Il Marchese di Roccaverdina
allontanato da lei, proprio quando avveniva la improvvisa rovina della sua famiglia, e più tardi aveva accettato in casa una donna che tutti credevano
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rassegnandosi. Lo aveva mandato a chiamare col pretesto di consultarlo su certi miglioramenti da fare nel vigneto di Lagomorto. Ma egli, capito subito di
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Il dottore si era lusingato che la vista di quella donna avesse potuto produrre qualche crisi nello stato del demente; ma aveva dovuto disingannarsi
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Infatti non gliene aveva riparlato più; ma tutti e due capivano che ognuno di essi pensava continuamente a quel silenzio impostosi e ne soffriva in
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; nessuno aveva pensato di farlo avvertire; e per strada parecchi lo avevano fermato, chiedendo particolari - se ne dicevano tante! - meravigliandosi che il
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Quantunque, il giorno dopo, mamma Grazia lo avesse avvertito ch'ella aveva già dato aria al mezzanino, lasciando la chiave nella serratura dell'uscio
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Mamma Grazia, vedendola ricomparire, nell'anticamera, l'aveva rimproverata. «Siete contenta? Quasi gli mancassero dispiaceri a quel povero figlio mio
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Non aveva avuto agio di riflettere lungo il faticoso giro per straducole e vicoletti a fine di evitare in qualche modo la furia del vento; ma appena
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chiuse gli occhi. «Vi dà fastidio il lume?» «Un poco.» Il marchese tolse il lume dal posto dove la serva lo aveva posato, lo collocò su un tavolinetto
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un accenno finora? Era l'ultima a saperlo! Tempo fa - rammentava - fin quella le aveva detto: «So che sposa!». E per ciò, a ogni risposta, mamma
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Uscendo dal vicoletto, dov'era rintanata la casa del cavalier Pergola, il marchese di Roccaverdina aveva incontrato don Aquilante con un fascio di
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Aveva trovato la casa piena di gente. La signora Mugnos, Cristina, il cavalier Pergola, don Aquilante erano accorsi alle prime notizie sparsesi per
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mantellina, le aveva gridato: «Vattene! Vattene!». L'aveva quasi scacciata. Poi, richiamatala addietro, si era rabbonito tutt'a un tratto. E quante domande
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dello stemma gentilizio rozzamente dipinto, il marchese aveva subito indovinato chi si trovava dalla zia. E suo primo movimento era stato quello di
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Dal canto suo, nelle prime settimane dopo il matrimonio, il marchese aveva avuto la dolcissima sensazione di un compiuto rinnovellamento della sua
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mani scoppiando in singhiozzi. Poi, levata in alto la mano destra, aveva gridato: «Signore, lo giuro al vostro divino cospetto: sono innocente! E se
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atteggiamento, come li aveva visti anni addietro, in qualche circostanza insignificante, in campagna o in casa sua; e non riusciva a spiegarsi perché
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libertà egli la capiva fino a un certo punto. Chi gli aveva dato noie nel passato? Aveva sempre fatto qual che gli era parso e piaciuto in casa sua; non
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capezzale del lettino, invocandola, o si rivolgeva al Crocifisso di ottone che aveva davanti sul tavolino: «Sia fatta la vostra santa volontà, Signore
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sembrata un laberinto. Ah, quel marchese grande , che aveva avuto il mal del calcinaccio in città e in campagna! Fare e disfare era stato per lui
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Giorgi, di Michele Stizza. Neli aveva esclamato più volte: "Se Rocco Criscione non smette gli faccio fare una fiammata!". E quando si convinse che non
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disinvoltura. «Qua, su questa poltrona; è più comoda.» Lo aveva fatto entrare nella stanza accanto, e gli si era fermato davanti, in piedi, con le braccia dietro
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con gravità: «Finalmente si è smaterializzato!». Il marchese, che non aveva udito bene, guardatolo in viso con stupore, replicò: «Si è
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cannelle e gli zaffi sporgenti. «La chioccia coi pulcini!», aveva esclamato il massaio, ammirando. E l'immagine era piaciuta al marchese che l'aveva
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sapevano che farsi dell'acqua e la rimandavano a chi più ne aveva bisogno. E la pioggia continuava, fitta, uguale, senza tregua, stendendo un immenso velo
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questo punto. Figuratevi! Aveva cominciato a scherzare con me, al suo solito, ma era uno sforzo.» «Ieri non ha voluto vedere lo zio Tindaro venuto a
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Non aveva saputo dirle niente, cioè soltanto poche parole stentatamente scherzose che dovevano rassicurarla pel tono con cui le aveva pronunciate e
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Erano anni che il marchese e suo zio il cavaliere don Tindaro non si guardavano in faccia. Dal giorno che il marchese non aveva voluto permettergli
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Quella notte, neppure il marchese era andato a letto a Margitello. Aveva mandato due uomini a fare la guardia all'impiccato finché non fosse arrivato
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all'altra vita! Una mattina aveva dovuto scendere, con Titta e un falegname, nei mezzanini per vedere se certe vecchie tavole ammonticchiate nella prima
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aveva visto tale meraviglioso spettacolo di sano rigoglio. Le spighe si piegavano in cima dei pedali del grano così alti da nascondere un uomo a
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all'altra, una mano davanti agli occhi e il mento chinato sul petto, assorto in profonda meditazione, non aveva risposto a due o tre domande del
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la scena avvenuta poco prima davanti ai muratori che davano l'intonaco alle pareti di quella stanza; giacché il marchese aveva fatto introdurre colà
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, come li aveva trovati il giorno che dalla casa dei Roccaverdina era venuta in quella degli Ingo-Corillas, baroni di Lagomorto, sposa al baroncino don