Il divenire della critica
Ma cerchiamo ora di analizzare un po’ più minutamente la serie dei «buchi» e dei «tagli».
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contare, come quelle di Kelly che consistono in una nuda superficie colorata timbricamente e variamente ma elementarmente sagomata il cui valore viene a
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Ma oggi - a questa importante vernice d’una delle maggiori mostre internazionali di scultura organizzate in questo dopoguerra - scontata ormai la
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, percettiva? - con la loro ambientazione: cosi ad esempio Barnett Newman dinnanzi al Seagram Building. «Merito del Seagram», si dirà, ma non è esatto
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Che la semiotica e lo strutturalismo siano divenuti negli ultimi tre o quattro lustri dei fenomeni «di moda», è ben noto, ma anche di questo non
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Ma esistono altri «parametri» nella scultura d’oggi oltre a quelli dei materiali nuovi (che, oltretutto, non sempre giovano agli artisti, come ad
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solo in Italia ma nel resto del mondo? Forse all’abolizione totale d’ogni opera «dipinta» e «scolpita» secondo i canoni tradizionali?
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preesistenti né con quelle adiacenti, ma costituissero ognuna delle unità a sé stanti e indipendenti, parve opportuno agli ordinatori di rivolgere la
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La sala di Bonalumi, invece, pure monocroma ma d’un colore blu elettrico, s’intitolava Blu abitabile appunto a sottolineare la sua qualità di spazio
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Altri due artisti romani (ma il primo milanesizzato), Simonetti e Baruchello, sono tra i rappresentanti più tipici di questa tendenza. Baruchello
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E, del pari, uno «spettacolo», ma questo realizzato volontariamente con l’intervento della meccanica, è quello di certe opere del livornese
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Dicendo «disimpegno» ho inteso ovviamente richiamarmi a motivi squisitamente politici ma anche, subito, controbattere gli stessi. Si è parlato molto
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constatare che anche col più totale disimpegno l’arte rischia di prendere vie sbagliate e di correre pericoli diversi ma altrettanto gravi.
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Darò un esempio che potrà suonare triviale, ma che è comunque caratteristico della situazione attuale: nessun artista, o quasi, quest’anno presentava
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soddisfare alle richieste del mercato mettendo a punto oggetti che abbiano alcuni requisiti tecnici ed estetici quanto più possibile inediti ma comunque
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dedicatisi ultimamente a strutture primarie) non siano o non possano essere di notevole pregio; ma quello che evidentemente dimostrano è il loro dover
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delle forme d’arte programmata, cinetica, strutturale, da realizzarsi attraverso metodi industriali e seriali, ma solo a patto che questo non porti alla
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sé stanti (come «quadri» o «statue») ma come opere che s’integrano a vicenda attraverso un gioco speculare di ambiguità percettiva.
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Ecco, dunque, che solo dal continuo incontro, dal conflitto, ma anche dall’osmosi, tra «naturale» e «artificiale», tra «tecnologico» e «fantastico
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consumistica; e inoltre della ricerca di nuove sollecitazioni, questa volta basate non sull’industrializzazione del medium ma sulla «povertà» dello
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, e persino le azioni pseudoteatrali del suo Zoo. Non più dunque il «quadro» e la «statua», ma neppure l’environment, e neppure la macrostruttura
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mercato artistico ma addirittura il «supermarket». Guai, però, se alla fase autopunitiva si sostituisce una fase mercificante e consumistica quale può
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per molti versi di alto livello artistico; ma come, per contro, sia proprio il momento attuale - in Italia e all’estero - ad essere e ad apparire
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Ma, dopo l’incerto periodo tra le due guerre - quando gli influssi europei ancora dominavano rinfocolati appunto dal massiccio apporto dei fuggiaschi
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Tali immagini non sono soltanto di natura visiva ( visual thinking)1, ma possono essere immagini tattili, bariestesiche, stereognosiche, prossemiche
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Ma non è certo solo un’impostazione geografica e etnologica che ci ha guidati nella scelta di questi artisti. Un altro parametro di cui occorreva
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Il fatto dunque che la metodologia semiologica si sia cosi ampiamente diffusa, nell’esegesi dell’opera d’arte non solo letteraria ma visuale, mi
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E anche: azione nel e sul paesaggio senza nessun apporto estraneo, ma tale da togliere al paesaggio la sua «naturalità».
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futuro, ma significa comunque la possibilità d’un confronto diretto e d’un diretto rifiuto. Il che prima d’ora non era possibile.
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Che poi il video-nastro abbia un’immensa possibilità nel campo didattico è cosa evidente: non solo come mezzo di attivo «passivo» ma come mezzo
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estrapolazioni quanto mai complesse, partendo da un singolo segno, da una linea, da una figura geometrica; ma era possibile far realizzare dalla macchina delle
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Ecco perché, se l’uso del computer potrà essere prezioso e persino indispensabile per moltissime realizzazioni, non solo scientifiche, ma
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concettuale ma che rischiano al tempo stesso di venir sommersi da un’eccessiva anoggettualità.
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alle tradizionali categorie istituzionalizzatesi nel corso dei secoli (quali: «pittura», «scultura», «architettura», «musica»), ma che invece si diano
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al Museum of Modern Art di New York dello scorso anno ha segnato non la sua fine, ma la sua glorificazione e insieme la sua imbalsamazione. Un
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Non a caso l’arte concettuale si è infiltrata nel nostro paese attraverso la porte étroite dell’arte povera. Ma, se l’arte povera rimaneva in buona
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il discorso attorno a certi nuovi linguaggi artistici e hanno riportato l’attenzione, anche del grosso pubblico, su alcuni fenomeni interessanti ma
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Proprio oggi che il balletto è in declino (l’ormai stucchevole balletto sulle punte, ma anche molti dei più moderni balletti espressionisti e
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Non solo, ma la sistemazione storica degli eventi e il loro articolarsi e concatenarsi muta ampiamente a seconda che si tratti di eventi artistici
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«povera», perché basata spesso su materiali rozzi, scarni, antiedonistici, ma in realtà sottoposti ad un’identica sete feticistica di tutti gli altri
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quel tanto di plastico che il colore non saprebbe dare); ma oltretutto ha saputo fondere pittura e scultura in una forma visuale che Fontana stesso
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Ma, prima di passare a considerare le altre tendenze e le altre personalità di rilievo, vorrei soffermarmi su quello tra i nostri pittori che ha
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La pittura di Rothko costituisce un limite (come a suo tempo quella di Mondrian) ma anche un inizio: l’inizio d’un nuovo tonalismo. Dopo cinquant
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Il discorso non regge invece per il padiglione inglese dove quest’anno è presente - accanto all’ottimo ma ormai cristallizzato incisore Hayter - un
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Ma una volta spazzata via (per quanto sia ancora ben lungi dall’esserlo del tutto) questa pseudoarte veristica, era più che logico veder
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pigmenti e di materie, il primo ad aver saputo rivalutare il colore «tonale» dopo l’eccesso di timbrismo della prima metà del cinquantennio). Ma, intendo
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geometrico (ma non di piattezza e campitura del colore), di assoluta assenza d’ogni figuralità, non solo, ma d’ogni compiacimento pittoricistico, tonale
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’istantaneo (questa però non legata al materiale ma al «segno» e al «gesto») è quella d’un Mathieu (non presente alla Biennale ma di cui una mostra
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via a molte delle manifestazioni dell’odierna pop art americana e anche europea. Ma quello che differenzia Tilson dai pop americani, da quelli
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Ma un altro fatto merita d’essere meditato e soppesato: il rivolgimento avvenuto, in così pochi anni, nella sostanza stessa del «gergo» critico e
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