Il divenire della critica
Ho voluto precisare subito questo punto per sfatare tutta una serie di facili accuse rivolte spesso ai primi periodi dell’opera di Fontana sino circa
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tra le due guerre, ad una serie di opere, plastiche e pittoriche, dove appariva evidente la sua volontà di abbandonare gli schemi tradizionali allora
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quell’anno e seguiti, attorno al 1958, dai «quadri con tagli». Prima di considerare da presso queste due serie di lavori vorrei peraltro soffermarmi a
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Ma cerchiamo ora di analizzare un po’ più minutamente la serie dei «buchi» e dei «tagli».
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una strutturazione plastica, volumetrica. Mentre la qualità di «segno» del singolo foro o della serie degli stessi si riallaccia alla particolare
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Solo nell’ultimissima stagione della sua opera (quando, in seguito alla malattia Fontana preferiva non affaticarsi a dipingere) abbiamo una serie di
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» (pure queste tuttavia definite di solito come «concetti spaziali» o «attese spaziali») e dalla serie di composizioni plastiche denominate talvolta «nature
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ultimissimi tempi) nonché l’unica serie di lamiere metalliche forate e squarciate, occorre ricordare un’ultima tipologia artistica che risale appunto a questo
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originali e inventivi di questa epoca, e che, nella serie dei suoi dipinti bianchi, dove materiali insoliti erano impiegati, seppe realizzare a pieno un
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"la" rappresentano in modo più o meno "favorevole"» (p. 455). «Quindi una datità della cosa ha, nella serie delle apparizioni possibili, un vantaggio
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«oggetti plastici» costruiti o costruibili in serie abbondino. Basterebbe citare, tra le opere costruite industrialmente su progetto dell’artista, quelle
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, realizzate in serie come alcuni dei numerosi «multipli» che abbiamo potuto osservare di recente anche in Italia. Proprio nel presentare questi multipli
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nostri maggiori artisti del dopoguerra, Burri (che espone una mirabile serie dei suoi dipinti bianchi e marroni), non può non essere «datato
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frequente e più ricca osmosi tra opere create e concepite per la serie (per l’iterazione, per il «multiplo») e opere decisamente industriali come
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Trattandosi di creare (entro la mirabile cornice d’un antico palazzo) una serie di ambienti che non avessero nessun riferimento né con le strutture
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Anche Pascali avrebbe potuto - utilizzando una delle sue serie di «animali» o di «mari» ritagliati e sagomati in tela candida - ottenere effetti
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- quando tanta parte delle arti visuali si avvia verso una produzione di serie che viene quasi ad identificarsi con l’oggetto industriale - si assista a un
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narrative (persino un grosso romanzo) che però evidentemente non gli avevano dato una completa soddisfazione. Per contro le sue «serie pittoriche
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Marchegiani, dove l’elemento pop si allea alle abili costruzioni meccaniche così da offrire al pubblico (attraverso la manipolazione d’una serie di pulsanti
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una nuova reinterpretazione in chiave letterario-figurale. Le ultime opere di Pascali come la serie dei «dinosauri» (Il dinosauro che emerge, Il
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serie». Ho spesso avuto occasione, in passato, di compiacermi per il fatto che anche le «arti pure» attingessero a quelle industrializzate alcuni metodi
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opere erano decisamente concepite «per il museo» o per il grande collezionista; o, nel caso migliore, per la produzione in serie di «multipli» a prezzo
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serie, esiste quel «gap tecnologico» di cui non si può non tener conto e che pone in crisi tutto un settore dell’operar artistico.
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desiderata degli artisti più impegnati, non solo artisticamente ma socialmente impegnati? Dobbiamo citare, qui, per quanto riguarda l’Italia, la serie di
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De Martis nella sua galleria «La Tartaruga» di Roma nella scorsa primavera (1968). Si trattava allora d’una serie di mostre dove, al posto di opere
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La mostra romana ha rappresentato inoltre l’ultima di una serie di manifestazioni svoltesi precedentemente in zone periferiche come Foligno, San
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emblematico-politiche (la serie del «dollaro», La Lupa) appaiono al giorno d’oggi obsolete, mentre le strutture in cemento e tondini metallici di Uncini
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’ogni verbalizzazione dello stesso e solo sulla base d’una serie di «immagini»: dunque d’un eidetismo del tutto lungi dall’essere «inconscio». Diremo
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serie di eventi e di lavori che permettono di considerarli - ognuno per conto proprio - come i rappresentanti di alcune delle tendenze più
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ancora giovani e in pieno sviluppo - sono già decisamente affermati; sono - si potrebbe dire - «collaudati» attraverso una serie di precedenti apporti
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fenomeno. A Dortmund, Paolini presenta una serie di «quadri» che sono la messa in luce d’un aspetto quanto mai traslato dell’opera d’arte, dove, anziché l
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inventato una serie di opere basate sull’assurdo, sul materiale povero («la merde d’artiste», la linea continua, i dipinti senza colore - acromes -, o
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sullo sfruttamento della serie numerica di Fibonacci (una variante della proporzione aurea) con la quale ha allestito diversi interventi originali
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questa speranza che ha portato a individuare, volta a volta, il «Numero d’Oro», la proporzione armonica, la serie fibonacciana, come altrettante chiavi
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, il duplice aspetto d’una musica-da-non-suonare; e d’una serie di oggetti - non-acustici - da «suonare». I due linguaggi, quello musicale e quello
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parte d’un altro video e l’inserimento successivo di immagini colorate precostruite, il televisore trasmette una serie di forme cromatiche e cinetiche
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immagini grafiche, di piante e di pareti «parlanti», - che, in questo caso, presenta la serie di diapositive illustranti una misteriosa avventura pseudo
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sezione presenta una serie di tavole sulla maniera di «riappropriazione degli spazi urbani» da parte degli abitanti, sia disequilibrandoli sia
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spesso questa preferenza data all’approccio sincronico ha finito col costituire una remora a molte serie indagini che muovevano alla ricerca delle
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espressiva oltretutto quanto mai dubbia. E sarebbe davvero assai triste scoprire che l’«artisticità» delle tavole di Venet (o della serie di cifre
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Paolozzi ha qui una serie di sculture ottenute coi mezzi più disparati, includendo e sovrapponendo a vere e proprie figure antropomorfe elementi
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Mirko, che qui presenta tutta una serie di sconcertanti creature totemiche, irte di occhi e di inafferrabili elementi organici, che si sposano con
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, sempre in quel periodo, ebbe a sviluppare la serie dei suoi «negativi-positivi» - composizioni grafico-pittoriche che sfruttavano alcuni elementi
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«simpatizzanti» come Dorazio, Perilli, Fontana, Capogrossi, e la serie dei «Documenti d’arte d’oggi» costituita da fascicoli annuali che raccoglievano la
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oggetto creato da Boriani consiste in una serie di combinazioni dovute a punti luminosi in movimento che tracciano sopra uno schermo fotosensibile
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per sé effimera. E, ancora, queste opere devono, il più delle volte, essere considerate (e progettate) come «opere di serie», come «multipli
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Questo infatti dovrebbe essere il compito di grandi rassegne artistiche periodiche come la Biennale veneziana; e, invece, quest’anno - per una serie
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inesausti e inesauribili ghirigori delle sue composizioni, ora vaste ora minute, ora a raggera ora a spirale, quasi sempre accompagnate da una serie
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li differenzia dagli oggetti fatti in serie, prodotti industrialmente, ma se ne vale ad uno scopo preciso: quello di denunciare una condizione
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serie di dipinti di Rauschenberg, l’uso di squarci fotografici serigraficamente proiettati sulla tela (e come li sostituisce, potremmo aggiungere
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