Il divenire della critica
Dedicare a Fontana e alla sua « scuola » un capitolo di questo volume non è certo eccessivo quando si siano identificati gli autentici confini del
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argentino, durante il quale l’artista, assieme ad alcuni suoi discepoli, giungeva alla pubblicazione del suo famoso Manifiesto Blanco del 1944.
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che si sarebbero rese autonome attorno agli anni sessanta. Tuttavia già nel periodo che seguì la creazione dell’ambiente spaziale alla Galleria del
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una strutturazione plastica, volumetrica. Mentre la qualità di «segno» del singolo foro o della serie degli stessi si riallaccia alla particolare
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Solo nell’ultimissima stagione della sua opera (quando, in seguito alla malattia Fontana preferiva non affaticarsi a dipingere) abbiamo una serie di
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seguito alla presenza di anomalie del mezzo tra l’occhio e la cosa o in seguito alla modificazione dell’organo di senso, Husserl aggiunge: «Se guardo
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materiali e mirando solo alla creazione di archetipi formali che non abbiano alcun riferimento con gli aspetti del mondo esterno). Così inteso il
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»: oggetti in materie plastiche che, nella loro sagoma, arieggiano elementi della natura: alberi, nuvole) mirano alla creazione di elementi fattualmente
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entrambe le tendenze artistiche: quella decisamente rivolta alla serie, all’iterazione e alla realizzazione di tipo industriale, e quella ancora
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facente capo alla grammatica generativa-trasformazionale chomskiana (condizione, questa, che è stata già rilevata, a suo tempo, da Christian Metz a
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possibilità di modulatrici spaziali, non limitando la loro efficacia alla semplice superficie della tela o alla tridimensionalità plastica e «solida» del
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propria attenzione a due essenziali fattori: dare all’insieme della mostra quella unitarietà che poteva derivare soltanto da un lay-out dovuto alla
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Un altro artista che si limitò alla costruzione d’uno spazio stereometrico senza nessuna diversa sagomatura, e - in questo caso - senza nessun
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nuovo risveglio di produzioni artistiche che riportano pittura e scultura alla loro matrice manuale e gli conferiscono ancora una volta quella
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Di cosa corre alla ricerca l’artista (o l’operatore estetico che dir si voglia)? di esprimere «qualcosa di nuovo» che lo possa distinguere dalla
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capitale, al mercato, alla «borghesia», in nome d’un’utopistica lotta che crede, abolendo il prodotto, di colpire il consumatore e di redimere l’opera
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Hegel, sbandierando una «morte dell’arte» che il filosofo avrebbe pronosticato e rivolto proprio alla nostra arte, mentre, invece, egli semmai la
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delle forme d’arte programmata, cinetica, strutturale, da realizzarsi attraverso metodi industriali e seriali, ma solo a patto che questo non porti alla
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or sono vide il trionfo dell’arte gestuale, segnica, informale, dell’action painting, di tutte quelle forme ancora legate all’azzardo ed alla
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di fronte nei vari settori espressivi. Per questo non era opportuno rinunciare alla presenza di alcune almeno tra le più singolari espressioni
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lo fissi, mentre per Nespolo la ricerca di quella che definirei «metafora visuale» è alla base del suo più recente operare; come lo è, del resto, per
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Introduzione alla mostra «Al di là della pittura», San Benedetto del Tronto 1969.
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coerenza degli altri rifiutato di partecipare alla Biennale di Venezia, abbia addirittura preferito rinunciare - almeno temporaneamente - alla
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appese alle pareti, ogni artista presentava delle azioni o delle situazioni. Si potè assistere così alla Cancellazione d’artista di Tacchi, alla foresta
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Di questo fatto si accorsero del resto parecchi artisti che, invitati alla rassegna fiorentina «Situazione 68», in parte preferirono non partecipare
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ultimissimi tempi si sono affacciati alla ribalta.
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e scarna, la situazione ironica e a un tempo esacerbata, in cui si trova oggi l’artista di fronte alla sua opera.
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umori e scoperte, mutate dall’antico dada (Duchamp in quegli anni aveva visitato spesso Milano in occasione di sue mostre alla Galleria Schwarz e della
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ricondurre al progetto senza oggetto, ossia all’ideazione dell’elemento progettuale che non giunge, e addirittura non intende giungere, sino alla
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Purtroppo, come è stato ripetuto fino alla sazietà, il frutto più succoso e più ambito dalla nostra società è proprio il Kitsch, e una volta
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body art (perché non è rivolto alla mera esaltazione-avvilimento del proprio corpo, narcisisticamente amato-odiato), e non è neppure una banale danza
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-antropologici. Si tratta di quello che potremmo definire un approccio strutturalista della Kunstwissenschaft; ossia un approccio alla conoscenza dei fenomeni
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universalità) rispetto alla maggiore limitazione «storica» del linguaggio filosofico.
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lato: un giudizio dove il gusto torna a far capolino per operazioni più prossime al teatro, alla musica, alla danza, alla land art, dove si
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«stilistica» che, come dissi, appare molto più vicina e «sympathetica» alla nostra odierna delle altre.
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conclamate. E la cosa non deve essere presa alla leggera perché mi sembra possa preludere a un rinnovamento di molti linguaggi artistici dei nostri giorni
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diritto alla creazione autonoma e alla fruizione non feticistica dell’arte.
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entrarci con ogni probabilità fintantoché non si sarà appianata la situazione di mercificazione globale alla quale assistiamo.
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Friedman, in un capitolo del suo libretto, ipotizza un futuro (anche alla luce delle recenti crisi economiche ed energetiche) mondo povero, dovuto a
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; e questo proprio oggi che, come dissi dianzi, la pittura molto spesso è ridotta alla macchia, al dinamismo del gesto, al ritmo del «foro», alla
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pittore figurativo: William Scott, e neppure in quello jugoslavo che presenta, oltre alla robusta scultrice Jevrić, un delicato e fiabesco illustratore
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quello che ancora non accade alla musica, alla poesia e solo parzialmente al teatro e al romanzo. Sta di fatto che, nel marasma in cui ci troviamo, a
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fatto di poter scorgere in molte tele e in molte sculture una precisa volontà di rendere alla figura umana il suo «diritto d’asilo» entro l’opera
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ripresentarsi alla ribalta una tendenza verso una rinnovata figuralità.
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Burri costituisce uno degli esempi più interessanti dell’arte alla metà del secolo, d’un’arte cioè che ha lasciato dietro di sé la «bella pittura
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automatici e propriocettivi), si può constatare l’importanza che viene conferita dall’attuale pittura al gesto istantaneo, alla proiezione miocinetica
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Eppure il nuovo concretismo italiano si riallacciava, da un lato alla migliore tradizione dell’avanguardia europea (Mondrian, Klee, Kandinskij, Arp
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Il contrasto tra una volontà formativa e una volontà di distruzione formale è certamente alla base dell’arte odierna, e non solo nel caso di pittura
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La grande cesura, estetica e critica - e poietica ovviamente - avvenne un po’ dopo, attorno agli anni sessanta, quando si assistette alla prima
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, senza, con questo, neppure giungere a scalfire la polpa viva dell’opera d’arte; considerando la stessa alla stregua dei cibi cotti e crudi (alla
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