Il divenire della critica
Una delle tante battaglie che si cercò di promuovere, a principiare dagli anni dell’immediato dopoguerra, su su fino agli anni sessanta, fu quella
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Fontana fu, tra i primi in Italia a tentare di svincolare la scultura da una figuralità naturalistica, forse influenzato in parte dalla lezione di Arp, di
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Fu nello stesso periodo e precisamente nel 1948 che l’artista realizzò alla Triennale di Milano un immenso lampadario in tubo di neon che costituiva
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robusta e calda personalità di Fontana e a seguire più da presso il suo operare. Fu così che attorno al 1948 si venne costituendo a Milano un primo
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slivellamento atto a segnare la presenza d’una diversa dimensionalità spaziale. Fu questo, io ritengo, il periodo nel quale l’opera dell’artista
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buchi e i tagli, di tele monocrome, dipinte con colori netti e timbrici, doveva preludere a quella rivoluzione contro l’informale che altrove fu molto
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Un altro genere di applicazione dei tagli a cui l’artista si era dedicato durante un breve periodo (1960) fu quello dei «quanta». Il nome, ovviamente
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scomparsa l’attività di Fontana fu quanto mai alacre e vivace, anche per l’interesse crescente che il pubblico finalmente mostrava per la sua opera
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particolare fioritura in Italia negli anni dal 1960 al 1965. Innanzitutto ad opera di Piero Manzoni, che indubbiamente fu uno degli artisti più
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le strutture primarie e la minimal art. Ma - ed è questa credo la vera prerogativa dell’arte di Fontana - egli non fu mai prigioniero di una
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il desiderio di vederle realizzate. E fu ancora con ammirata meraviglia - anche se venata di lieve delusione - che alcuni anni più tardi (attorno al
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questa tendenza - intendo: Franchina - fu tra i primi a far uso di lamiere verniciate, tipo-carrozzeria-d’automobile, almeno una quindicina d’anni or
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Triennali del dopoguerra, fu Lucio Fontana che, con la sua gigantesca struttura in tubo luminoso al neon inserita in un vastissimo ambiente della
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Un successivo tentativo di Fontana di creare un vero e proprio ambiente spaziale fu compiuto nel 1951 con il suo Ambiente nero presso la Galleria del
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E, infatti, fu quanto si verificò in realtà: era prevedibile ad esempio, che degli artisti cinetici come Colombo, Boriani, De Vecchi, e i Gruppi N, T
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Questo significa dimenticare che la ragion d’essere di quella indefinibile e tuttavia indispensabile attività che per tanto tempo fu definita
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’esibizione di opere d’arte concettuale (o povera) come fu il caso per quella di Amalfi (e più recentemente per quella alla Kunsthalle di Berna), giacché
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tangibili e agibili e non di mere «idee» inespresse o espresse solo allusivamente come fu il caso per molte recenti opere d’arte concettuale e antiformale.
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corso e che per contro fu disertata dalla maggior parte dei poeti e dalla metà degli artisti invitati).
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. Un’altra mostra che era sorta con analogo intento eversivo e rivoluzionario fu quella dell’arte povera allestita da Celant ad Amalfi. Anche qui non
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dalla Germania e dagli altri paesi contagiati dal nazifascismo - fu la volta, finalmente, dell’action painting. A questo punto le cose presero a
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apparvero le prime riproduzioni di artisti pop e le prime mostre di Rauschenberg, Jasper Johns, Oldenburg, ci fu subito chi parlò di neodada (anzi per
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artistiche che si possono far rientrare tutte in quella che fu definita minimal art (con la sua esacerbazione nelle strutture primarie) e che vide opere come
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post-painterly abstraction (Stella, Morris Louis, Olitski, Noland, ecc.) che in questo modo verrebbe a perdere quel marchio di autonomia che gli fu
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Milano, ebbero a risentire (assieme al loro amico e collega Piero Manzoni) dell’influsso di Lucio Fontana che fu l’iniziatore della corrente «oggettuale
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espressioni del folklore artigianale, dall’altro ad un mondo magico quale fu quello della cosiddetta «pittura metafisica» di De Chirico. È a quest
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potremmo così riassumerlo: un tendere verso la «bellezza formale» che fu da sempre un impulso innato del temperamento italico (Castellani, Bonalumi
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nuove forme artistiche basate su materiali di solito trascurati perché «non estetici», ma carichi di inedite qualità espressive. Fu così che il gruppo
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Quella che un tempo fu l’arte dei giardini, dei parchi, l’urbanistica estesa al verde oltre che alla pietra e al cemento (e si pensi a Ebenezer
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accette o meritorie da un punto di vista estetico e sociale. È un discorso analogo a quello che fu fatto a suo tempo a proposito di certe macabre
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«storicamente» deve essere sottoposta al vaglio di precise e approfondite conoscenze tecniche, scientifiche, filologiche, riguardanti l’epoca in cui fu
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gonfia di quella forza inventiva che in lui fu necessaria liberazione dall’incendio d’una vita bruciata, mentre per i suoi molti imitatori non è che
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E, del resto, non fu commercializzata e disputata anche l’arte di tempi remoti? Forse la pittura e la scultura stanno vivendo con un certo anticipo
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realtà del mondo esterno che, in definitiva, deve considerarsi come limitata ad un breve periodo di poche centinaia d’anni, alla stessa stregua di come fu
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Fu questo, del resto, l’abbaglio di molti surrealisti «accademici» (come Dalì) e di realisti altrettanto accademici; ed è sintomatico che persino
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fu dato il nome di estetica. (Solo a partire dal 1750, anno della pubblicazione dell’Aesthetica di Baumgarten, come è noto). Perché prima d’allora l
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Quando, nel 1948, fu fondato a Milano - da un gruppo di quattro artisti: Soldati, Munari, Monnet, Dorfles - il Movimento per l’arte concreta (Mac
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Non solo, ma il Mac fu forse il primo movimento artistico dove - specie per l’azione svolta in esso da Munari e da Monnet — si presero, sin da allora
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quel periodo l’uso di forme geometriche e squadrate dai colori timbrici e netti — fu tra i primi a precorrere - nel successivo periodo dei suoi «archè
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Ho lasciato per ultima l’opera di Gianni Monnet, che fu il vero animatore del movimento e che - prematuramente scomparso - non ha potuto lasciare una
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scultrici di derivazione futurista, che fu pronta ad accogliere le nuove tendenze costruttiviste della plastica concreta; Mario Nigro, che - nella
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Dai primi ready-made di Duchamp (il primo fu il famoso portabottiglie metallico del 1914 «firmato» dall’artista senza altra modificazione) ai primi
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mediante un meccanismo elettrico. In una mostra alla Galleria dell’Annunciata (1952) fu tenuta una rassegna dove erano presentati altri pezzi più o
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Munari fu senza dubbio l’artista che con più continuità prosegui le ricerche cinetiche (associate a quelle sull’arte moltiplicata, e a quelle più
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non può che rallegrarci. Ricordo ancora quante lotte fu necessario promuovere, una ventina d’anni or sono e anche meno, per persuadere (o non
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, Castellani, Soto, sono ormai molto lontani da quella che fu la pittura d’un Mondrian, d’un Bill, d’un Vordemberge. La loro è quasi sempre un’arte basata
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realisti quasi sempre furono e sono (nei casi migliori) degli espressionisti (ce lo insegna Guttuso). Quelli la cui aderenza alla realtà fu più
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