IL RACCONTAFIABE - Seguito al "C'era una volta …"
monete. Quei mascalzoni le si gittarono addosso, gliele fanno cascare per terra, si azzuffano, le ghermiscono e fuggono via. Tutt'a un tratto, ecco il
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sarà chi le vuole. - E che dote gli date? - Quei due corni; uno a Rota, l'altro a Tramoggia. - Furbo siete, mugnaio! I corni vanno a paio. - Di corni
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s'accorse ch'egli aveva due tappi di sughero negli orecchi. - Che significano quei tappi? - Maestà, ho i gattoni. O che tutti i suoi sudditi pativano di
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quel modo? Le ciarle giunsero fino all'orecchio del Re. Giusto in quei giorni la Regina s'era ammalata con un'inappetenza che non le permetteva di
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! Zun! Invece il cattivo tempo peggiorò: gli venne meno la vista, gli occhiali non lo aiutarono più; e gli avventori vedendo quei puntacci da orbo, che
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men che non si dice, percorse tre volte tutti i viali. Quei guidaleschi però facevano schifo al Re. Quantunque ora mangiasse quanta biada voleva
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ingannato con quei gusci di telline. - Moglie mia, come faremo? - Faremo la volontà di Dio. - La gente, non vedendo più la bimbetta, domandava: - E
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: - Fatemi pel Reuccio un'altra trottola parlante. - Maestà non sappiamo più farla. - O domani l'avrò qui, o guai a voi! Quei due andarono via più
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pel mondo. - Siete la Fortuna? Con quei cenci? Con quelle ciabatte? - Per non farmi riconoscere. I due vecchietti si rallegrarono in cuor loro. La
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tratteneva soltanto l'amore dei figliuoli. Ne aveva già cinque e un altro era per la via. Se lui moriva in quell'impresa, come sarebbero rimasti quei
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su grandi prese di tabacco. Il Re aveva sei figliuoli, tre maschi e tre femmine, tutti belli e di ottima salute. Ma appunto in quei giorni si
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di Francia arrivava col séguito. Si trovava a caccia in quei dintorni, e visto il palazzo in cima alla collina, aveva pensato di chiedere ospitalità
Accademia della crusca
