Il Mezzogiorno e la politica italiana
Nel programma del partito popolare italiano, fu messa sul piano politico, come affermazione fondamentale (per la prima volta in Italia) «la
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ragione nazionale, parlando sul tema «Il mezzogiorno e la politica italiana». Alla presenza di tante rappresentanze, venute dalle regioni più lontane, e
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dell'agricoltura e delle classi medie; e nel suo gioco politico pose sul medesimo piano le due forze del capitale industriale e del lavoro industriale
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Dicevo, adunque, che la pressione della finanza bancaria ed industriale sul governo e sull'indirizzo statale, non poteva riferirsi a problemi
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italianamente e anche unitario nella espressione del mio partito politico, voglia insistere sul dissidio fra nord e sud, concezione oramai sorpassata.
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. Comunque, l'azione di tali istituti è ben localizzata e poco influisce sul resto della economia nazionale e dell'orientamento statale. L'alta banca e l'alta
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Uno dei criteri fondamentali che doveva dirigere la politica dello stato italiano, fin dal 1860, doveva basarsi sul fatto che il mezzogiorno era
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dazio sul grano: vecchio errore già confutato dall'on. Colaianni. È facile dimostrare che, in rapporto alla popolazione meridionale, la produzione
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Le iniziative private, quali le nostre casse rurali e le leggi sul credito agrario fino al decreto-legge Micheli del 7 giugno 1920 — basato sui due
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questioni giuridiche sul regime di proprietà — si fecero aiutare dallo stato in tutti i modi per redimere i terreni dalla palude, renderli atti alla grande
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Un'ultima domanda: una politica del mezzogiorno così descritta, che faccia perno sul Mediterraneo, non ferirebbe gl'interessi dell'alta Italia, non
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