IL VENTRE DI NAPOLI (VENTI ANNI FA - ADESSO - L'ANIMA DI NAPOLI)
frutti della terra, essa ha i peggiori, quelli che in campagna si dànno ai maiali; e vi sono vivande che non assaggia mai. Ebbene, il popolo napoletano
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tutti quelli che han bisogno del credito, all'usura: e altre banche si debbono fondare, ancora, con denari venuti di fuori, con denari di quì, e
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lungo le vie, simili a quelli da cui è contristato il Rettifilo e che, certamente, verso il mare, saranno distrutti dalle brezze marine, come si dice
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; si ha un grappolo di uva nera, si ha un poponcino giallo, piccolo, ammaccato, un po' fradicio; dal venditore di melloni, quelli rossi, si hanno due
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si è risanato, come era la idea semplice e alta di tutti quelli che vollero salvare il popolo napoletano dalla sporcizia, dal vizio, dalla epidemia e
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tutti quelli che hanno cuore, e anima, salvo che finisca l'oblio e l'abbandono? Che chiedo io, in nome dell'eguaglianza umana e cristiana, salvo che il
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, non l'assessore dei giardini, non i proprietarii delle case, non quelli dei magazzini, salvo la vana pietà di qualche malinconico viandante, che
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tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma
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nasca per questi operai che servono, con ogni privazione, non solo la loro causa, ma la causa di tutti quelli che lavorano. Più di due mesi di
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, solo quelli che soffrono, voi che avete rinfacciato alla società ipocrita e perversa tutti i suoi inganni e tutte le sue infamie, voi che siete sceso
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ancora vendere, si vende, quello che si può impegnare, si impegna. Anzitutto vi sono i biglietti popolari da giuocare, quelli che si giuocano sempre
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via, tutti quelli che mangiano o che vendono qualche cosa da mangiare, senza che ella mostri nessun desiderio, gliene fanno parte, la obbligano a
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guadagnare almeno due lire e cinquanta al giorno, o tre lire: e allora, qui da noi, non è più un popolano, è già un operaio, ma di quelli
Accademia della crusca
