mostra: quello stesso che, sotto un’altra angolatura, sarebbe risultato evidente anche nella grande rassegna dell’estate successiva ai «Documenta 4» di
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lombardi, lo stesso Pistoletto), o in una fase di stanchezza (come Giosetta Fioroni, da cui avremmo atteso una prova più impegnata e impegnativa, o Mambor
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solo nei dipinti americani e nello stesso Cityscape statunitense), per violenza. Mi resi conto, allora, di quanto fossero false le riproduzioni
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illusoria dell’atto stesso del dipingere.
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«trasmissibilità» dello stesso se è impossibile o improbabile allo stato attuale e normale della nostra coscienza (mentre sarebbe sia pur raramente
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detriti della Junck Culture (Oppenheim con i suoi veleni, Zorio con il suo ghiaccio chimico, ecc.). C’è chi crea una sequenza alla quale lui stesso
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essere eseguiti attraverso immagini composte di lettere o segni prodotti da una macchina da scrivere azionata dallo stesso calcolatore. In questo modo
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architettoniche, urbanistiche, di disegno industriale, noi crediamo che lo stesso debba essere limitato e circoscritto nel caso di opere pittoriche, scultoriche
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concettuale ma che rischiano al tempo stesso di venir sommersi da un’eccessiva anoggettualità.
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, arte cinetica - si prescindeva dal «piano del contenuto» (per usare la terminologia hjelmsleviana) mentre lo stesso «piano dell’espressione» era volto
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, anche fine a se stesso. Si tramuta cioè in una realtà grafico-visiva, che vive anche al di fuori della sua realizzazione musicale. Abbiamo, pertanto
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presenza nel messaggio d’un «rumore» costituito dalla cancellatura che rende più efficace - proprio perché più ambiguo - il messaggio stesso.
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«alfabetizza se stesso attraverso una sequenza seriale»; sicché «nel fluttuare entropico dell’ambiguità percettivo-fruitiva» (come si esprime lo stesso autore
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celebre dipinto. Anche in questo caso - tra il teatrale e l’esistenziale - può soccorrere una frase illuminante dello stesso autore: «Finora era il
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Lo stesso ricorso oggi così frequente a schemi semiologici, di cui abbiamo spesso discusso, è una riprova della tendenza al progetto cui sopra
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, usandolo come supporto all’opera d’arte. Non solo, ma lo stesso pubblico si è avvezzato ad una operazione analoga, confondendo ancora di più le sue idee in
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Altre «attrici» dello stesso stampo (come Trisha Brown, Joan Jonas) sono piuttosto incasellabili nel genere «danza». La Monk invece è una delle poche
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affermare come lo stile d’un periodo (tanto se corrisponde al gusto dell’epoca che se risulta sfasato rispetto allo stesso) sia qualcosa di assolutamente non
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Un’idea metastorica del «Bello» quale veniva proposta da Hegel (e che lo stesso Marx in parte sembrava accettare, almeno nella nota affermazione: «è
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pensiero filosofico, esiste anche un versante scientifico, etico, religioso, ecc. dello stesso. Spesso la storia delle operazioni artistiche d’un popolo
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necessità di non tradire quello che era il mezzo espressivo «specifico» d’ogni arte. Io stesso ebbi a sollevare spesso l’accusa di «tradimento del
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Del resto il concetto stesso di alienazione (con le sue varianti di Entfremdung, Versachlichung, Verdinglichung, le cui nuances andrebbero sempre
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- che tenta di giustificare opere come quelle di Venet (anzi opere che non sono dello stesso Venet perché sono stralci di pagine tolte a manuali
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quel tanto di plastico che il colore non saprebbe dare); ma oltretutto ha saputo fondere pittura e scultura in una forma visuale che Fontana stesso
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D’un genere assai più aggraziato, più elegante, più simmetrico, ma altrettanto sconcertante per la loro animalità ferita, e al tempo stesso irridente
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attorno al nome di Fautrier - la «Biennale dell’informale». È bene precisare che questo termine, dalla rapida fortuna, costituisce al tempo stesso uno
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volte con quella dello stesso artista o dello storico-filosofo. È una condizione analoga a quella che vide l’instaurarsi d’una disciplina a sé stante, cui
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contemporanea, quella delle «Affermazioni» a Ca’ Giustiniàn, offre alcune tele), ed è quella dello stesso Hartung (ospitato dal padiglione francese assieme a
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analoghi movimenti sorti, attorno allo stesso tempo, a Roma, a Firenze, e in un secondo tempo a Napoli e Torino, e a quelli del pari milanesi degli
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E lo stesso discorso vale per gli «auguri» in rame di Dominguez, o per i delicati e sapienti collages di Mesens.
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In quasi tutte le ricerche di questo gruppo e in quelle che nello stesso periodo viene svolgendo Munari, solo parzialmente il Gruppo N, e alcuni
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» nella consueta e trita accezione del termine. Come dice lo stesso Duchamp (citato nel saggio che Schwarz premette al catalogo): «The choice of these ready
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Il fatto poi che Duchamp si sia risolto a curare egli stesso la replica esatta di alcuni suoi ready-made è un fatto significativo dato che buona
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Il che è un bene e un male al tempo stesso. Perché significa che, da un lato, eravamo nel giusto affermando che abbisognavano metri nuovi per i
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Bedeutung) alla tecnica, oppure che miravano a restituire intenzionalità all’operare stesso dell’artista. Questa Biennale, dove il panorama mondiale
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