Il divenire della critica
secolo: attraverso un netto rifiuto del «quadro da cavalletto», attraverso la proclamazione programmatica d’una necessaria emancipazione dell’arte visuale
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Come dovrà essere inteso, allora questo fenomeno al quale la critica nuova ha dato sinora così poca importanza? Credo che questo sia uno dei tanti
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Ma oggi - a questa importante vernice d’una delle maggiori mostre internazionali di scultura organizzate in questo dopoguerra - scontata ormai la
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Forse, tutto sommato, un po’ frustrata, per la sua definitiva rinuncia al «bel pezzo», per la sua sempre maggior tendenza ad architettonizzarsi, per
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Castellani, Alviani, Bonalumi e Scheggi. La sala del primo - certo la più pura, la più assoluta, nel suo candore, e la più controllata della mostra
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Di tutt’altro genere La gabbia di Mario Ceroli: sorta di labirinto in rete metallica, entro cui il visitatore veniva ad essere insinuato fino a
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La sala di Bonalumi, invece, pure monocroma ma d’un colore blu elettrico, s’intitolava Blu abitabile appunto a sottolineare la sua qualità di spazio
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Secondo Damisch peraltro la coesistenza di elementi di natura iconica e indexicale e di dati propriamente simbolici, fa sì che sia la lingua
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La situazione dell’arte visuale, nel momento storico che stiamo attraversando, si trova ad essere particolarmente complessa proprio per la necessaria
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Oggi, dunque, tra l’opera ancora artigianale, tra il «quadro dipinto», la «statua plasmata» e la «struttura primaria» o il «multiplo» eseguito in
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necessitano d’un contatto immediato col pubblico come la poesia visiva, il teatro, la grafica, la moda...
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’opera di Warhol sia già presente e compiuta prima ancora d’esser stata immaginata: spenta la libera autonomia dell’immagine in seguito all’intervento
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Mentre - attraverso l’utilizzazione di nuovi media tecnici (perspex, plexiglas, alluminio) - altri artisti come Alfano e La Pietra riescono a
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Introduzione alla mostra «Al di là della pittura», San Benedetto del Tronto 1969.
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La presenza d’una netta e prepotente affermazione di opere rientranti in quel settore che va ormai sotto il nome di «strutture primarie» e di
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impressione per la loro brutale potenza, la loro perfezione tecnologica, la loro linda rifinitura, e - diciamolo pure - la loro scarsa fantasiosità. E
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Anche limitando il nostro discorso all’Italia possiamo ricordare quanto è accaduto a Milano contro la Triennale, a Venezia contro la Biennale, a
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= povera arte! Senza dire, poi, che, tradotto in altra lingua di diversa struttura sintattica dell’italiano, dove la collocazione dell’aggettivo sia
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Certo una mostra come quella, ad esempio, di Uncini (all’Annunciata) o come quella di Marotta (alla Nieburgh) sembrano indicare, la prima, un
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Ricordo le annotazioni che ebbi a tracciare dopo un primo soggiorno a New York negli anni cinquanta. Era la prima volta che mi trovavo a confronto
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La prima corrente, che in Italia ebbe una rapida e precoce fortuna con il formarsi dei gruppi d’arte cinetica (Gruppo N, e Gruppo T) e di arte
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Nel caso di Bonalumi la ricerca si è venuta ampliando negli ultimi anni per una progressiva plasticizzazione dell’oggetto, che, da bidimensionale, si
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quelle dei futuristi, dei cubisti, erano sembrate già lontane da certi ideali estetici. Ma, in un secondo tempo, la critica della Reine Sichtbarkeit, e
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Occorreva, allora, escire dal chiuso degli studi e delle gallerie e aggredire direttamente la natura. E per far ciò erano necessari due fattori: 1
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Questo fatto non costituisce ancora la presenza d’un dialogo tra creatore e spettatore, tra emittente e ricevente, come sarebbe auspicabile per il
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Nel caso del video-tape, invece - anche se in apparenza la sostanza è eguale a quella di molti film «underground» - ci troviamo di fronte ad un caso
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Un’altra particolarità che emerge nel caso del video-tape è l’embricazione dei diversi codici linguistici di cui ci si può servire: la presenza cioè
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più a fondo s’è interessato all’arte elettronica e che ha organizzato all’Ica di Londra nel 1969 la grande mostra «Cibernetic Serendipity» dove erano
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rispecchianti la nostra epoca (guerre, lotte di classe, prigionia, tortura...) ma l’utilizzazione di temi socio-politici (o anche scientifici
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la sua «negativizzazione», dimostra quante nuove dimensioni ci siano offerte in questo caso. Quando, per fare un altro esempio, Ketty La Rocca si vale
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Sta di fatto che la crisi dell’oggettualità, e la parallela spinta verso l’anogettualità e la concettualizzazione dell’arte visiva, sono dei segni
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Il rifiuto dell’oggetto, la constatazione di quanto repugnante sia o possa essere la mercificazione di qualsivoglia fenomeno, fa sì che si debba
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La storia dell’arte dovrebbe consentire una fruizione più completa di quella basata su puri dati istintuali, su più o meno «congenite» facoltà
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Da questo, però, a giudicare la storia dell’arte come assimilabile e sovrapponibile - tout court - ad una storia della filosofia, ci corre. Il
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distingue gli indirizzi artistici passati e attuali in tre grandi categorie: polisemici, pansemici, monosemici1, riservando la prima categoria alle
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particolarissima (ma non perciò meno alienabile) merce che è l’arte. Ed ecco, allora, che la critica non può non appuntarsi, da un lato, sull’effetto
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La XXX Biennale avrebbe dovuto forse essere, nell’idea di molti, specie di coloro che avevano da lungo tempo preparato la campagna pubblicitaria
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nell’affermare che questo fatto ha la sua importanza: il legno combusto, il cencio, il frammento di lamiera, questi relitti di una civiltà meccanizzata
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Qual è, allora, la funzione del critico; e, soprattutto, possiamo ammettere che ne abbia una?
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Si consideri, ad esempio, un artista come Atanasio Soldati, già militante tra le due guerre nell’area metafisica, e che con la sua opera successiva
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sono in parte crollati a contatto con molte nuove forme artistiche degli ultimi anni: la Storia e la Tecnica. Fino a qualche tempo fa, queste due
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L’altro grande piedistallo d’ogni attività critica era la conoscenza tecnica, la dotta cognizione di tutte quelle norme specifiche che sono a base d
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negativi: positivi, per la «scoperta» e la messa in valore di tutto un vasto panorama oggettuale che ci circonda e di cui siamo partecipi; negativi, per
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L’uso dei «giochi di parole», dei puns, delle paronomasie, della polisemia in genere, è frequentissimo in tutte queste opere e ne costituisce anzi la
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. L’oggetto «vale» (o non vale) per le sue caratteristiche formali e per la sua efficacia simbolica (d’una situazione, d’un costume, d’un consumo di
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La reazione doveva essere pronta e concorde: si videro tosto sorgere qua e là i diversi esperimenti che miravano a restituire un significato (una
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, Guerreschi, Baj, per l’Italia, Lucebert per il Belgio, Juana Frances per la Spagna, e via dicendo), interessanti e «accettabili» le une come le altre. Credo
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Ma che la presenza degli oggetti non sia, d’altro canto, per nulla necessaria o indispensabile, lo dimostrano le molte opere prive d’ogni
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, senza, con questo, neppure giungere a scalfire la polpa viva dell’opera d’arte; considerando la stessa alla stregua dei cibi cotti e crudi (alla
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Nei capitoli di questa raccolta ho cercato di non lasciarmi prendere la mano da mode critiche e tecniche, anche se mi sono valso di alcuni accenni
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