IX Legislatura – Tornata dell'11 febbraio 1867
«Signore, Credo debito mio, verso i miei elettori di Messina e verso la Camera che approvò l'elezione, di significarvi, perchè lo facciate noto
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fondasse a ogni patto e sotto qualunque bandiera; ma non potrei con tranquillità di coscienza giurare fedeltà alla monarchia, incapace com'io la credo di
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A Padova il prefetto, appena seppe che si era deliberata un'adunanza allo stesso scopo, scrisse un'ordinanza che credo bene leggere alla Camera:
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Io ho avuta la coscienza, signori, di compire il mio dovere. Io credo che, procedendo per questa via, potremo superare difficili circostanze, vincere
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Io dunque ripeto, o signori, io credo di avere adempiuto al mio debito; l'ho fatto dopo seria meditazione, dopo attento esame, e ho avuto il
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Considerando queste condizioni del paese, io ho creduto e credo che esse sieno così gravi, visti specialmente gli esempi recenti, da imporre al
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Ora, io credo, che se avesse potuto ben giustificare l'atto della propria sezione non lo avrebbe omesso certamente.
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Io non Credo che la Camera possa venire a sostituire il suo voto a quello proclamato dall'ufficio definitivo, senza essere sicura che questo suo voto
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La Porta. Dopo le spiegazioni state date dall'onorevole relatore, io mi credo in dovere di proporre alla Camera un'inchiesta sull'estremo di fatto su
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Io non credo applicabile al caso la disposizione dell'articolo invocato dal relatore, perchè qui non si tratta di constatare un fatto, sibbene di
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Ora, mi pare che questa semplice asserzione non costituisca dei fatti così gravi da dar luogo ad un'inchiesta parlamentare, e quindi credo dover
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