Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il divenire della critica

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Dorfles, Gillo 50 occorrenze

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Trinci a Foligno venne presentata una grande mostra dedicata esclusivamente al problema dell’ambiente (dove ogni artista invitato presentava un locale

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inaugurava quel giorno una grande mostra di schizzi, progetti, disegni, piante, modelli di F. L. Wright per il Nuovo Museo (allora si parlava di «Museum of

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O forse - davvero - ogni opera di scultura ormai dovrebbe avere il suo environment, il suo ambiente peculiare? (Lo prova una mostra di scultura all

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«Qual è la situazione della scultura oggi nel mondo?» potrebbe essere il quesito cui questa grande mostra ha voluto rispondere In buona parte, la

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scultura pop, di cui a questa mostra abbiamo solo gli esempi di Segal e di Oldenburg, di Trova e in parte di Chamberlain (che era più fantasioso nelle sue

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quegli artisti che Fray, nella sua introduzione alla mostra, definisce «cibernetici», ma che preferiamo chiamare secondo una dizione più diffusa in

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Gli artisti che abbiamo nominato (e potrei citare ancora Innocenti e Marotta, in una mostra tutta basata sul contrappunto di «naturale-artificiale

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Quanto ho detto spiega altresì perché un artista come Turcato in una mostra recente abbia sentito il bisogno di «oggettualizzare» i suoi dipinti

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Trieste) o ad una singola arte (come la Biennale della scultura di Carrara); ma la peculiarità della mostra allestita a Palazzo Trinci di Foligno è

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; infattigli organizzatori della mostra (Marchiori, Apollonio, Calvesi, De Marchis, Dorfles) per prima cosa pensarono di invitare Fontana a ricostruire

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D’altro canto nella mostra di Foligno venivano a confluire esperienze di generi molto diversi tra di loro che traevano la loro origine da settori

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propria attenzione a due essenziali fattori: dare all’insieme della mostra quella unitarietà che poteva derivare soltanto da un lay-out dovuto alla

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illustrare una esclusiva tendenza (come quella cinetica nella mostra di Endhoven o quella dell'assemblage al Museum of Modern Art di New York) o

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Castellani, Alviani, Bonalumi e Scheggi. La sala del primo - certo la più pura, la più assoluta, nel suo candore, e la più controllata della mostra

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In una mostra come questa, che aveva voluto ospitare i principali filoni dell’arte contemporanea, non poteva mancare una tendenza che potremmo

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artistica del panorama audiovisivo italiano; e dico a bella posta «audiovisivo» giacché questa mostra - al di là della pittura - vuol esprimere l

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Ecco perché non si è voluto né ripetere una mostra di «ambienti» come quella - per molti versi così fortunata - di Foligno, né limitarsi ad un

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operazioni) ideate per «durare» almeno quanto la durata della mostra e - pur nella loro effimericità - tali da conservare la caratteristica di costruzioni

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«occultamenti» - mostra un interessante e suggestivo esempio di integrazione plastico-luminosa.

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codesti principi. Ebbene la mostra attuale ci permette di toccare con mano la fallacia di entrambe le posizioni: non sarebbe giusto ignorare, oggi, gli

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Introduzione alla mostra «Al di là della pittura», San Benedetto del Tronto 1969.

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considerare iniziata colla grande mostra di scultura internazionale organizzata dal Guggenheim Museum di New York nell’ultimo scorcio del 1967.

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questo dopoguerra; e le ragioni ne erano, in fondo, già implicite nella mostra di New York. Quale era infatti l’aspetto più impressionante di questa

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visuale dovesse ormai seguire l’impostazione che nella mostra resultava evidente.

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Perché, in fondo, la mostra di scultura del Guggenheim aveva già in sé i germi di quelle rivolte che in seguito dovevano esplodere, rendendo così

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Se nel caso della Biennale veneta le proteste degli artisti e degli studenti si levavano giustamente contro l’arretratezza dello statuto della mostra

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) faceva sì che la mostra veneta non assolvesse più al suo compito di rassegna di punta per l’arte d’avanguardia internazionale.

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’artista e da parte del mercante la prassi di ricorrere alla produzione di opere moltiplicate e seriabili: i cosiddetti «multipli». Una grande mostra «Ars

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«giovane critica» ad Amalfi (organizzata da Marcello Rumma con una mostra ordinata da Germano Celant) è stata tra le più esemplificative di questa

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Certo una mostra come quella, ad esempio, di Uncini (all’Annunciata) o come quella di Marotta (alla Nieburgh) sembrano indicare, la prima, un

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nella recente mostra di Valentina Berardinone all’Ariete.

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Pur tenendo conto di alcune evidenti incongruenze (assenza di alcuni artisti di primo piano, presenza di figure minori e non necessarie) la mostra

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strutture primarie che dominarono la grande rassegna di Kassel o la mostra del Guggenheim, dall’altro una decisa volontà antiformale e situazionale come

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La mostra romana ha rappresentato inoltre l’ultima di una serie di manifestazioni svoltesi precedentemente in zone periferiche come Foligno, San

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Vorrei, dunque, concludere affermando - contro i detrattori della mostra che hanno parlato spesso in nome di arcaici movimenti neorealisti, o di

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Gli undici artisti scelti per la mostra di Dortmund, invece, mi sembrano tutti esattamente delineati nei loro intenti e hanno tutti dietro di sé una

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Nell’ordinare questa mostra all’Ostwall Museum, perciò, ho creduto preferibile di limitare la mia scelta a quegli artisti che - pur essendo tra gli

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una mostra «storica» ma una decisamente attuale e sincronica.

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Un ultimo cenno all’unico «scultore» (in senso tradizionale) presente alla mostra (per quanto le opere di Ceroli, di Bonalumi, di Del Pezzo, di

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Introduzione al catalogo della mostra «Elf Italiener Heute», Dortmund 1971.

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più a fondo s’è interessato all’arte elettronica e che ha organizzato all’Ica di Londra nel 1969 la grande mostra «Cibernetic Serendipity» dove erano

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Nel caso di Cioni Carpi, la coesistenza di un film, d’una sequenza fotografica accompagnata da testi «ermetici», ci mostra il progressivo

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celui de l’image rationelle» usando cosi un codice monosemico che permetta la trasmissione più completa e sicura, mostra effettivamente una notevole

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altre presenti a questa mostra e che appaiono necessariamente sbiadite e incerte. Eppure bisogna almeno ricordare - perché il panorama di questa

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’istantaneo (questa però non legata al materiale ma al «segno» e al «gesto») è quella d’un Mathieu (non presente alla Biennale ma di cui una mostra

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In catalogo della mostra «Concretismo», Firenze 1964.

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prima mostra importante del Gruppo T che segna l’inizio d’una stagione d’intensa attività in questo settore da parte dei giovani ricercatori italiani.

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fornire un’analisi della situazione effettiva in cui si dibattano le arti visuali ai nostri giorni tenendo conto di quanto la mostra veneziana ci

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; corrente, codesta, che, con ogni possibile riserva, è tuttavia oggi ancora viva e avrebbe dovuto essere ampiamente rappresentata a questa mostra

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In una mostra (ordinata con appassionata e scrupolosa cura da Arturo Schwarz) possiamo ammirare oggi per la prima volta tutti i ready-made che

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