Il divenire della critica
tempo la pop e la nuova figurazione - che non potesse aver diritto di cittadinanza un’arte ancora legata, dal punto di vista contenutistico, ad una
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l’esplosione del pop e quindi d’una nuova figurazione) di riallacciare il neorealismo alla nuova figurazione, doveva fallire. La mentalità, lo spirito
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Ancora una volta bisogna riconoscere che in queste opere Fontana seppe valersi di certi elementi resi familiari dall’ondata di pop art e trasformarli
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realistico o dall’inclusione dello stesso nelle loro tele, differenziandosi quindi nettamente dalla poetica della pop art; hanno invece sviluppato a fondo
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, preludere da un lato alla rivoluzione che la pop art stava effettuando attraverso la rivalutazione dell’oggetto d’uso comune, dall’altro a quella che
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Schneider, d’un Fasce, ecc.) ma anche tutte quelle di nuova figurazione e quelle dell’arte pop. Il che, peraltro, è vero soltanto fino ad un certo punto
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scultura pop, di cui a questa mostra abbiamo solo gli esempi di Segal e di Oldenburg, di Trova e in parte di Chamberlain (che era più fantasioso nelle sue
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come l’informale, la pop, e la op, nei paesi più diversi e tra di loro discosti quasi per una sorta di germinazione spontanea che ebbe la sua
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stato nell’epoca della pop art. Anche qui: maggior gigantismo degli americani, più intensa durezza cromatica, maggior inflessibilità compositiva; e
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scena artistica dopo che i movimenti della pop art e dell’op (con i suoi addentellati cinetici e programmati) hanno raggiunto il loro punto di acme e di
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definire vagamente «pop». Perciò resultava oltremodo indicata la presenza d’un’opera come quella di Tano Festa che, nel suo Monumento celeste per la morte
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dalla pop art americana e da certe correnti folcloristiche napoletane e romane (Persico, Bugli, Biasi, Tacchi, Festa, Fioroni, ecc.).
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, dopo una prima ancora incerta fase pop, ha, da alcuni anni, abbracciato una sua forma di linguaggio criptico e altamente metaforico basato soprattutto
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Marchegiani, dove l’elemento pop si allea alle abili costruzioni meccaniche così da offrire al pubblico (attraverso la manipolazione d’una serie di pulsanti
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della pop art aveva avuto la celebrazione dell’oggetto industriale divenuto ormai dominatore della società consumistica statunitense. Tanto l’aspetto
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edonistiche dell’italiano Marzot, quelle più grossolane dell’austriaco), dall’altro un persistere di motivi più o meno derivanti dalla pop art, o quanto meno
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, Heerich, Kampmann) abbondavano qui anche gli ormai «maestri» nonché gli epigoni dell’altra grande corrente figurativa: la pop art, che dopo la sua
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o basati su fotoincisioni, rigorosamente geometrici o cinetici, arieggianti opere pop (Baj, Raysse, Arman) o programmati (Munari, Mari, Bill
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dell’arte attuale. Così dicasi di un Tano Festa, ancora sempre arieggiante il periodo pop; o di un Angeli le cui raffinate e ben note composizioni
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particolarmente delicato. Rotto l’equilibrio che, sino a qualche anno addietro - sino al periodo pop - esisteva sia pur precario tra oggetto artistico e
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Che, a partire dall’informale (dall’action painting) e poi, in maniera altrettanto clamorosa, con il pop e con le strutture primarie (la minimal art
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E veniamo, allora, alla seconda massiccia esplosione d’una nuova forma espressiva di sicura provenienza statunitense: il pop. Non appena in Europa
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Dopo il trionfo e il rapido declino della pop art, l’America ebbe ancora il merito (o la colpa) di dar vita ad un’altra ondata di operazioni
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neocostruttivismo, all’op art e all’arte programmata; e quello della pop art e della «nuova figurazione».
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L’altro grande indirizzo che negli ultimi anni ha avuto un costante sviluppo, quello della nuova figurazione, affiancata all’avvento della pop art
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Un altro artista - pure esso meridionale - che solo in apparenza può essere accostato a certe correnti pop, ma che, anzi, è un tipico rappresentante
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programmata e oggettuale sia all’aspetto dissacrante ma beffardo della pop art; e intendo riferirmi a quella corrente che, di recente, è stata definita
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» dell’arte cinetica e programmata, dopo aver assaporato le leccornie del pop americano, ora la nuova corrente dell’«arte povera», tosto sfociata nell’arte
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, con la pop art era sembrato che la figurazione ritornasse ad assumere la sua importanza, smarrita durante la parentesi astratta. Non solo, ma molti
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riedizione dei suoi antichi ready-made), con la volontà demistificatoria del pop americano (da Warhol a Kienholz), si univa alla ricerca, in Italia, di
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piuttosto provinciali di pop art evidentemente influenzate dalle più rigogliose e violente esperienze statunitensi, che si erano alternate alle esperienze di
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perché. Nella pittura, nella scultura (anche tenendo conto delle più moderne correnti cinetiche, op, pop, programmate, ecc.) l’operatore ha quasi
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Farò subito un esempio di quanto intendevo affermare: quando, attorno agli anni cinquanta, apparvero le prime opere di pop art nessuno, prima d
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dell’oggetto artificiale» (pop art) e una estetizzazione dell’elemento naturale (land art, body art) - alcuni dei valori sociologici e gnoseologici
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guidata da un nuovo disimpegno di cui furono esempi l’astrattismo geometrico, l’arte cinetica e programmata, le «Nuove Tendenze»...; 4) la pop art (e
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tutto quanto è accaduto nel panorama oggettuale nel periodo che va dal primo dada all’ultimo pop (ivi compresi arte cinetica e programmata e le infinite
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Dunque: dopo la «gioire è l’objet» dei surrealisti, e dopo la ricca vicenda dei ready-made duchampiani e del loro rifiorire attraverso il pop
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quello della fase pop e op, e com’è in definitiva quello di qualsivoglia tendenza artistica che resulti asservita a un prevalente impulso commerciale.
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Come dovremo allora considerare gli odierni «oggetti trovati» più o meno modificati, integrati, rettificati, dell’arte pop? In maniera molto, se non
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giudizi rivolti alle allor nuove opere d’arte; e che non si potevano assimilare i frutti della pop, dell’op, del concretismo e delle strutture primarie, a
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base di pittura e scultura, anche durante il periodo pop e minimal).
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lusinghe, e, se nell’arte pop altre componenti sociali, demistificanti - o anzi mitizzatrici - sono presenti, certo il loro primo germe si può ancora
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ricerche nei due grandi poli del neodada (pop art americana, novorealismo francese e tedesco, ecc.) e della cosiddetta «arte programmata», d’un’arte cioè
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via a molte delle manifestazioni dell’odierna pop art americana e anche europea. Ma quello che differenzia Tilson dai pop americani, da quelli
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sfuggita sul gruppo dei veri e propri pop artisti che costituiscono il maggior richiamo di questa Biennale e che sono raggruppati nel padiglione americano
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È stato troppo spesso ripetuto che l’odierno neodada, l’odierna pop art è vecchia di quarantanni, che già tutto era stato detto coi ready-made di
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gusto (meno pittorico, più fieristico, più surreale) è rinvenibile in Oldenburg (e negli altri pop americani qui non presentati: come Warhol, Wesselman
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talune opere pop un’analogia o un «ritorno» a certo realismo-naturalismo, sia di tipo «sociale» che di tipo «alla Sciltian». Qual è la sostanziale
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Ecco, dunque, che questa Biennale ci pone - proprio per merito dei pop artisti americani e dei programmatori europei - di fronte ad un preciso
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suo rapido declino; al prorompere dell’arte «segnica» e «gestuale», al formularsi d’un’arte «materica»; all’avvento chiassoso e dissacratorio del «pop
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