Il divenire della critica
Ho voluto precisare subito questo punto per sfatare tutta una serie di facili accuse rivolte spesso ai primi periodi dell’opera di Fontana sino circa
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esigenza avvertita da tutta «l’arte segnica» dominante in quel periodo nella pittura occidentale (si pensi ai «segni» di un Mathieu, o di un Soulages
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, è tratto dalla fisica e accenna alla teoria di Bohr e ai principî di «indeterminazione» postulati da certa fisica recente. Si tratta di alcune tele
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(come in quello di molti artisti cinetici e di altri «tecnologici») l’aspetto di trovatina delle sue opere, se da un lato le avvicina ai juke-box, ai
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quasi liberty) mi porterà ai maestri dell’ultima generazione, non posso far a meno di avvertire l’insufficienza di questa distribuzione spaziale: la
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Potrei ancora ricordare, accanto ai due ambienti basati su effetti stroboscopici di Boriani e del Gruppo Mid, un altro ambiente, come quello di De
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Ma, a questo punto, c’è un’importante premessa da fare: negli ultimi anni in Italia - specie in seguito ai numerosi incontri dei diversi gruppi
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partecipanti del gruppo napoletano di Linea Sud (Persico, Bugli) ai quali già altra volta ho accennato.
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gli eventi e gli oggetti che di volta in volta si associano fortuitamente ai personaggi già esistenti e fissi sulle sue lamine di metallo, vengono a
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Il caso di Tadini ci insegna oltretutto come ai nostri giorni sia più efficace un racconto figurato che un racconto scritto: il primo permette un
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non è chiaro è che cosa si possa opporre (sempre nel campo dell’arte) a questo stesso sistema ed ai suoi prodotti.
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Non è certo mia intenzione di affrontare qui un problema così complesso e oltretutto ancora in divenire come quello che si riferisce in generale ai
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sue pompe, ai suoi fasti, e nefasti, e quanto possa giovare, a un fine immediato, l’opporsi ad esso.
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Una delle circostanze che differenziano nettamente, ai nostri giorni, l’opera dell’artista «ufficialmente riconosciuto», stipendiato dal mercante
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mostra: quello stesso che, sotto un’altra angolatura, sarebbe risultato evidente anche nella grande rassegna dell’estate successiva ai «Documenta 4» di
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un epoca in cui la scultura (e anche la pittura dato che ormai i confini tra le due arti sono il più delle volte scomparsi) doveva adeguarsi ai metodi
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panofskiano, ci s’avvede che l’iconografia parte da un privilegiare il signifié delle immagini considerate rispetto ai signifants delle stesse, che
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di fili di Marotta, al Vento di S. E. di Laura Grisi, ai «gesti» di Giosetta Fioroni e di Prini, alle scanditure temporali di Castellani, alla
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vennero esposti in una grande rassegna insieme ai più importanti artisti statunitensi. Era il 1913 e sino a quel giorno era pacifico considerare gli
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tentativi di dripping italiani o tedeschi erano giochi da bambini se paragonati all’irruenza, alla foga, all’arroganza di quelli americani. Si pensi ai
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intrecciati [Penone], i nastri appesi sulle rocce [Dibbets]), e di vendere poi gli esemplari numerati e firmati di tali fotografie ai soliti
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rivolte ai divi dello schermo, ai teleannunciatori, con la convinzione d’essere ascoltati da costoro).
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constatare come, ai nostri giorni, non sia più possibile accontentarsi d’una critica di tipo assiologico, o di tipo meramente analogico, e come, invece
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’indirizzo opposto (soprattutto quelli della corrente «minimale»), comprende anche alcune opere musicali (si pensi ai «progetti di azioni» di un Giuseppe
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danze tribali ai movimenti ieratici e dai significati ben codificati del teatro cinese antico, delle danze sacre indiane, alle più recenti forme
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’altro applicando certi canoni derivati dal gusto di allora agli oggetti e ai prodotti di ieri).
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indietro) che non sono paralleli ai coevi eventi storici. Basti anche qui un esempio tra i mille: quello della riscoperta in epoca rinascimentale della
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). Ebbene, gli esempi di tale limitatezza fruitiva - addirittura percettiva, rispetto ai fenomeni stilistici - sono molteplici e ci permettono di
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Per una coerente interpretazione dei fenomeni stilistici e del gusto occorrerà dunque rivolgersi più che ai dati storici a quelli psicologico
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stessa costituzione appartiene innanzitutto ad un «ambito mitico» e come tale sfugge spesso ai limiti e ai parametri d’una consapevolezza storica. Che poi
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appellarci ai documenti artistici che ci sono stati tramandati; e da questi - con l’aiuto d’uno strumentario storico-esegetico - ricostruire almeno
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caratteristiche di quelle mentalità remote e a noi (o ai nostri posteri) ignote, sono solo i monumenti artistici a poterci confortare sull’esistenza d’una
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giudicare il passato. Ce lo insegnava già David Hume, quando accennava ai grandi errori che si possono fare giudicando col metro odierno gli eroi omerici o
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Mi spiego: di fronte ai sublimi resti della cultura greca, l’atmosfera nella quale ci troviamo immersi è nonostante tutto ancora greca; la continuità
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insufficiente convalida riguardo ai fenomeni artistici dei nostri giorni. Si prendano due dei fenomeni più tipici del periodo che stiamo attraversando (1970-75
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quello svizzero, accanto ai frigidi esercizi compositivi dei concretisti (Glarner, Lohse, Graeser), si diano delle personalità più drammatiche (come Moser
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, incompresa e soprattutto incapace di fruttare ai suoi creatori (se non dopo morti), si è convertita in un audace gioco di borsa, in un mercato di merce
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Un altro scultore - su cui spesso ebbi ad insistere per la sua mentalità non sorda né ai richiami degli antichi riti né a quelli dei moderni miti - è
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nettamente tanto ai giochi informali e tachisti, che a quelli (cui presto accenneremo) del «segno» e del «gesto», attraverso una più meditata ricerca dei
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, devono significare ai nostri occhi un prossimo futuro fantascientifico, oppure devono essere considerati come un’estrema ripetizione delle
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, persino tra arte visuale e poesia, che soltanto ai nostri giorni avrebbero trovato un vasto e facile sviluppo.
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alla guerra impostata sopra un più rigoroso concretismo è certo degno d’essere posto accanto ai maggiori rappresentanti della pittura concreta europea
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che dava ai suoi dipinti una tonalità d’antico affresco), dovevano costituire uno degli aspetti più puri e controllati del movimento lombardo. Più
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si dedicò attivamente ai rapporti tra arte concreta e design, Franco Basso, tosto passato nei ranghi della grafica pubblicitaria, e Gianni Bertini
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’epoca, infatti, sorge a Padova il Gruppo N e a Milano il Gruppo T, entrambi interessati ai nuovi problemi della visione e del movimento. È del 1961 la
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fornire un’analisi della situazione effettiva in cui si dibattano le arti visuali ai nostri giorni tenendo conto di quanto la mostra veneziana ci
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I due eventi non hanno probabilmente nessun addentellato: non credo che Husserl (oltretutto abbastanza indifferente ai problemi artistici dell’epoca
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Ho affermato altre volte come si possa constatare ai nostri giorni un principio di «oggettualizzazione» che si estende non solo all’uomo e alle cose
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sembrarono rivoluzionari e blasfemi (soprattutto rispetto ai materiali e alle tecniche usate: e mi riferisco ai Rauschenberg, ai Johns, ai Lichtenstein
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venuta sempre più tecnicizzando, attraverso l’acquisizione di strumentari ermeneutici un tempo ignoti ai nostri autori (come quelli di marca gestaltista
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