Il Marchese di Roccaverdina
esitare ad accorrere al richiamo di felicità quando egli aveva chiesto la mano di lei. «Saprò farvi dimenticare tutto?» «Ho già dimenticato, poiché voi
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«Bene! Bene!», disse la baronessa. «Ed ora che tutto è finito, mi darai retta, nepote mio?» «Ho altro per la testa!», rispose il marchese. «Lo so
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Lagomorto. «L'avete sentito dire?», insisteva con sordo fremito nella voce. «Io, io che darei tutto il sangue delle mie vene per farlo risuscitare un solo
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uno a uno i fondi, le case, i canoni, tutto, pei vizii della gola e del giuoco. Era morto all'improvviso, a tavola; e, dalla mattina alla sera, la sua
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l'opera di lui. Ma, infine, tutto ciò non era puerile? Fece una scrollata di spalle. E per mostrare alla marchesa che egli non era uomo da lasciarsi
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sensazione di camminare su un terreno poco solido che avrebbe potuto, da un momento all'altro, sprofondarglisi sotto i piedi. Si aggrappava a tutto per
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tratto per timore di essere osservata, con gli occhi pieni di lagrime che non potevano sgorgare, ella metteva tutto questo in confronto col contegno del
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trattava di giorni il marchese era di peggior umore del solito e sbraitava con don Aquilante: «Che istruttoria mi andate contando? Che processo? ... Tutto è
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lui soltanto.» «Vostra eccellenza può tutto! ... Vostra eccellenza ha in mano la giustizia! ... Un padre di quattro bambini!» Bisognò farle violenza
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, non amano di mettersi avanti, come coloro che niente hanno da perdere e tutto da guadagnare.» «Le persone oneste hanno torto. Lasciarsi sopraffare è
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Antonio. Ne aveva visto di tutti i colori con le scapataggini del marito. Era padre della baronessa, ma elle soleva dire: «La verità innanzi tutto!». E
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gli saltò al collo per abbracciarlo. «Allora ... Tutto quel che vuoi ... Due terzi, no; metà, quindici mila lire ... Non si trovassero là che due soli
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ripetuta all'ingegnere. Quando tutto fu in ordine e gli stanzoni sgombrati, spazzati, parevano più larghi, più luminosi, quasi una chiesa da farvi le
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da tutto l'aspetto. Visto che Zòsima stava per seguire nel salone la sorella Cristina, le accennò di fermarsi. «Zòsima, ora tutto dipende da voi.» «La
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notaio Mazza. «Anzi, ora tutto diventa chiaro», riprese il cavalier Pergola. E stettero un pezzo muti, a guardare il marchese che non cessava un minuto
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smetteva d'insidiargli la moglie ... Tutto si spiega, tutto è chiaro ora; e possiamo ricostruirci la scena. Egli lo ha atteso su la strada di
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continuò: «Ai miei tempi si rimediava a tutto col braccio delle autorità; ma oggi! ... Io però ho mandato a chiamare quella donna; dovrebbe già essere
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potuto dare don Silvio? La sola sua affermazione non era sufficiente! Per tutto questo, sere addietro, egli aveva ascoltato senza indignarsi le empietà del
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farle, in realtà? Quando si è morti, è per sempre! Aveva anche pensato a tutto questo parlando. E quantunque gli titubasse in fondo al cuore lo sgomento
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spiegarselo. Era scontento di sé, de' suoi progetti, di quel che aveva fatto, di quel che avrebbe voluto fare in seguito, di tutto. Gli pareva che ogni
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voluta la mal'annata per rivedervi qui!» «Tutto sta nel prender l'aire!» Non era però divertente la conversazione nel Casino. Non si sentiva ragionar
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niente di male! Ma lo hai visto: c'è stato sempre qualcuno che ha tenuto sveglio in fondo al tuo cuore il rimorso, non ostante tutto quel che tu hai
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consigliava, vi chiamava ... » «E sono venuto! ... Lasciatemi parlare; non mi togliete con la vostra severità la forza di dirvi tutto. Aiutatemi anzi, siate
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morire mai!» «Muoiono tanti padri di famiglia!», la rimbrottò. «La morte non porta rispetto a nessuno.» Quel lutto di tutto il paese lo irritava. Lo
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scena, pensò bene d'intervenire. E avvicinatosele, cominciò a dirle a bassa voce: «Il marchese ha ragione. Ormai tutto è in mano della giustizia. Per
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piano, coi balconi, e ha tinto in rosso la facciata. Diceva mio padre che il Rospo era un ometto corto, segaligno, tutto nervi; parlava poco, e dalla
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condizione. In questo caso, tutto quel che rammenta la vita ispira orrore. È il più penoso dell'altra esistenza. Rocco che già si accorge di non essere più
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davvero tutto un lavorare. Che mostruosità quella massiccia facciata, con lo smisurato portone e le pesanti mensole dei balconi, in quel vicoluccio, tra
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una bestemmia e l'altra, parlava di tipi di vini. «Se non si arriva a creare un tipo , tutto è inutile!» E così, da lì a poco, anche il marchese era
Accademia della crusca
