IL VENTRE DI NAPOLI (VENTI ANNI FA - ADESSO - L'ANIMA DI NAPOLI)
forza. È la miseria sua, costituzionale, organica, così intensa, così profonda, che cento Opere Pie non arrivano a debellare, che la carità privata
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, bonaria, che sarebbe felice per poco e invece non ha nulla per essere felice; che, sopporta con dolcezza, con pazienza, la miseria, la fame quotidiana
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creaturina, non sua, ella l'ama come se l'avesse messa al mondo; ella soffre di vederla soffrire, per malattia o per miseria, come se fossero viscere sue
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autorizzata; e in certe strade nere, ogni tre botteghe, s'impegna. Calcolate, moltiplicate, pensate alla miseria, pensate al lotto: da un lato
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generoso sussidio arriva, ma essi sono molti, i bisogni sono grandi e dopo qualche giorno la ristrettezza, la miseria, sì, diciamolo la miseria diventa
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così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile
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Una delle nobilissime, pietose ma fallaci utopie di tutti coloro che hanno voluto o vogliono salvare il popolo napoletano dalla miseria, dal vizio
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della nostra popolazione, cioè gli studenti: sì! Ma che, accanto, a dieci passi, viva nella lordura, nella miseria, nelle stamberghe, nelle caverne
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l'indecente, il pulito e lo sporco, la pompa e l'inguaribil miseria, il lusso e la povertà più abbietta. Che cosa è falso, che cosa è vero? Sono, forse
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redimere la mia miseria, il mio ozio e la mia inciviltà: ma tutto questo deve esser fatto in un'altra maniera, non più in quella di prima, in una
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padre della loro miseria, della loro abbiezione, del loro dolore! E costoro, in Vicaria, non sono elettori: sono popolo. E un'altra cosa. È una folla
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sua massima miseria non consiste nel dire che non ha pranzato, consiste nel dire: Nun, m'aggio potuto jucà manco nu viglietto ; chi ascolta, ne resta
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Una delle cose più amenamente false, che si dicono, si ripetono, si sostengono, per Napoli è la profonda miseria del suo Comune, è la mancanza della
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, così naturalmente entusiasta? In verità, dalla miseria profonda della sua vita reale, essa non ha avuto altro conforto che nelle illusioni della