Il divenire della critica
opere dove i fori o i tagli sono eseguiti in maniera meccanica sopra lamine metalliche o lignee realizzate quasi industrialmente.
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visualità. Se nel settore delle arti letterarie è impossibile o pericoloso svincolarsi totalmente da quei nessi sintattico-semantici che, legando tra di
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meraviglia, rimane soprattutto la delusione per la presenza d’un museo sbagliato: forse non sbagliato come volume esterno affacciato sulla 5a Avenue o
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esempio nel caso della Nevelson o di Armitage...) dei colori «industriali», della componente meccanica o cinetica. Tra questi diversi parametri vorrei
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Certo, quella di Foligno non è stata né l’unica né la prima esperienza dove le opere fossero intese non più come «quadri appesi alle pareti» o
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possibilità o il tempo per allestire un ambiente omogeneo e unitario.
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) abbiamo assistito negli ultimi tempi ad una vasta fioritura di opere plastiche (pitture e sculture) direttamente o indirettamente influenzate da un
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monopolistici e monopoliztori dei grandi «manovratori artistici»? Che poi, molto spesso, la contestazione sia ingenua o paradossale, o peggio, sia basata su
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Darò un esempio che potrà suonare triviale, ma che è comunque caratteristico della situazione attuale: nessun artista, o quasi, quest’anno presentava
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Se, dunque, prendo un dipinto di Pollock (o d’un altro qualsiasi pittore informale) - matassa informe di colori che s’aggrovigliano senza ordine né
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È facile obiettare che l’artista ebbe sempre bisogno d’un «committente» e che il fatto che fosse ieri il papa o il re, oggi il gallerista o il
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Non è, dunque, sopprimendo volontariamente o tentando di sopprimere l’oggetto artistico o sostituendo all’artista l’«operatore formale» che si giunge
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«artistica» è un’altra ed è probabilmente legata a motivazioni profonde che sfuggono a elementari indagini socioeconomiche e psicologiche o di mercato e che
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simbolici primordiali, a Urformen connaturate o si vogliano considerare come fattori libidici più o meno sublimati - costituiscono una sorta di necessaria
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esemplari, addirittura l’objet trouvé [ferro da stiro o attaccapanni] ricostruito e firmato!) possa finalmente cessare, vedremo anche nel giro di pochi anni
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Eppure esiste ancora qualche settore nella Biennale odierna che non rientra nel conformismo tecnologico delle strutture primarie o delle opere ottico
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Qui, dunque, a San Benedetto, gli artisti sono stati invitati a realizzare, a seconda delle loro personali attitudini, delle opere (o delle
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Come si vede, tanto il primo che il secondo esempio (come del resto quello dell’ambiente di La Pietra con le sue cabine audiovisive in plexiglas o
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, se le opere d’un King o d’un Judd e di un Morris riescivano ancora a riscuotere il plauso del pubblico, era ovvio che un plauso molto minore
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difficoltà e il loro pericolo. Se, infatti, alcune di queste operazioni (come quelle di Zorio, di Anselmo, di Merz, di Pistoletto) riescono, o sono riescite
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divenuto incunabolo), la sopraccigliosità di altre, concettuali o povere (le Distanze di Alfano dove una goccia, che ritmicamente cade in una vasca
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oggi qualcosa qualche volta riesca a «durare» più d’una sola stagione, non si può esimersi dal considerarlo anche un fatto negativo: significa che poco o
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), fosse invertita la direzionalità degli influssi artistici tra vecchio e nuovo mondo, è cosa sicura. Inutile voler citare, a difesa d’un prestigio o
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Ogni volta che ci troviamo dinnanzi ad un’opera pittorica o plastica, l’immagine che viene a costituirsi della stessa nella nostra mente è pur sempre
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«trasmissibilità» dello stesso se è impossibile o improbabile allo stato attuale e normale della nostra coscienza (mentre sarebbe sia pur raramente
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Un nastro steso tra rocce solitarie sulla montagna; o una traccia di ciotoli nell’acqua del mare; un gruppo di balle di fieno ammonticchiate sulla
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corpi propri o altrui, per imbastire un discorso, talvolta sadico, talvolta memore del dada; mentre Kounellis ha allargato il campo delle sue ricerche
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Oggi, invece, siamo prossimi finalmente ad un’inversione di tendenza; o almeno ad una possibilità di nuove situazioni espressive mediate attraverso
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i tentativi di contrapporre e sovrapporre arte e scienza siano falliti o debbano fallire miseramente. Eppure ad ogni nuova stagione ci si ripresentano
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volte si tratta di pacchiane confusioni da ascrivere o a un’assenza di valutazione storica, o a un errore di impostazione semiotica. Per non dare che
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constatare come, ai nostri giorni, non sia più possibile accontentarsi d’una critica di tipo assiologico, o di tipo meramente analogico, e come, invece
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Molto spesso, nel momento attuale, l’arte si costruisce i suoi «codici» molto prima che questi siano o possano essere decriptati dal grosso pubblico
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suggestive Secundum Johannem, che aggredisce addirittura ab ovo l’argomento principe di questa mostra con la frase neotestamentaria En Archè en o Logos
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Il rifiuto dell’oggetto, la constatazione di quanto repugnante sia o possa essere la mercificazione di qualsivoglia fenomeno, fa sì che si debba
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Il che tuttavia non significa certo un ricadere negli agguati di impostazioni idealistiche, o addirittura neoplatoniche circa l’assolutezza e l
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Questo mi sembra uno dei punti più cruciali di tutto il discorso attorno all’«universalità» del linguaggio artistico (o almeno d’una relativa
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A cosa si deve attribuire tale «simpatia»? Forse ad un’affinità - sotterranea e misteriosa - per quelle antiche culture? o non piuttosto ad una
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chi ricordi le note che dedicammo alle precedenti edizioni, in cui si discorreva di timbrismo e tonalismo, di astrazione più o meno geometrica, di
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paziente manipolazione del colore da parte d’un artista coscienzioso ed attento. Allora non avremo più il rosso e il blu come escono dal tubetto o solo
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A noi, qui, non preme di sapere se si debba far risalire o meno al 1928 la «nascita» dei primi dipinti «informali» di Fautrier. Abbiamo il forte
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volte con quella dello stesso artista o dello storico-filosofo. È una condizione analoga a quella che vide l’instaurarsi d’una disciplina a sé stante, cui
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E lo stesso discorso vale per gli «auguri» in rame di Dominguez, o per i delicati e sapienti collages di Mesens.
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anche per il loro valore plastico e cromatico; o come nella kafkiana Macchina triste di Tinguely, dove il fattore plastico (e cinetico) offerto dallo
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teatrali d’una Gina Pane, d’una Trisha Brown, d’una Meredith Monk, o critici teatrali, interessarsi alle stesse; mentre quasi sempre i critici
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’una determinata maniera (o stile) pittorico, plastico, architettonico, ecc.
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E, del resto, si ponga mente al fatto che le connotazioni e le associazioni risvegliate quarant’anni fa da oggetti come la Ruota di bicicletta, o la
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Come dovremo allora considerare gli odierni «oggetti trovati» più o meno modificati, integrati, rettificati, dell’arte pop? In maniera molto, se non
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quelli del periodo impressionista o espressionista. Dall’altro lato, però, era anche vero che la grande censura non c’era ancora stata, ed era appena
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or sono, inutile o addirittura ridevole. E, ancor più, sarebbe sembrata superflua in epoche auree quali quella rinascimentale o della Grecia classica
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contenutistici o addirittura romantici.
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