Il Marchese di Roccaverdina
cavalier Pergola, «che il cugino dovesse star male perché un imbecille si è impiccato!» «Mi dispiace soltanto di non aver potuto dormire la notte
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quasi ... Rocco non poteva dirgli di no; si sarebbe fatto squartare pel suo padrone ... Era sua moglie e non era sua moglie, dicevano le male lingue
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, mi trattava male ... Che colpa ne avevo io? Era stato lui ... Io avrei voluto morire qui, da serva, per gratitudine ... E sua zia pretendeva che
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mondo, almeno aggiustando il cervello a mio nipote il marchese, liberandolo dalle male arti di quella donnaccia ... Tenta di riafferrarlo la
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queste parti? Capisco! Il cavaliere sta dunque proprio male?» «Malissimo! ... Non lo crederete: si è confessato!» Il marchese, che non rinveniva ancora
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quando la marchesa gli ripeteva, affermativamente, con gentile carezza di voce: «Saprò farvi dimenticare tutto!», egli rimaneva male, si sentiva
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fissi nel vuoto. Don Aquilante lo guardò stupito. «Vi sentite male?», gli domandò esitante. «Chi ve lo ha detto?», fece il marchese riscotendosi. «Ho
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consiglieri eletti da noi. Se scegliamo male, la colpa è nostra ... ». «Precisamente; ed è impossibile sceglier bene. Le persone oneste non sono sfacciate
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Pietrenere produrranno. Non le avete scelte male quelle rampe; vi lagnate d'una gamba sana, per non perdere il mal vezzo.» «Eh, già! Noi poveretti abbiamo
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camera, per le altre stanze. E si levava da letto e accorreva, mezza svestita: «Ti senti male, figlio mio? Hai bisogno di qualche cosa?». «Niente
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potenti delle stesse leggi umane e divine. Ho fatto male, come tanti altri; non mi accorgevo di far male. Eppure volevo impedirmi di arrivare fino
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?», egli domandò chinandosi su la giacente. «Non so; mi sono sentita male tutt'a un colpo. Ora mi par di star meglio», rispose la marchesa con voce
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non avete niente, proprio niente, contro di me?» «Che mi avete fatto di male?» «Ho fatto molto male a voi e me; ora lo comprendo. E ... se fosse
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. Mamma Grazia gli annunciava dolente: «Tuo cugino sta male, figlio mio! Ha mandato tre volte da questa mattina, vuole vederti prima di morire». «Prima
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che ora non abbia colpito Titta! Hanno dovuto imbavagliarlo, togliendosi le giacche di dosso - non avevano altro - per impedirgli di farsi male. Lo
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parrebbe una sciocchezza.» Il cavaliere scoppiò in una risata: «Meno male. Se nel mondo di là non si dovesse più bere vino, mi dispiacerebbe assai
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, presolo per un braccio, lo avevano condotto via, che si reggeva male su le gambe e balbettante: «Poveri figli! Poveri figli miei!». E la moglie! Si era
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parlargli del processo. «Perché? Perché?» Non sapeva spiegarselo. Sospettava dunque anche lui quel che dicevano le male genti? Era impossibile! E affrettava
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soltanto per decenza non sorrise, quando il cugino Pergola gli disse all'orecchio: «Dev'essere rimasto male don Silvio, non trovando di là il
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per me. Chi poco ha, caro tiene. Le male persone però vogliono farmi passare una cattiva vecchiaia. Come hanno potuto dire che ce l'avevo a morte con
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parlate bene! Debbo crepare?» E un giorno, a ogni svista del compagno, a ogni giocata andatagli a male, don Stefano, invece di dirne qualcuna di quelle
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delicatezze quella figliuola. Giorni fa, mi diceva: "Deve trovarsi male con mamma Grazia. È persona fidata, affezionata, proprio una mamma. Una casa come
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dar retta a nessuno da oggi in avanti. Fate come me. Ve ne troverete bene. Che male ci sarebbe stato se aveste celebrato a suo tempo il matrimonio
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senso di inquietudine, di malessere ogni volta che gli invadeva l'immaginazione. E meno male se, col fantasma di essa, altri ed ugualmente tetri, non
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dove non era degna neppure di spazzare le stanze! «Non posso però dirne male», aveva soggiunto: «mi ha sempre rispettata. E Dio mi castigherebbe, se
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consigliato male. Non ho niente che spartire con costei ... Sono suo parente, forse? Perché è stata ... al mio servizio? Ha preso marito ... È vedova, libera
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ragione, zio. Quando però il male è fatto, dobbiamo cercarvi il rimedio.» «Sono un Roccaverdina schietto, io; non mi piego, mi spezzo! Se tu, invece di