Il Marchese di Roccaverdina
atteggiamento, come li aveva visti anni addietro, in qualche circostanza insignificante, in campagna o in casa sua; e non riusciva a spiegarsi perché
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diversa maniera. Egli, stizzito che la marchesa col rassegnato contegno, col muto dolore gli rammentasse che attendeva una risposta, una rivelazione, o
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! «A che ora Rocco è tornato da Margitello? Perché è venuto ed andato via senza farsi vedere da me?» Quasi lo facesse spiare o lo spiasse. Ripensando
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arrivasse per mezzo di essere a cavare un ragno da un buco. Scadeva di carica il Sindaco. Menato pel naso da due o tre consiglieri furbi e prepotenti che
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destinata ad occupare, un giorno o l'altro, il posto ch'ella s'era immaginato potesse essere suo. Aveva pianto nella sua cameretta, si era chiusa
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asino, un mulo, una cavalla col puledro dietro, pascolavano, legati a una lunga fune, o con pastoie ai piedi davanti, tra le poche stoppie non ancora
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alla sfuggita, soltanto nelle feste di Natale, di Capo d'anno e di Pasqua, o quando la baronessa lo mandava insistentemente a chiamare. Col cavaliere
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abbiamo certezza di nulla! C'è da perdere la testa!» «Assoluta certezza, marchese.» «Insomma, secondo voi, esiste Dio? Sì o no?» «Esiste; non quello però
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soldi o gratis, minestre di riso e pane. Al Municipio sono in faccende per metterle su.» Tacquero. La signorina Zòsima, la maggiore delle Mugnos, non
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seguito da una folla di persone, si avviò verso il Casino dove egli, quantunque socio, aveva messo piede due o tre volte in tanti anni, anche perché
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gl'incuteva una specie di paura da che si era dato agli esperimenti spiritici. Un giorno o l'altro, quei diabolici esperimenti, povero avvocato, lo
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! Poteva fidarsi di quei stupidi contadini che non capivano nulla o fingevano di non capire ed eseguivano gli ordini a rovescio per farlo disperare e sgolare
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, schivando il commercio delle persone, arrozzendosi, chiuso in quella spelonca d'onde usciva soltanto per fare quattro passi su la spianata del Castello, o
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oppressione. Era soddisfatto. Con lieta meraviglia, si sentiva tranquillo. La coscienza non gli rimordeva più, o almeno non lo atterriva coi tetri fantasmi che
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di malìe, preparate in una torta, in una frittata dalle quali erano stati prodotti o una lenta malattia di sfinimento e poi la morte, o un
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quegli ululi, a quegli impeti fischianti che facevano fin tintinnare, a intervalli, la piccola campana del vicino monastero di Santa Colomba, o
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! Sono uno stupido forse? Il corridoio qui ... Un uscio. Un altr'uscio. E così avremo un salottino avanti il salone! Capisce, sì o no?». E rivolgendosi
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lo assicuro, un giorno o l'altro. Legalmente intanto ... » Don Tindaro si trasse indietro, imbronciato. «Mi è stato detto», riprese, quasi masticando
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desiderare diciotto mesi, o quasi non riconoscessero più la strada da percorrere per andare verso Ràbbato. Si erano affacciate lungo un gran tratto
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sarebbero ingrossati e anneriti o ambrati sotto il benefico calore del sole; ma quegli uliveti che, avuta una felicissima fioritura, erano già onusti
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di rinnovellamento proveniva principalmente dalle impressioni puramente materiali della presenza di persone quasi estranee a lui, e che niente o poco
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era così strano, che Zòsima non sapeva che cosa pensare o fare. Ella aveva promesso: «Mai più! Mai più!», e temeva che le sue parole non provocassero
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in casa, o stampare carte false ... Ma non vedete che non vi reggete in piedi?» Don Silvio assalito da un nuovo e più forte accesso di tosse, aveva
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, non c'è verso di stornarnelo. Bisogna lasciarlo stancare. Ora è tutto oli e vini; non gli si può ragionare d'altro. Probabilmente, tra un anno o due
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Il cavalier Pergola trovò il marchese che sbraitava ancora: «Sono padrone io in casa mia! O che? Dovevo chiedere il permesso al canonico Cipolla
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consolazione di rivedere colà la baronessa, dopo tanti e tanti anni che non ci veniva più, si affacciava timidamente a questo o a quell'uscio, facendo strani
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; datemi il mio fondo o, quanto è vero Iddio, m'impicco a un albero, là!». «Impiccatevi, se vi fa piacere. Volete un po' di sapone per la corda?» E alla
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di testa queste corbellerie.» «Lo fate per curiosità, o con animo ostile?» «Mettete le mani avanti? Agisco in buona fede, ve lo assicuro; più per voi
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? All'uomo sano, nel pieno possesso di tutte le sue facoltà intellettuali, o a questo qui, infiacchito dal male, atterrito dalle rinascenti paure del mondo
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all'altra, una mano davanti agli occhi e il mento chinato sul petto, assorto in profonda meditazione, non aveva risposto a due o tre domande del
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a impiccarsi con le proprie mani!», disse uno dei garzoni. «E ora spargeranno che si è impiccato per me!», esclamò il marchese. «O che gliel'ha detto
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nepote! - se si trattasse di delirio febbrile o di vera pazzia. All'ultimo, nel piano di Sant'Isidoro, gli era andato incontro il notaio Mazza: «È vero
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parente o di persone molto intime. Don Silvio era tra queste. Alta, stecchita, piena di rughe ma ancora rubizza, con capelli bianchissimi divisi in due