Il divenire della critica
rivolta contro gli abbagli d’un’arte neorealista quale era propugnata da tutto uno schieramento politico-culturale dell’Oriente e dell’Occidente europeo
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questo primo periodo (che va grosso modo dal ’31 al ’35) la vasta produzione astratta - oggi in buona parte dispersa o distrutta - nella quale
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argentino, durante il quale l’artista, assieme ad alcuni suoi discepoli, giungeva alla pubblicazione del suo famoso Manifiesto Blanco del 1944.
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slivellamento atto a segnare la presenza d’una diversa dimensionalità spaziale. Fu questo, io ritengo, il periodo nel quale l’opera dell’artista
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evoluta, che non è più consapevole della sua teleologicità, così da giungere a quella condizione che definivo atelia (e si sa quale rapporto diretto
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«aistheta» in rapporto col «corpo proprio aisthetico» (anche se non sempre si identifica con l’«esteticità» quale comunemente è intesa! ) quanto meno
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Come dovrà essere inteso, allora questo fenomeno al quale la critica nuova ha dato sinora così poca importanza? Credo che questo sia uno dei tanti
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Castellani nonché un tavolino di Franco Angeli, tutte in materie plastiche che costituiscono un punto di passaggio tra l’opera unica quale era sin qui
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, appositamente per la mostra, il suo celebre ambiente. Il quale, mediante una diversa modulazione spaziale, ma un identico gioco di luci «nere», costituì
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tali da permettere una realizzazione davvero unitaria quale era prevista. Tra questi devo ricordare, ad esempio, Gilardi che avrebbe potuto creare
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segnalava anche la sala di Getulio Alviani, il quale aveva inserito sette semicilindri rotabili entro un invaso esso pure cilindrico. Essendo i
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immesso nelle loro opere, per l’appunto un certo quale alone di letterarietà.
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Quest’ultimo genere poetico deve essere mantenuto distinto da quello della «poesia concreta», nella quale invece un particolare peso viene dato alla
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Ma, accanto a questa «poesia visuale» (alla quale ho voluto accennare più che per il suo valore «pittorico» per la sua importanza culturale e sociale
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sessuali, mediante il quale riesce a portare innanzi un «discorso» figurativo e semantico squisitamente decorativo ma anche intellettualmente stimolante.
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È ancora troppo presto per giudicare quanto valore e quale durata possano avere gli esperimenti plastici e pittorici che abbiamo cercato di
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Per giungere ad una precisazione più specifica e contingente: l’arte in nome della quale molti degli artisti protestatari si agitano e contro la
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Per giungere ad una precisazione più spicciola e contingente: l’arte in nome della quale molti degli artisti protestatari si agitano, e contro la
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tuttavia che vorrei ribadire - quale ragione giustificativa di queste nostre scelte - è quanto segue.
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questo dopoguerra; e le ragioni ne erano, in fondo, già implicite nella mostra di New York. Quale era infatti l’aspetto più impressionante di questa
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mercato artistico ma addirittura il «supermarket». Guai, però, se alla fase autopunitiva si sostituisce una fase mercificante e consumistica quale può
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Alfano, della Fioroni, per non citare che gli interventi migliori. Quale sviluppo possiamo prevedere allora per gli artisti appartenenti all’indirizzo d
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, Bonalumi, Marotta, riproducevano esattamente quelli d’allora, dimostrando, oltretutto, quale importanza avesse avuto per lo svolgimento dell’arte italiana
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espressioni del folklore artigianale, dall’altro ad un mondo magico quale fu quello della cosiddetta «pittura metafisica» di De Chirico. È a quest
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«segno» unitario, o s’identifica con un segno (che potremo addirittura definire «gestaltema», appunto per la sua globalità e pregnanza), il quale non
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Il quadro complessivo che risulta dalla presenza di questi undici artisti e sul quale il pubblico tedesco è chiamato a dare il suo giudizio, appare
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sullo sfruttamento della serie numerica di Fibonacci (una variante della proporzione aurea) con la quale ha allestito diversi interventi originali
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detriti della Junck Culture (Oppenheim con i suoi veleni, Zorio con il suo ghiaccio chimico, ecc.). C’è chi crea una sequenza alla quale lui stesso
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(dell’autopresentazione, quale viene utilizzata da molti artisti della cosiddetta «body art»). Si presta quindi a sostituire l’immagine statica e
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» indicate a suo tempo da Roman Jakobson come essenziali alla definizione d’un’efficace comunicazione linguistica e ancor oggi accettabili quale punto di
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, magari a contrastare, il naturale svolgersi d’un’operazione sino a un certo punto impeccabile e senza il quale sembra che l’opera non abbia la
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quello scientifico al quale appartengono, fa sì che sia messo in atto un meccanismo polisemico di «decontestualizzazione», di ostranenje, che per questo
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premonitori d’un prossimo ritorno a una diversa oggettualità. Di quale natura questa sia per essere, lo vedremo - se lo vedremo - nei prossimi anni.
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Un’idea metastorica del «Bello» quale veniva proposta da Hegel (e che lo stesso Marx in parte sembrava accettare, almeno nella nota affermazione: «è
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storica di quel periodo. In altre parole, l’opera d’arte, seppure è iscritta entro un ambito storico dal quale non è opportuno prescindere, per la sua
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linguaggio artistico di quelle opere non ci è del tutto incomprensibile; siamo in grado di decriptarne almeno parzialmente il messaggio. Sulla base di quale
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Mi spiego: di fronte ai sublimi resti della cultura greca, l’atmosfera nella quale ci troviamo immersi è nonostante tutto ancora greca; la continuità
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entrarci con ogni probabilità fintantoché non si sarà appianata la situazione di mercificazione globale alla quale assistiamo.
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Quale è dunque la nuova sintassi che sta articolandosi sotto i nostri occhi? E ho usato a bella posta il termine «sintassi», proprio a indicare che è
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negativizzazione dell'immagine quale appare negli «spazi vuoti» di Rothko, di Tapies, di Feito.
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transeunte. Non posso perciò che appellarmi ad una situazione di fatto quale si presenta oggi (nel 1960) e quale forse non sarà più valida già in un
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, sia andato di pari passo con l’involversi d’una creatività artistica basata su addentellati religiosi, sacri, iniziatici, quale era quella di epoche
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primi accenni all’attuale arte cinetica quale oggi viene considerata. Anzi, ritengo che sia opportuno di mantener distinto tutto il settore delle «opere
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’architettura e l’urbanistica, piuttosto che ad una funzione di mera «contemplazione» quale è quella dell’opera pittorica e scultorica tradizionale. Non solo
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già valendosi del relitto quale appare di solito nelle opere della cosiddetta «junk art» (per adottare l’espressione coniata da Lawrence Alloway
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quale gli alti e bassi si erano succeduti periodicamente, ha forse raggiunto qui il punto più significativo del suo operare. I grandi pannelli dipinti a
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il pericolo, sempre incombente, d’una «feticizzazione»: tappa spesso immancabile della precedente oggettualizzazione, attraverso la quale l’oggetto
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Duchamp ebbe ad «inventare», a partire dall’ormai leggendaria Ruota di bicicletta del 1913, quell’oggetto appunto per il quale nel 1915 l’artista coniò il
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oggetti una qualità di «gusto», di piacevolezza, quale di solito attribuiamo a molte opere d’arte, anche dei nostri giorni. È questo uno dei punti chiave
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fenomeno dell’obsolescenza estetica (al quale ebbi ad alludere sin dal lontano 1952, nel mio Discorso tecnico delle arti) sia effettivo e preoccupante
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