Il divenire della critica
. Non a caso nelle pitture d’uno dei migliori tra i seguaci di Fontana, Castellani, i fori si tradurranno in estroflessioni della tela dovute alla
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realistico o dall’inclusione dello stesso nelle loro tele, differenziandosi quindi nettamente dalla poetica della pop art; hanno invece sviluppato a fondo
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nel caso delle anamorfosi rinascimentali, o nelle prospettive paradossali barocche) dalla preoccupazione di raggiungere una determinata
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esempi d’un viraggio dell’arte e della critica verso strutture più impegnate sociologicamente e politicamente. Opere nelle quali si fa riferimento a
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dei ferrivecchi. Ormai persino nelle remote province d’ogni nazione, vecchie officine meccaniche, garage in liquidazione, trattoristi e carpentieri
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scultura pop, di cui a questa mostra abbiamo solo gli esempi di Segal e di Oldenburg, di Trova e in parte di Chamberlain (che era più fantasioso nelle sue
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pur breve incursione nelle ultime e più importanti posizioni assunte in questo settore dagli studi semiologici, proprio per cercar di dimostrare fino
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prevalere della ricerca spaziale nelle arti visuali.
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immesso nelle loro opere, per l’appunto un certo quale alone di letterarietà.
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fogli di Mutica (musica muta), partiture fatte per non essere suonate, quanto nelle ultime tele, riaffiorano frequenti allusioni letterarie e colte ma
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Se nelle opere pittoriche che abbiamo sin qui esaminato il problema del «racconto» è reso più evidente e sviluppato con maggior efficacia anche in
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Ma è soprattutto nelle opere del giovane artista di Bari, Pino Pascali, che possiamo scorgere con più evidenza come, anche la cultura, si presti ad
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è riesciti a imporre, sconfiggendo gli ultimi retaggi postimpressionistici e neorealistici, quella stessa che ha il suo punto di partenza nelle grandi
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nelle grandi realizzazioni della prima metà del secolo: nelle opere d’un Klee, d’un Mondrian, d’un Duchamp.
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maggiore che nelle epoche in cui l’arte procurava già di per sé un completo soddisfacimento»1; e ammonendo, anzi, che ciò che in noi ora è suscitato dalle
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della venezolana Marisol che nel suo curioso universo a metà totemico a metà ludico riesce a innestare una personalità indubbiamente singolare; o nelle
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Se nel caso di Alviani l’elemento acustico non entra in gioco esso riappare nelle proiezioni di Marinella Pirelli: altro esempio di come oggi il
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I nomi più prestigiosi di tale indirizzo riapparvero nelle diverse competizioni dell’annata (da Venezia a Kassel) provocando ogni volta una certa
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Uno degli errori più frequenti che riaffiorano nelle diverse impostazioni su base semiologica sorte in questi ultimi anni, consiste nel fatto che, da
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attraverso le numerose personali ordinate nelle diverse gallerie private?
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figurativi che, quanto meno, risultano più fantasiosi in questo regime di monotonia inventiva, e che in alcuni casi - come nelle recenti affermazioni di
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nelle sue «trovate» dissacranti - mentre anche altri artisti come Tacchi (le cui opere più antiche apparivano ormai desuete e risapute) si sono lasciati
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artistiche che si possono far rientrare tutte in quella che fu definita minimal art (con la sua esacerbazione nelle strutture primarie) e che vide opere come
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«situazioni». I diversi filoni di questa tendenza (che si raggrupparono, ad esempio, nelle cosiddette «earth art», «land art», e nella corrente italiana
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meridionale: anche in lui l’elemento ludico, lo Spieltrieb, non viene mai a mancare tanto nelle composizioni singole - sia metalliche che in materiali
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programmatori e «minimalisti» come Carrino. Ecco, invece, che con il movimento concettuale, nelle sue varie proliferazioni povere, comportamentali, ecc., l
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sistema e che, tuttavia, è destinato ad assumere un peso sempre più rilevante tanto nelle vere e proprie comunicazioni di massa, che nell’applicazione
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’instaura tra l’immagine presente sul video e lo spettatore. Questo legame è impossibile nelle altre arti visuali, ed è molto ridotto persino nel cinema
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dedicare la nostra attenzione nelle pagine che seguono. L’arte concettuale, dunque, non deve essere considerata come identificantesi con l’oggetto, ma come
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esistenziale, di derivazione marxiana, che è sfociata nelle diverse proliferazioni dell’«art engagé», dei neorealismi sociali...; 3) un genere d’arte
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d’un nuovo interesse socio-politico. Interesse che possiamo scorgere, ad esempio, nell’opera di un artista come il tedesco J. Beuys (nelle sue
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le trasmissioni televisive), altri lo hanno forzato a nuove qualità espressive, come Carmi, che nelle sue «metaimmagini televisive» ha ottenuto delle
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valendosi di «energia informativa» rintracciabile nelle più diverse strutture urbane ancora in grado di essere manipolate. D’altro canto, un altro architetto
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in questo stesso volume) - è ormai un fenomeno ben noto che, nelle arti visuali, ha visto la massiccia produzione di opere dove la stessa pittura, o
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nelle operazioni letterarie e in genere artistiche. Se togliamo, dunque, questa possibilità di una molteplicità del signifié corrispondente ad un
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vero, pertanto, come Marx ha insegnato, che col capitalismo il valore di scambio viene a surrogare il valore d’uso (mentre nelle epoche precapitaliste
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quelli intercorrenti nelle altre due dimensioni pragmatica e semantica tra i segni e i significati o tra i segni e i loro fruitori.
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Più viva e più convincente è la seconda corrente di cui abbiamo alcuni buoni esempi nelle opere di Canogar, Saura, Suarez, Vela, Tapies e in parte
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che ebbe il suo canto del cigno nelle Ninfee di Monet, ma una pittura tonale il cui compito non è di rispecchiare o copiare un’atmosfera, ma di
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quando ha di fronte delle manifestazioni artistiche che non rientrino nelle categorie tradizionali a cui era abituato.
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E questo «passato che vive nell’oggetto» è ancora più evidente nelle opere che accolgono oggetti presi di peso, tali e quali e trasferiti nell’opera
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aver avvertito, tra i primissimi, l’urgenza di immettere il movimento nelle arti visuali, sia mediante la scomposizione di forme attraverso la luce e
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fonderia, non soddisfa più la smania costruttiva degli scultori. Prevalgono quindi gli aspetti d’una maggior ponderatezza formale, quali appaiono nelle
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possibilità metamorfotica insita anche nelle più elementari creazioni dell’uomo, quando, attorno al 1915, diede il via a quel settore dell’arte moderna
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architettura «radicale», e nelle arti figurative dell’arte povera, delle correnti concettuali, dell’art-language, della land art, della narrative art
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individuare nelle geniali, e spesso premonitorie, invenzioni di Marcel Duchamp.
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E, del pari, non possiamo certo avvicinare all’antico concretismo le gigantesche tele di Louis e di Noland che - nelle loro elementari forme a
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oggettualità naturalistica. La presenza invece di cifre, lettere, sigle, molto spesso sostituisce pienamente quella di oggetti, come li sostituisce, nelle ultime
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nelle sue formulazioni, soprattutto nel nostro paese, ma anche all’estero.
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Ecco, cosi, come, dal rifiuto d’ogni figurazione, dal predominio incontrastato dell’astratto (anzi del «concreto» nelle correnti postcostruttiviste
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