Il Marchese di Roccaverdina
stilla d'acqua e da lunghi mesi, incessantemente. Poi, una delle nuvole più lievi si staccò, si avviò come nave di avanguardia, subito seguita da
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carraia al rumore dei sonagli delle mule e delle ruote della carrozza, che ora correva su la ghiaia sparsa sul terreno a poca distanza dalla casina. Si
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delle due terribili mal'annate - egli provava la strana sensazione di camminare su un terreno poco solido, che avrebbe potuto da un momento all'altro
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una delle principali virtù della vecchia signora. Ma don Carmelo era corso ad annunciare alla padrona: «C'è il marchese!». E per alcuni istanti anche
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di non raccapezzarsi, avea voluto, innanzitutto, rendersi conto della solidità dei muri sottostanti, delle volte, della possibilità dei passaggi da
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la visita degli alti seminati che ondeggiavano come il mare, e delle prode della carraia tutte in fiore sotto il sole che tramontava maestosamente
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alcuni istanti il suono della voce di lei e il senso delle parole. «Fallo entrare», rispose. Poi, all'atto della vecchia che accennava di voler chiudere
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delle sante donne massaie e caritatevoli, delle quali il ricordo durava ancora. Una santa la nonna, vecchietta grassa e piccola, che negli ultimi anni
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La baronessa di Lagomorto, che da dieci anni usciva di casa soltanto per andare ad ascoltar una messa, le domeniche, nella vicina chiesetta delle
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l'intonaco delle stanze si asciugasse, che arrivassero da Catania il pittore pei soffitti e gli operai per tappezzarle, il marchese, ora, andava
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, strisciando lungo i muri delle case, scotendo le imposte, sconvolgendo le tegole sui tetti, azzuffandosi agli svolti delle cantonate, pei vicoli, nelle
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dopo. Allora vivevano il marchese padre, e quella santa della marchesa, bella come una madonna, che la paralisi delle gambe inchiodava in fondo a un
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a piè delle colline attorno a Ràbbato. Là i vigneti nereggiavano in grandi scacchi, col fitto fogliame, e gli ulivi arrampicati per l'erta, macchinosi
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tristezza trascorsi nella sua cameretta, senza il minimo luccicore d'una speranza lontana, delle trepidanze e degli scoraggiamenti che l'avevano fatta
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all'ammonimento delle sue esitanze? Perché si era lasciata indurre dalla baronessa e dalla madre? Non sarebbe stata, com'era stata, marchesa di
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bianchi, alla pompeiana, nei margini e nel centro delle cassette; alle esili seggiole con spalliere dorate, alle poltrone e ai due canapè di stile impero
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prodotto su l'animo. Fortunatamente, egli era rimasto tranquillo ... Perché mostrargli di aver paura delle pretese possibili rivelazioni? Chi doveva poi
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, godeva forse delle ricchezze ereditate? I suoi massai, i suoi fittaiuoli godevano meglio di lui. Da più di dieci anni si era ridotto un selvaggio
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Don Aquilante, venuto per parlargli delle minacciate procedure del Banco di Sicilia, si era sentito interrompere dal marchese con l'inattesa domanda
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delle ultime sue parole in quella notte, miste di compianto e di rimprovero: «Ho dimenticato! ... Ah, signor marchese! Ah, signor marchese!». Ma la
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canapè addossato al muro. Alcuni erano fin montati su gli zoccoli delle quattro colonne di finto marmo che reggevano la volta del salone, per vedere
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, lentamente volse le spalle e sparì come se avesse avuto le suole delle scarpe foderate di ovatta. Il marchese, quasi masticando qualcosa di amaro, si
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delle zampe della mula ... Tutt'a un tratto! ... Come se la mula e l'uomo che la cavalcava fossero sbucati di sotto terra! La mula faceva salti, girava a
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campanili e delle cupole, scendeva lentamente, gloriosamente sui tetti, faceva venire avanti, quasi le ravvicinasse, le colline lontane, le montagne che
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stati cercati, ma offertisi spontaneamente col naturale andamento delle cose. Per questo il cugino Pergola, il dottor Meccio e gli altri erano
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lungo e tastare le punte delle dita a una a una quasi volesse contarle, incurante della bava che riprendeva a colargli. Gliela asciugava col fazzoletto e
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Lagomorto. «L'avete sentito dire?», insisteva con sordo fremito nella voce. «Io, io che darei tutto il sangue delle mie vene per farlo risuscitare un solo
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asciugandosi le lagrime, ed era subito circondato. Lo interrogavano con gli sguardi, con una lieve mossa del capo, quasi il suono delle parole potesse
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mai, ora, delle macchine e della Società Agricola ... In quanto a donne, egli è uscito di razza. Tutti i Roccaverdina sono stati famosi donnaioli: il
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della faccia e nel tono della voce così evidenti segni di terrore e di angoscia, che la marchesa poté significargli soltanto con un dolce gesto delle
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dimostrarle che la stimava di maggiore intelligenza delle altre, e che la sua approvazione gli riusciva gradita assai più di quella di ogni altra persona. Ma