IL RE DEL MARE
provvisti di combustibile a Mangalum. Quando la squadra verrà a cercarci nei paraggi di Labuan, torneremo a fare i conti col rajah o col figlio di
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per miracolo. Yanez si alzò senza aver bisogno dell'aiuto del dayako. Il giovane comandante dell'incrociatore giaceva sul fondo della barcaccia, col
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padre, non rimarrà già eternamente nascosto. - Che cosa conti di fare intanto, Sandokan? - chiese Tremal-Naik. - Di cominciare le ostilità col dare
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col timore di veder si raggiungere dai tagliatori di teste e allo spuntare del sole improvvisarono un accampamento sulla riva d'un fiumicello che
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in tempo. Nessuna però di quelle navi, tutte di tipo antiquato, logorate nelle stazioni d'oltre mare, poteva competere col velocissimo incrociatore
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subito il largo ed evitate d'incontrarvi col Re del Mare delle tigri di Mompracem. Andiamo a bordo e vi racconterò poi tutto, ma lasciate prima che vi
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anche molto denaro. - È vero che un giorno una nave inglese è giunta alla foce del Kabatuan e che quel pellegrino si è abboccato col comandante? - chiese
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Moreland, dopo d'averli osservati uno ad uno. - Andiamo. Quattro pirati formarono l'avanguardia, dietro si misero Yanez e Tremal-Naik, poi Darma col
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giorni or sono e come vedi noi non abbiamo perduto tempo ad accorrere col nostro miglior legno. - Che cosa pensa la Tigre della Malesia di questa
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, dicendo a quest'ultimo col suo solito accento beffardo: - Ed ora mi getterai ai pesci? - Abbiamo qualche cosa di meglio, signor strangolatore, - disse
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galleggiare un numero sterminato di diodon, pesci assai strani, che abitano quasi esclusivamente le zone torride e che hanno l'abitudine di navigare col ventre
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. - E forse quella freccia era avvelenata col succo dell'upas. - Vediamo, - disse il portoghese, dirigendosi verso il palo. Ad un tratto gli sfuggì un
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aizzati da chissà chi, giacchè fino a poche settimane or sono noi vivevamo in buoni rapporti col governatore di Labuan. - E pare che vi sia anche il
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rideva dei pericoli e li affrontava col sorriso sulle labbra, fumando flemmaticamente la sua pipa. Parecchie volte al giorno scendeva nei depositi di
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scagliamento col solo mezzo delle àncore gettate a poppavia e alate all'argano. - Cane d'un pilota! - esclamò Yanez, dopo d'aver osservato attentamente il
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col mondo intero. - La vedi? - Comincio a discernerla e mi pare che sia un piroscafo mercantile, giacchè non vedo il lungo nastro rosso delle navi da
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, una montagna si delineò finalmente all'orizzonte. - Mangalum? - chiese Tremal-Naik a Yanez che l'osservava col cannocchiale. - Sì, - rispose il
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di Mompracem col pilota ed il meticcio, si precipitarono entro il kampong, mentre i difensori della cinta salutavano gli assedianti con due colpi di
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Surama fecero col capo un energico segno negativo. - No, - disse la prima, con voce recisa. - Io non lascerò nè mio padre, nè voi, checchè debba
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sparare il fucile. - Accettate? - By God! È un affare d'oro, signor de Gomera, e non me lo lascerò sfuggire. - Dove volete sbarcare col vostro
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colpo sulle ginocchia allargando contemporaneamente le braccia e cadde col cranio attraversato dal proiettile, mandando un urlo rauco. - Fuoco in mezzo
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fosse insensibile a quel calore spaventevole che cucinava i suoi uomini. - Signore! - gridò il meticcio, accorrendo presso di lui, col viso smorto e gli
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già narrato che il governatore di Labuan desiderava prenderti l'isola. - Sì, e col pretesto che la mia presenza costituiva un continuo pericolo per
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e dei barili contenenti forse dell'olio o della grassa, col tetto sostenuto da pilastri di pietra tenera estratta dalle colline dell'isola. - Avete
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disarmeranno subito e ti abbandoneranno. - Va bene: aspetterò che gettino a voi i loro fucili, - rispose Yanez col suo sorrisetto ironico. Non era