IL RACCONTAFIABE - Seguito al "C'era una volta …"
covo di ladri. Sentendo il diverbio, n'erano usciti fuori una dozzina, minacciosi, con i pugnali in mano. La Reginotta si vide perduta: - Non mi fate
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spesso spesso non riusciva. Gli affari correvano a rotta di collo; la gente non ne poteva più. Ma, come dire al Re: - Maestà, siete voi che Fate assordire
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affollavano nella sua bottega: - Tornitore, mi Fate una trottola? - Piccola o grande? Piatta o col cocuzzolo? Secondo che la volevano piccola o grande, piatta
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. - Attendi un po'. Creatura di Dio, che chiedi da noi? - Non chiedo nulla. - Che sei venuto a Fate qui dentro? - Lasciami cantate tutta la nottata
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almeno; ma non si riconoscevano. - Chi siete? Che fate qui? - Sono una boscaiola. Faccio legna. E voi? - Sono un boscaiolo; faccio carbone. - Ho una
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canterò più. Mentre parlavano, comparve su la soglia una donna scarna, allampanata, che pareva il ritratto della fame. - Fate la carità, buona gente
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vita e sfoggiare. - Quanto lo Fate questo qui? - Cento lire. - Uh! Una miseria! Tenete. - A chi li date cotesti gusci di telline? Qui non si fa la
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sentiva soffocare, disse ai Ministri: - Scendete nei sotterranei, mettete fuori Rota e Tramoggia! Le ho rinchiuse lì io, e ne pago la pena. Fate
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guerra! Fate marciare l'esercito. Sellate il mio cavallo subito subito. Questa volta vinceremo. Gli pareva che, buttando via la radichetta, si fosse
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quel somaraccio schifoso. - Ora vedrete, Maestà - dice il Gessaio. - Chiamate a raccolta i soldati e fate aprire le porte. Monta su l'asino con la
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lunghe, e si divertiva a canzonare Mastro Acconcia-e-guasta: - Questo è latte che non rappiglia! E voi che Fate, Mastro Acconcia-e-guasta? Ora non avete
Accademia della crusca
