Il Marchese di Roccaverdina
labbra tumide e pavonazze per pronunziare parole che non prendevano suono, soltanto allora egli si sentiva rimescolare da terrore quasi puerile, e
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corsa le mule della carrozza per la discesa dello stradone, il marchese si sentiva riprendere da una sorda inquietudine, da una inattesa tristezza che gli
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che si trattava, si era preparato le risposte. Questa volta, però, a dispetto di ogni suo proposito, il marchese si sentiva imbarazzato da una strana
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a colei che era stata la sua breve passione giovanile, si sentiva su le spine; e non sapendo come riattaccare la conversazione, si arrabbiava
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praticato, a intervalli, suo padre! E nei momenti in cui, suo malgrado, il marchese si sentiva spinto a fare confronti che gli sembravano profanazioni
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Ma non si decideva. Sentiva qualche cosa dentro di sé, che sopravveniva sempre ad arrestarlo nei momenti in cui egli avrebbe voluto prendere
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evidenti prove di spontanea sottomissione, sentiva rinascere dentro di sé i sordi assalti di gelosia che le avevano tormentata segretamente tanti
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preziosissimi oggetti che formavano, da trent'anni, la sua consolazione e il suo orgoglio! Si sentiva stringere il cuore ripensandoci. Lo confortava però
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alcuni particolari a cui non aveva mai badato, sentiva un turbamento profondo, una specie di smarrimento. E affrettava ancora il passo. «Perché? Perché
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che la pioggia era venuta, e che pioggia! ora che il solo lieve ostacolo frapposto tra loro due era già rimosso, egli non solamente non ne sentiva
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lei ... Il cavaliere, pure! Ma per loro ella non sentiva nessuna tenerezza. Colui pel quale avrebbe preso passione e morte era il marchese nutricato
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, egli si sentiva gonfiare il petto di orgogliosa soddisfazione. «Ve lo sareste immaginato mesi fa?» «Portenti vostri, marchese!» Quei soci erano un po
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voluta la mal'annata per rivedervi qui!» «Tutto sta nel prender l'aire!» Non era però divertente la conversazione nel Casino. Non si sentiva ragionar
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quella parola fosse potuta uscire dalla sua bocca. Ma si sentiva vinto; non ne poteva più! La sua volontà, il suo orgoglio, la sua fierezza erano
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tavola e con una stanghetta. Ma quantunque rassicurato, si arrestava spesso a metà d'un versetto di salmo, e si sentiva diventare piccino piccino a
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riparato. Poi il marchese era salito, solo, nelle stanze superiori; e il massaio, dalla corte, gli vedeva spalancare le finestre, lo sentiva passare da
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, che esso assunse per lei evidenza di certezza. Sentiva diffondersi, a traverso dei vimini della cesta, la maligna influenza colà rinchiusa, e invaderla
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meglio, è vero? Ora è docile come un agnellino». Si sentiva però stringere il cuore vedendogli voltare e rivoltare lentamente le mani e osservarle a
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allucinazioni morbose. Si sentiva in uno di questi momenti. Infatti ragionava, derideva i terrori suscitatigli dalle parole del notaio Mazza, dalle sciocchezze
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oppressione. Era soddisfatto. Con lieta meraviglia, si sentiva tranquillo. La coscienza non gli rimordeva più, o almeno non lo atterriva coi tetri fantasmi che
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sentiva conficcato nella fronte. «Mettetevi a letto; il riposo vi gioverà», soggiunse la marchesa. «Andiamo, andiamo a letto ... Venite a letto anche
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avesse riflettuto che le avrebbe udite ugualmente e più incupite dalla distanza. Eppure non si sentiva ancora rassicurato! Volle vedere il trasporto
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miracolo! Ma si sentiva impotente. E lo diceva quello stesso giorno alla sua mamma che insisteva presso di lei: «Che hai dunque? Che ti accade
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accompagnarlo. «Sì», rispose il marchese. Il cortile era inondato dal lume di luna. Nella gran pace notturna si sentiva, in lontananza, una voce che
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! Si sentiva umiliata, ferita mortalmente nella più delicata parte di se stessa, in quel legittimo orgoglio di donna che si era formata un culto della
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Ogni volta che entrava nel camerone, come veniva chiamato il salone della baronessa di Lagomorto, don Silvio La Ciura si sentiva compreso da un
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quando la marchesa gli ripeteva, affermativamente, con gentile carezza di voce: «Saprò farvi dimenticare tutto!», egli rimaneva male, si sentiva