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, le motivazioni delle due forme erano del tutto diversi, e invano si videro alcuni neorealisti inveterati introdurre a fatica oggetti eterocliti
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epoche precedenti nella obbligata realizzazione di opere decorative (ceramiche, rilievi, oggetti) tutte eseguite con notevole perizia e grande
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doveva sfociare nella realizzazione d’una cosiddetta «arte oggettuale», - creatrice cioè di «oggetti a sé stanti» quali appunto si possono considerare
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al fatto che è ormai necessario rinunciare alle «belle forme», al «buon impasto», si accontentano di creare degli oggetti che siano in sé compiuti, che
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rivelano certe differenze. Innanzitutto oggetti identici e immutati assumono ora un aspetto ora un altro, a seconda delle mutevoli circostanze. Una stessa
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«oggetti plastici» costruiti o costruibili in serie abbondino. Basterebbe citare, tra le opere costruite industrialmente su progetto dell’artista, quelle
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Ecco perché gli «oggetti plastici» come quelli, ad esempio, di Kelly (tra i più rigorosi ed efficaci), di Pfahler, di Caro, di Luginbühl (ricordo la
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» nella stessa. Invero tanto gli oggetti cinetici «a mano» (come quello di Rickey), quanto quelli meccanici (come quello qui esposto di Calder) sembrano
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gli oggetti utilitari creati industrialmente (jet, televisori, macchine da scrivere, ecc.). Tra i due prodotti forse hanno la meglio i secondi: la
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create dagli artisti pop mediante oggetti inventati o inglobati, tuttavia quello di considerare la propria produzione artistica come un oggetto a sé
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Anche Cordioli e Emma hanno decisamente affrontato il quesito della creazione di «oggetti» più che di «quadri» o «statue»; il primo attraverso un
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oggetti di stoffa (e non di plexiglas o di lamiera) come quelli esposti recentemente dalla pittrice californiana Sue Bitney - e che appartengono a quella
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»: oggetti in materie plastiche che, nella loro sagoma, arieggiano elementi della natura: alberi, nuvole) mirano alla creazione di elementi fattualmente
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precisione, trasformando - sia pur attraverso uno stratagemma - le tele dipinte in oggetti a sé stanti. E questo spiega, per citare ancora un ultimo
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’agitano in mezzo a simulacri d’oggetti, di mobili, di segnali, di piante, che sono «animati» al pari di essi d’una loro vita beffarda.
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gli eventi e gli oggetti che di volta in volta si associano fortuitamente ai personaggi già esistenti e fissi sulle sue lamine di metallo, vengono a
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Se, perciò, la crisi nell’ideazione degli oggetti di design è solo modesta e parziale, giacché è compito e dovere d’ogni onesto designer di
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Analoghi, seppur stilisticamente diversi, sono i resultati ottenuti nel locale di Alviani: anche qui gli oggetti esposti sono intesi non come opere a
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evidenziati dal disegno industriale, abbondino questa sorta di «oggetti plastici». E basti citare qui alcuni dei nomi più famosi tra questi artisti
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«poveri»: balle di fieno, stoppa, carbone, oggetti presi al supermarket, ecc.; delle situazioni la cui valenza espressiva fosse piuttosto in funzione d’un
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ai supermarket, dai drug-stores agli oggetti di consumo, alle carrozzerie delle automobili) di diventare accettabili e magari esteticamente efficaci
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Un altro artista che, accanto a Ceroli, ha messo a punto diversi oggetti che stanno a cavallo tra il gioco e la ricerca plastica è il torinese
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(o metartistiche) con un intento decisamente demistificatorio, imperniate, più che sulla creazione di singoli oggetti, sulla messa in evidenza di
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manipolazioni espressive (musicali) di oggetti vari (carta, acqua, ecc.). Questo «codice iconico» facilmente istituzionalizzabile dall’autore, è, però
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- ed è questo il punto che mi sembra più importante - ad assistere al verificarsi di oggetti senza progetto e di progetti senza oggetto, o piuttosto che
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dei nostri migliori designer (da Zanuso a Gae Aulenti, da Colombo ai Castiglioni, da Bonetto a Sottsass, ecc.) creavano in quel periodo degli oggetti
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parte rispettosa dell’oggetto, anzi ancorata ad esso (si vedano gli «oggetti» prima di Pistoletto e di Pascali, poi di Paolini, di Zorio, di Merz, di
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’altro applicando certi canoni derivati dal gusto di allora agli oggetti e ai prodotti di ieri).
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povero: un mondo che ha finalmente rinunciato al consumo eccessivo, allo spreco, alla proliferazione indiscriminata di oggetti (e di esseri) e che si è
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era solo il valore d’uso a dominare, non permettendo perciò quell’alienazione [degli oggetti, degli individui, del lavoro, e dell’arte] che ben
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compositi, frammenti di macchinari, oggetti trovati che - come resultato finale - appaiono come dei robusti e al tempo stesso ironici o macabri o solo
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visuale. Potrei citare, così, una mostra di «sintesi delle arti», un’altra di «arte totale», dove, accanto a quadri e oggetti plastici, furono esposti
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nelle successive manipolazioni di oggetti «trovati», «interpretati», «incorporati», «perturbati» (persino), dai surrealisti, è oggi una nuova maniera
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E questo «passato che vive nell’oggetto» è ancora più evidente nelle opere che accolgono oggetti presi di peso, tali e quali e trasferiti nell’opera
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Un altro ricercatore (sempre del Gruppo T) Giovanni Anceschi si è invece interessato più attivamente a oggetti ad animazione elettromeccanica, basati
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) avesse alcun rapporto con i giovani scapigliati che raccoglievano oggetti inutili e li trasformavano in oggetti artistici solo attraverso un atto di
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Sia chiaro, tuttavia, che - come ebbe ad affermare e a ribadire più volte Duchamp - questi oggetti non si devono considerare come «opere d’arte
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questa mostra sia possibile vedere in parte gli originali, in parte le repliche esatte (in otto esemplari firmati e controllati dall’autore) di oggetti
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oggetti una qualità di «gusto», di piacevolezza, quale di solito attribuiamo a molte opere d’arte, anche dei nostri giorni. È questo uno dei punti chiave
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semantiche. Oggetti dall’aspetto quanto mai innocente e tranquillo acquistano così - a conoscerne la chiave - delle qualità altamente metaforiche che
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E, del resto, si ponga mente al fatto che le connotazioni e le associazioni risvegliate quarant’anni fa da oggetti come la Ruota di bicicletta, o la
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Come dovremo allora considerare gli odierni «oggetti trovati» più o meno modificati, integrati, rettificati, dell’arte pop? In maniera molto, se non
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di oggetti industriali utilitari, ma anche in quella di oggetti «inutili» che tuttavia soggiacciano ad analoghe leggi di iterazione e di
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In questo l’artista inglese si differenzia anche dall’italiano Del Pezzo, lui pure costruttore artigianale di oggetti inventati, ma di oggetti
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Tilson, dunque, costruisce degli oggetti nei quali l’elemento manuale conferisce quell’indefinibile connotazione di unicità e di irrepetibilità che
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tecnica artigianale degli oggetti o delle immagini tratte dal nostro quotidiano panorama iconico.
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nostri giorni. Perché scandalizzarsi - come tanti fanno - per l’inclusione nel dipinto di oggetti reali (seggiole, uccelli impagliati, catenelle
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candelabro e la sua bicicletta ai combine paintings di Rauschenberg o agli oggetti inventati di Oldenburg. Innanzitutto in Rauschenberg, come in Jasper
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Ma che la presenza degli oggetti non sia, d’altro canto, per nulla necessaria o indispensabile, lo dimostrano le molte opere prive d’ogni
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Non è il caso, comunque, di voler porre qui giudizi di valore pittorico e plastico: siamo pronti ad ammettere la pacchiana grossolanità degli oggetti
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