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eventi, lo Schein dei processi, piuttosto che ad essere esse stesse processualmente pregnanti; e, in definitiva, a costituire piuttosto una
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invaso del Guggenheim resulta del tutto improprio al suo compito: da presso lo spazio manca, da un capo all’altro del diametro d’ogni girone lo
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O forse - davvero - ogni opera di scultura ormai dovrebbe avere il suo environment, il suo ambiente peculiare? (Lo prova una mostra di scultura all
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Ebbene, l’impatto prodotto dalla macchina rudimentalmente operante di Tinguely è molto decaduto se lo si confronta a quello di alcune sue primissime
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Che la semiotica e lo strutturalismo siano divenuti negli ultimi tre o quattro lustri dei fenomeni «di moda», è ben noto, ma anche di questo non
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al «bel colore», all’impasto, al gusto della materia in pittura, alle patine, alle corrosioni, alle ruggini, in scultura. Lo straccio e il catrame di
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a zone tattili, che venivano a sollecitare, in certo senso, lo «schema corporeo» del visitatore.
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con lo spazio reale, creando un effetto di ambiguità percettiva.
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Altrettanto si può dire, in parte, della sala di Mattiacci che, mediante l’introduzione entro lo spazio d’un lungo budello in alluminio smaltato e
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realizzabile se non con estremo artificio (mentre lo è molto di più nel caso dell’architettura proprio per la sua particolare natura progettativa e
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Di cosa corre alla ricerca l’artista (o l’operatore estetico che dir si voglia)? di esprimere «qualcosa di nuovo» che lo possa distinguere dalla
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, con ogni probabilità, la vis formativa insita nell’uomo da sempre non può essere trattata con lo stesso strumentario con cui si può condannare o
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lineare, macchie, ecc.), e prima di tutto lo stesso colore, «ne se laissent en aucun cas déclarer au titre de signe, ni même d’unité», potremo
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consumata prima ancora della sua messa in opera. Lo stesso si può affermare dell’ambiente di Panseca dove l’elemento fluido, luminoso e sonoro
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Mattiacci, di Merz e di Mondino, infatti, è basata tutta sulla volontà di dare al fuggevole apporto d’un concetto una pregnanza fisica che lo caratterizzi e
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Non pretendiamo di aver offerto con questa rassegna un panorama completo di quanto sta verificandosi oggi nell’ambito dell’arte visuale italiana: lo
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consimili esperienze straniere) non si discosta dall’inevitabile atmosfera «da museo» che questo genere di presentazione comporta. E lo stesso, ovviamente
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Piacentino, che, da un lato ha demistificato l’aspetto meccanomorfo della nostra cultura tecnologica, dall’altro ha sfruttato i valori ludici e lo
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possibile in condizioni abnormi allucinatorie, paranormali), non è escluso che lo possa divenire in un futuro in condizioni telepatiche o attraverso
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È ancora troppo presto per decidere se l’arte concettuale costituisca davvero un’espressione artistica destinata a soppiantare le altre. Non lo
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mescolanza e di collaborazione dei diversi media artistici - come lo provano, del resto, alcune esperienze già realizzate in Italia da musicisti (Bussotti
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’instaura tra l’immagine presente sul video e lo spettatore. Questo legame è impossibile nelle altre arti visuali, ed è molto ridotto persino nel cinema
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qualsiasi informazione inserita nell’elaboratore può venir realizzata visualmente dopo che lo stesso avrà analizzato ed esplorato i dati che gli sono
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architettoniche, urbanistiche, di disegno industriale, noi crediamo che lo stesso debba essere limitato e circoscritto nel caso di opere pittoriche, scultoriche
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Lo svincolamento di molte di queste opere (come di quelle di parecchi dei più noti artisti concettuali statunitensi) da ogni incarnazione entro
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’apparenza «artistica» non lo siano in realtà.
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Berardinone, che ha trasposto nel suo filmato alcuni elementi già da lei sperimentati nell’azione diretta: lo sgocciolamento d’un liquido lungo un piano
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Lo stesso ricorso oggi così frequente a schemi semiologici, di cui abbiamo spesso discusso, è una riprova della tendenza al progetto cui sopra
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, usandolo come supporto all’opera d’arte. Non solo, ma lo stesso pubblico si è avvezzato ad una operazione analoga, confondendo ancora di più le sue idee in
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premonitori d’un prossimo ritorno a una diversa oggettualità. Di quale natura questa sia per essere, lo vedremo - se lo vedremo - nei prossimi anni.
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Un esempio molto curioso e significativo di questa nuova teatralità plastico-musicale-mimica lo si è avuto di recente con una rappresentazione dell
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approccio sincronico presenta per lo studio dell’arte (e del linguaggio verbale) e per lo studio della filosofia. Mi sembra ovvio, infatti, che per la
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Si consideri inoltre il tanto discusso problema dello stile. È noto che il cosiddetto «stile d’un’epoca» (e anche, sotto certi aspetti, lo «stile d
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Un’idea metastorica del «Bello» quale veniva proposta da Hegel (e che lo stesso Marx in parte sembrava accettare, almeno nella nota affermazione: «è
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La storia dell’arte potrà allora essere identificata con la storia della filosofia? Non lo credo; anzi credo che non si debba neppure accomunare
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, non è da oggi che si ribadisce (e non lo si farà mai abbastanza) la «non-normatività» dell’estetica e delle sue «leggi»; e la - per contro - assoluta
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giudicare il passato. Ce lo insegnava già David Hume, quando accennava ai grandi errori che si possono fare giudicando col metro odierno gli eroi omerici o
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simbolizzazioni figurative, che non troviamo in nessuna forma d’arte occidentale e neppure estremorientale (la particolare spazialità bidimensionale, lo
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disinteressati, e opere d’arte non più fatte soltanto per il mercato e per lo scambio.
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discostano alcuni degli altri scultori qui presenti come Somaini, Ghermandi, Consagra, Lardera, l’austriaco Hoflehner, lo spagnolo Ferrant, l’olandese
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, atmosferico, è certo un fatto positivo. Come lo è lo studio delle trame, delle interferenze di luce e colore, che può permettere la strutturazione d
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Biennale. E intendo riferirmi all’opera d’un pittore come Burri (e in parte come lo spagnolo Muñoz, e come quelle dello scultore jugoslavo Džámonja, o
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precedenti l’età barocca. Con lo svincolarsi dell’arte dalla religione, dal mito, dal rito, si è reso sempre più necessario un suo ri-ancorarsi a
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E lo stesso discorso vale per gli «auguri» in rame di Dominguez, o per i delicati e sapienti collages di Mesens.
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Nonostante ogni dichiarazione anticonformistica, accade che lo studioso e il critico, ormai incasellati nella nicchia d’un determinato settore
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» nella consueta e trita accezione del termine. Come dice lo stesso Duchamp (citato nel saggio che Schwarz premette al catalogo): «The choice of these ready
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Fontana o il Porte-chapeau sono molto ma molto diverse dalle odierne (come lo sono nel caso del famoso ferro da stiro chiodato di Man Ray ecc
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potevano non esserlo quando si consideri il potere, lo strapotere, delle misteriose forze che si celano nella direzionalità dell’inconscio, anche in
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Lo sforzo e l’impegno maggiore che s’impone a chi visiti le numerose sale e i diversi padiglioni (sia detto subito a titolo di cronaca: i migliori
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Ma che la presenza degli oggetti non sia, d’altro canto, per nulla necessaria o indispensabile, lo dimostrano le molte opere prive d’ogni
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