Il divenire della critica
attribuita, e situarla invece nel contesto della più autentica produzione plastica della nostra epoca. Un’altra premessa inoltre mi sembra opportuna: molto
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la nostra di facile conformismo e di rapido consumo.
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vista di macchinari estranei a noi, quanto la costante dipendenza da essi in ogni minuto della nostra esistenza e nella realizzazione d’ogni nostro
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suo vero telos. E avevo accennato, appunto a questo proposito, come uno dei pericoli cui va incontro la nostra epoca o meglio certa creazione umana dei
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. Certo: Calder, Smith e Paolozzi, non sarebbero mai esistiti senza un’era tecnologica, ma anche la nostra era tecnologica non avrebbe mai posseduto
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che sono a nostra disposizione in seguito agli sviluppi tecnologici verificatisi in tutti i campi. Da qui l’uso molto diffuso di materiali plastici
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Hegel, sbandierando una «morte dell’arte» che il filosofo avrebbe pronosticato e rivolto proprio alla nostra arte, mentre, invece, egli semmai la
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nostra età proprio per il suo valersi di metodologie di tipo industrializzato, viene a mancare in buona parte la possibilità di estrinsecare quei processi
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Quali sono allora le soluzioni possibili? Una - almeno in questa fase della nostra cultura - può consistere nell’approfondimento e perfezionamento
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naturaliste. In una società che disgraziatamente non può che essere tecnologica (a meno che la «bomba» abbia distrutto ogni nostra conoscenza
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Un esempio che mi sembra sintomatico di questo interferire tra arte e attuale condizione della nostra civiltà si ha in un recente volume dedicato all
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», tra razionale e irrazionale, può derivare, nella nostra età, un impulso a continuare nella realizzazione di quelle opere e di quelle situazioni alle
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stesso fatto di esserci limitati nella nostra scelta ad artisti in prevalenza giovani e giovanissimi, ce lo impediva; né pretendiamo di aver indicato
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ferrea e non mobile come la nostra, si avrebbe soltanto la possibilità d’un’espressione come «arme Kunst» «poor art» (e non «Kunst arme», «art poor
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tener conto era quello dello schieramento dominante l’arte visiva in questo preciso momento. Tanto più che la nostra intenzione non era quella di offrire
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Piacentino, che, da un lato ha demistificato l’aspetto meccanomorfo della nostra cultura tecnologica, dall’altro ha sfruttato i valori ludici e lo
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guardare in faccia la nostra società consumistica interpretandone gli aspetti più triviali attraverso quella che vorrei definire una «redenzione del
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Ogni volta che ci troviamo dinnanzi ad un’opera pittorica o plastica, l’immagine che viene a costituirsi della stessa nella nostra mente è pur sempre
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«trasmissibilità» dello stesso se è impossibile o improbabile allo stato attuale e normale della nostra coscienza (mentre sarebbe sia pur raramente
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Ritengo che, tutto sommato, queste operazioni abbiano segnato un’importante svolta nell’indirizzo della nostra arte visuale. Infatti - dopo la
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-semiotico. Per il momento entrambi hanno la loro importanza ed entrambi devono mirare ad un maggior equilibrio socio-estetico della nostra civiltà.
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artisti della land art, della earth art e di certa nostra arte povera, siano d’un genere del tutto diverso da quelli d’un passato recente e remoto. E
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dedicare la nostra attenzione nelle pagine che seguono. L’arte concettuale, dunque, non deve essere considerata come identificantesi con l’oggetto, ma come
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voler significare come, in realtà, nella nostra epoca l’arte possa assumere anche aspetti diversi da quelli di ieri e tali da offrire alla mente dello
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rispecchianti la nostra epoca (guerre, lotte di classe, prigionia, tortura...) ma l’utilizzazione di temi socio-politici (o anche scientifici
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Sono pronto ad ammettere una proprietà «riduttiva» alla nostra epoca, o quanto meno agli ultimi decenni della stessa, e a riconoscere alcuni dei
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Purtroppo, come è stato ripetuto fino alla sazietà, il frutto più succoso e più ambito dalla nostra società è proprio il Kitsch, e una volta
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Forse, in definitiva, la crisi dell’oggetto può significare - per l’Italia e per l’Occidente in genere - anche e soprattutto una crisi della nostra
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è prudente sapersi svincolare. Lo stesso accade per la nostra posizione di fronte alle placche di metallo di Serra, alle discussioni di Wilson, alle
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creata, è tuttavia altrettanto vero che essa può e deve possedere un’efficacia transtorica che supera e trascende i limiti della nostra conoscenza
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Mentre nel caso di opere d’arte appartenenti alla nostra civiltà occidentale - anche se di epoche arcaiche - il nostro modo di reagire è quasi sempre
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plurimillenario dell’arte cinese, cosi lontana da quella della nostra cultura occidentale, e solo allora ci accorgeremmo che ogni possibilità di
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problematica - d’un giudizio di valore rivolto a epoche lontane dalla nostra e di cui, solo con faticosa ricostruzione filologica, possiamo avere una
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tra quella civiltà e la nostra sopravvive (come sopravvive per quella etrusca, islamica, cartaginese). Il che non accade con le altrettanto eccelse
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L’innesto degli stilemi dell’arte azteca, maya, tiahuanaco, chaviss ecc., ma soprattutto di quella olmeca e tolteca, nella nostra cultura ha avuto
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«stilistica» che, come dissi, appare molto più vicina e «sympathetica» alla nostra odierna delle altre.
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Ma questa parentesi riguardante il nostro atteggiamento di fronte alle opere d’arte di civiltà lontane dalla nostra e l’efficacia «informativa» delle
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moduli artistici ereditati dall’Ottocento. La «nostra» avanguardia invece si è, in buona parte, svincolata totalmente dalle forme artistiche che l’hanno
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. (Questo nell’ottimistica ipotesi d’un miglioramento etico-estetico della nostra società consumistica e d’una sua apertura a valori non solo mercantili).
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trasformazioni della nostra società siano ben più profonde di quelle che si possono ottenere sbandierando degli slogan politico-economici.
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pittoriche che certo hanno la loro prima nascita in Estremo Oriente, ma di cui ormai la nostra arte occidentale non potrebbe più fare a meno. E che poi codesti
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veramente autonomo e nel suo genere inconfondibile alla nostra arte visuale. Gli altri artisti italiani - quali appaiono anche da questa esposizione
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Guai se non credessimo ad un rapporto specifico - vogliamo dire isomorfico? - tra le manifestazioni artistiche e la strutturazione della nostra
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assurdi «mostri» meccanici. L’idea del robot umanizzato, o meglio l’idea d’un organismo costituito con le scorie e i detriti della nostra civiltà
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degradazione dell’opera. Perché dovremmo necessariamente creare per i secoli e i millenni futuri (come accadeva un tempo)? perché non solo per la nostra età
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, a considerare oltre alle attività propriamente pittoriche, quelle, non meno importanti per la nostra civiltà, dell’arte «applicata» all’industria
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necessità di raffigurare, in una visione labirintica, l’enigma della nostra età; e non come il trastullo abile e decorativo ma volutamente dissociato d
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fondamentale della nostra epoca culturale. È un fatto curioso che di Verdinglichung si cominciasse a discorrere in un periodo di tempo non lontano da
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tutte un preciso riferimento con alcuni aspetti della nostra vita di tutti i giorni. Come egli stesso afferma: «I am interested in the ambiguous imagery
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raffronto con gli eventi socio-politici e antropologici di questa particolare tappa della nostra civiltà.
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