Il Mezzogiorno e la politica italiana
Nel programma del partito popolare italiano, fu messa sul piano politico, come affermazione fondamentale (per la prima volta in Italia) «la
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nostro continente e vinse la grande battaglia nella quale la nuova borghesia fu la trionfatrice.
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italiani. Ma mentre l'alta Italia moralmente si unificava, attirando a sé le forze del centro — per cui Milano fu detta la capitale morale — e mentre Roma
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unificazione spirituale; anzi fu accentuata la distanza dualistica fra mezzogiorno e governo, fra sud e nord.
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«I commercianti degli zolfi, dei nitrati, dello zucchero, ricorsero al medesimo sistema e ne ebbero favori; ma la vera agricoltura fu assente dallo
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prese naturalmente il dominio e la direttiva della vita pubblica, e fu la industriale che governò per interposta persona.
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le classi intellettuali e gli spiriti estremi, che in gran parte erano lontani dal pensiero e dalla pratica cristiana. Esso fu legato, nella cultura e
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Il mezzogiorno fu perciò considerato esclusivamente agricolo; di un'agricoltura arretrata, di poco rendimento, meno le zone vesuviane o etnee o della
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, di sfruttamento delle energie e delle condizioni del mezzogiorno. Non vi fu perciò lotta egemonica, ma lento assorbimento, depauperamento
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commerciali e punto di interferenza degli scambi. Il Mediterraneo fu sempre il bacino dell'Europa più denso di traffici; e la civiltà di vari millenni
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— si avvidero che una terribile concorrente sorgeva nelle acque del sud, e la politica di insidie e di sorprese fu un piano che a vicenda, e con
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La Tripolitania e la Cirenaica, divenute nostre colonie — e fu atto di savia politica — sono state per un decennio tenute come feudo della burocrazia
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Crispi sognò l'impero africano, pensò che l'Abissinia potesse essere italiana; s'illuse, e non fu compreso nella parte realistica della sua politica
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Sicilia era il centro naturale degli scambi, e fu detta il granaio di Roma, la Campania e l'Apulia furono zone necessarie di sviluppo economico e
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L'unità nazionale fu così la vera forza di salvezza del mezzogiorno, creò ad esso una coscienza civile e politica e diede una spinta nuova di forza
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, rinnovato nel 1881, fu denunziato nel 1887, e la guerra di tariffe che ne seguì sconvolse i nostri mercati), vi è anche il danno che ne soffre il
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qualcuno ancora oggi mantenuto, ma credo per ignoranza) cioè che il mezzogiorno pagasse meno del resto d'Italia; fu dimostrato ad esuberanza che
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forzata, che rinsaldasse le nostre pendici appenniniche e i nostri burroni, se mi è lecito dire, nembrodici. La legge del 1877 fu il salvacondotto di
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Io ho fede nelle nostre forze naturali; perché queste possano utilizzarsi, occorre una efficace preparazione, che sarà un'altra vigilia (come fu
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