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esigenza avvertita da tutta «l’arte segnica» dominante in quel periodo nella pittura occidentale (si pensi ai «segni» di un Mathieu, o di un Soulages
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netti e perentori; che possono essere leggermente estroflessi o introflessi, e dove l’ombra stessa del taglio crea quel rilievo che darà al dipinto
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Perché ho rivangato questi episodi, del resto di scarso rilievo e ormai superati e persino dimenticati? Proprio perché quel peso dell’elemento
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abbiano quel rigore cui la macchina ci ha avvezzati (senza tuttavia essere di per sé «meccanici»), che rispondano quindi a certi requisiti d’ordine
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Märchenbuch nordico e che propone all’adulto d’oggi quel tipo di gioco crudele e leggermente sadico che forse aveva affascinato i suoi anni infantili). Spiega
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interessante; proprio per il suo aver reso in maniera così «congelata» e oggettiva quel materiale iconico che ci viene offerto vuoi dai mezzi di
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diversi e sotto diversi regimi politici. (Che poi questo schieramento sia venuto in parte a coincidere con quel periodo in cui si è resa più sensibile la
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inaugurava quel giorno una grande mostra di schizzi, progetti, disegni, piante, modelli di F. L. Wright per il Nuovo Museo (allora si parlava di «Museum of
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dei volumi sia rispettato. Ma deve scendere a patti con quel «contenutismo» che aveva creduto di poter bandire dal suo vocabolario.
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, tuttavia, si nota, con quanto era accaduto nel caso della pop art: mentre in quel caso l’apporto statunitense era stato decisivo per tutta l’arte
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avvolta da piacevoli velami tonali, e che, dopo un soggiorno negli Usa, si è reso conto che era necessario compiere un taglio netto con quel genere
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Questo stesso fatto, del resto, giustifica, sin dall’inizio, la scarsità delle applicazioni al linguaggio visivo di quel tipo di analisi semiologica
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Tra i primi occorre innanzitutto rammentare i romani Perilli e Novelli, entrambi attorno alla quarantina e facenti parte di quel gruppo di artisti
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analogo tendere verso l’estrinsecazione d’un elemento «narrativo-letterario»: il «racconto per immagini», quel racconto che l’arte d’oggi non può più
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, e ingigantendo quel minuto particolare, posso ottenere, al posto del microsegno iniziale, un macrosegno, molto più omogeneo talvolta dell’intero
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Se, infatti, l’essere «coinvolti nel sistema» - per intenderci in quel sistema costituito dalla affluent society, integrata, neocapitalistica e
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Se l’essere «coinvolti nel sistema» - per intenderci in quel genere di sistema - di establishment - costituito dalla affluent society, integrata
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serie, esiste quel «gap tecnologico» di cui non si può non tener conto e che pone in crisi tutto un settore dell’operar artistico.
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È forse qui il punto dolente, e la spiegazione delle attuali rivolte contestative? Dobbiamo auspicare un ritorno a quel periodo che una decina d’anni
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tracciato a mano sulla carta di riso quel valore a un tempo grafico e concettuale di cui si valsero un tempo gli antichi calligrafi estremorientali e di
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La presenza d’una netta e prepotente affermazione di opere rientranti in quel settore che va ormai sotto il nome di «strutture primarie» e di
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vennero esposti in una grande rassegna insieme ai più importanti artisti statunitensi. Era il 1913 e sino a quel giorno era pacifico considerare gli
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parte di quel raggruppamento che ebbi, a suo tempo, a definire della «pittura-oggetto», o «pittura oggettuale», perché in loro il dipinto si
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Spieltrieb dello spettatore. Le sue opere, così, si riallacciano a quel filone di invenzione magica e di oggettivazione dell’assurdo che ebbe già nel romano
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Marotta, di Piacentino siano, esse pure, in buona parte da considerare opere plastiche): Spagnulo s’innesta su quel filone di tradizione artigianale che ha
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Nel vasto e complesso settore dei mezzi di comunicazione di massa, merita d’essere esaminato quel medium che può venir considerato l’ultimo nato del
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, ai nostri giorni, nelle esatte elaborazioni dell’arte programmata: quel tipo d’arte basata, appunto, su precise regole numeriche che ne prevedono gli
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, ovviamente, corrispondeva alle esigenze di quel particolare periodo storico. La funzione socio-politica della pittura e in genere delle arti figurative veniva
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, in fondo, a quel principio della ostranenje già alcuni decenni or sono inventato da Šklovskij.
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dei nostri migliori designer (da Zanuso a Gae Aulenti, da Colombo ai Castiglioni, da Bonetto a Sottsass, ecc.) creavano in quel periodo degli oggetti
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E su quel suono insistente e monocorde l’artista veniva intessendo con la voce delle caute e labili modulazioni.
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eseguiva davvero un concerto percorrendo col dito bagnato l’orlo d’un grande bicchiere a calice fino a ricavarne quel sibilo sottile che ognuno di noi
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Oggi possiamo, bensì, applicare il nostro «gusto» di ieri - d’un ieri ancora prossimo e fresco -, a certe opere di quel tempo; ma non possiamo più
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), non può meravigliare; anche perché molto spesso è legato a esigenze etiche, sociali, politiche, che solo in quel determinato periodo si sono riaccese. E
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storica di quel periodo. In altre parole, l’opera d’arte, seppure è iscritta entro un ambito storico dal quale non è opportuno prescindere, per la sua
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parzialmente le costanti del pensiero filosofico che dominò quel periodo storico, quella civiltà.
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di cui sopra, che rientrino nella categoria del concettualismo e dell’autopresentazione, purché non vengano a ferire quel quoziente del gusto dove
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ottenuto in questa Biennale quel riconoscimento che da tempo gli avevamo augurato: dico Lucio Fontana.
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riesce a convincere: la sua combustione è troppo «ben eseguita» e ordinata, e manca anche alle altre due opere quel gusto impeccabile e quel felice
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quel tanto di plastico che il colore non saprebbe dare); ma oltretutto ha saputo fondere pittura e scultura in una forma visuale che Fontana stesso
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questo interesse «mercantile» si è venuto risvegliando - non può essere un segno della ricomparsa in molta arte moderna di quel quoziente di
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tradizionali accorgimenti come il chiaroscuro, l’ombra portata, lo scorcio, ecc., che continui, dunque, a sfruttare quel tipo di resa prospettica della
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luminescenze, dove ogni riga, ogni grumo, ogni segno, viene a rientrare nel mare magnum del «contesto»; di quel contesto che, per dirla coi gestaltisti, attinge
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Se Burri, dunque, rappresenta quel genere d’arte creato per l’istante e basato su materiali già in sé derelitti, un altro genere di arte dell
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quel periodo l’uso di forme geometriche e squadrate dai colori timbrici e netti — fu tra i primi a precorrere - nel successivo periodo dei suoi «archè
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Ma siamo, con queste ultime opere, ancora prossimi a quel surrealismo postdadaista che mirò più alla creazione di immagini poetiche che a quella di
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Se vogliamo tentare di riandare alle radici storiche del cinetismo in Italia, sarà giocoforza, naturalmente, rifarsi a quel «dinamismo plastico» di
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; colori d’un gradevole effetto di «cattivo gusto», di quel cattivo gusto proprio del Kitsch mitteleuropeo, che tanta parte ebbe nella formulazione di buona
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possibilità metamorfotica insita anche nelle più elementari creazioni dell’uomo, quando, attorno al 1915, diede il via a quel settore dell’arte moderna
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(volutamente) imitazioni o gigantizzazioni, conferisce quel particolare aspetto, a un tempo denunciatario e succube, che ne costituisce il macabro fascino.
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