Il divenire della critica
Ma non si tratta, ora, di giustificare «storicamente» i mutamenti avvenuti nel campo della critica consecutivi a quelli avvenuti nel campo del fare
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operativo, finiva, in realtà, per realizzare qualcosa di molto diverso e spesso con dei resultati ben superiori a quelli che le sue teorizzazioni
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costruttivismo degli anni venti oppose alle scorie espressioniste. Oltre a ciò l’adozione, in molti dipinti di questo periodo e in quasi tutti quelli con i
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quanta sapienza Fontana sapeva valersi degli aspetti astratti e di quelli figurativi della sua arte per raggiungere una sempre nuova qualità espressiva.
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Oggi posso confermare queste mie affermazioni, constatando tuttavia che, da parte degli artisti più seri e impegnati (come, tra quelli presenti a
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, Marini, Hepworth, Noguchi, Rickey, Wotruba, Bill, Manzú), quelli nati tra il ’10 e il ’25: Serrano, Horiuti, Couzijn, Jacobsen, Smith, Agostini
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» nella stessa. Invero tanto gli oggetti cinetici «a mano» (come quello di Rickey), quanto quelli meccanici (come quello qui esposto di Calder) sembrano
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Ecco perché gli «oggetti plastici» come quelli, ad esempio, di Kelly (tra i più rigorosi ed efficaci), di Pfahler, di Caro, di Luginbühl (ricordo la
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Ma esistono altri «parametri» nella scultura d’oggi oltre a quelli dei materiali nuovi (che, oltretutto, non sempre giovano agli artisti, come ad
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Uno degli aspetti più tipici dei nostri giorni è la rapida diffusione delle correnti di pensiero nei diversi settori, da quelli scientifici a quelli
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oggetti di stoffa (e non di plexiglas o di lamiera) come quelli esposti recentemente dalla pittrice californiana Sue Bitney - e che appartengono a quella
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Per contro quattro ambienti, del tutto diversi tra di loro ma derivanti da un’analoga concezione costruttiva apparvero quelli realizzati da
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Per parte sua Simonetti riesce - con mezzi analoghi a quelli di Baruchello, ossia attraverso una minuta composizione di segni grafici e di collages
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, volti verso un recupero della figurazione (e tra questi è opportuno ricordare, come particolarmente incisivi, quelli di Adami, per l’Italia, di
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Forse gli interventi di Kounellis, di Calzolari, di Mattiacci, di Merz, di Mondino, di Nespolo sono quelli che possono inserirsi più facilmente entro
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dall’elemento tecnologico (tipico della civiltà dei consumi di cui siamo partecipi e succubi) con quelli d’un’arte decisamente nemica e contraria a
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prestano, meglio d’ogni altra, a suscitare la contestazione da parte d’una grossa parte del pubblico e degli stessi artisti (almeno di quelli che
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sociologico dei movimenti contestari che hanno in parte collimato con quelli, ben più importanti, del mondo studentesco - è abbastanza lineare. Attualmente la
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accolti alcuni nomi che, secondo noi, non corrispondevano del tutto a quelli rientranti nel panorama del decennio; ma, d’altro canto, è stato evitato
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Altri ambienti non privi di efficacia - sempre dopo quelli già noti e decisamente prestigiosi di Castellani, Bonalumi, Marotta - quello tenebroso
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tentativi di dripping italiani o tedeschi erano giochi da bambini se paragonati all’irruenza, alla foga, all’arroganza di quelli americani. Si pensi ai
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se questo quadro volesse includere tutti gli artisti già affermati da qualche decennio e ancora sulla breccia, accanto a quelli che solo negli
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(Ceroli), tra i valori tecnologici e quelli artigianali (Alviani, Spagnulo).
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artisti della land art, della earth art e di certa nostra arte povera, siano d’un genere del tutto diverso da quelli d’un passato recente e remoto. E
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Là dove l’uomo è portato a creare unicamente in base ad un impulso che tende a modificare i dati della natura, e a imporre quelli della sua fantasia
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manifesto popolare illustrato grossolanamente (come quelli cinesi).
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voler significare come, in realtà, nella nostra epoca l’arte possa assumere anche aspetti diversi da quelli di ieri e tali da offrire alla mente dello
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conferma della possibilità e della necessità di usare, oggi, un altro metro e un altro metodo di analisi dell’opera d’arte visuale, rispetto a quelli
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dottrina che studia i problemi artistici e una che studia quelli filosofici. Il che significherebbe togliere dall’esame dei due settori il fattore storico
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certi periodi reputati un tempo di «cattivo gusto» come quelli secessionisti o art déco, oggi non possono avere valore di fronte ad opere d’arte povera
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Per una coerente interpretazione dei fenomeni stilistici e del gusto occorrerà dunque rivolgersi più che ai dati storici a quelli psicologico
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Ma venendo a teorie più recenti, o meglio adottando alcuni principi mutuati dall’antropologia culturale (e si vedano lavori come quelli di Kroeber
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graveranno i giudizi, le valutazioni, le stime, prima dei critici e degli storici coevi, poi di tutti quelli che si sono succeduti attraverso i tempi. L
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legame evidente col passato; mentre è molto più sicuro quando si può basare su confronti espliciti come quelli che esistono tra le correnti
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abbandonato i valori di scambio per quelli esclusivamente d’uso - oggi quasi inimmaginabile -, mi sembra abbastanza ipotizzabile, comunque si mettano le
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quelli intercorrenti nelle altre due dimensioni pragmatica e semantica tra i segni e i significati o tra i segni e i loro fruitori.
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incontro i suoi segni. Il passaggio dai suoi dipinti ancora figurativi, a quelli dove le minute figurine si tramutano in pittogrammi e finalmente in
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Si tratta d’un fenomeno che non è fatto per allarmarci: già da alcuni anni ho accennato all’importanza di esperimenti come quelli di un Dubuffet, d
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Un altro scultore - su cui spesso ebbi ad insistere per la sua mentalità non sorda né ai richiami degli antichi riti né a quelli dei moderni miti - è
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nettamente tanto ai giochi informali e tachisti, che a quelli (cui presto accenneremo) del «segno» e del «gesto», attraverso una più meditata ricerca dei
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, difficilmente riesce a orientarsi in mezzo a quelli basati sulla psicologia, sull’antropologia, sulla semiotica (di cui conosce solo superficialmente
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’importante opera, assieme a quella del venerando Hoffmann e del raffinatissimo Guston). Nei gesti monumentali di Kline, in quelli più dispersi e
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analoghi movimenti sorti, attorno allo stesso tempo, a Roma, a Firenze, e in un secondo tempo a Napoli e Torino, e a quelli del pari milanesi degli
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sempre con una ricerca di raffinatissimo «gusto» e di piacevolissima intenzionalità compositiva, quelli di Duchamp sono e vogliono essere soltanto o
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’impressione di essere altrettanto «pittoricistici», altrettanto materici, altrettanto «tonali», di quelli che li precedettero e ai quali, allora, ci
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quelli del periodo impressionista o espressionista. Dall’altro lato, però, era anche vero che la grande censura non c’era ancora stata, ed era appena
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gli artisti; o i più disonesti, quelli cui non era parso vero di rinunciare al diritto di scelta, per affidarsi ad un telos aleatorio.
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via a molte delle manifestazioni dell’odierna pop art americana e anche europea. Ma quello che differenzia Tilson dai pop americani, da quelli
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di Oldenburg, come di quelli di Chamberlain. La loro importanza sta altrove: sta nell’aver compreso che soltanto con il connubio tra high-brow e low
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venuta sempre più tecnicizzando, attraverso l’acquisizione di strumentari ermeneutici un tempo ignoti ai nostri autori (come quelli di marca gestaltista
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