IL RACCONTAFIABE - Seguito al "C'era una volta …"
pensando all'avvenire; ma la ragazza, gioviale anche nella miseria, canticchiava da mattina a sera, come quand'era al telaio e con la rocca al fianco e lo
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spesso spesso non riusciva. Gli affari correvano a rotta di collo; la gente non ne poteva più. Ma, come dire al Re: - Maestà, siete voi che Fate assordire
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contenti come pasque. Un giorno passò davanti a quella bottega il Reuccio, e si fermò a guardare. Il tornitore stava per terminare una bella trottola
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bue quanto costa? - Non è per la vostra bocca, Mastro Acconcia-e-guasta; è per la tavola del Re. - Ho la bocca come lui! Glielo dicevano a posta ogni
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, e via come un lampo. Verso il tramonto, il Re s'era affacciato a un balcone per vedere arrivare il Gessaio: - Se non arriva questa sera, gli faccio
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C'era una volta due sorelle rimaste orfane sin dall'infanzia: la maggiore bella quanto il Sole, diritta come un fuso, con una gran chioma che pareva
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come questi, con uno ce n'è d'avanzo. Chi non lo crede, suo danno. Il Re aveva ripensato la risposta del mugnaio: "Intendo i corni dell'abbondanza"; e
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braccia di lei come un Grillo a dirittura. - Grillino, ti farai male! Ti accadrà qualche disgrazia. E Grillino: - Trih! Trih! Trih! Non sapeva ancora
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inutile ve lo dica; non me la potreste dare neppur voi. - Voglio saperlo. - Se ve lo dico, Maestà, vi verrà la voglia come a me. - Dimmelo. Chi la vuol
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questi ne ridevano: - Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina! Ma un giorno piansero, e come! della loro eccessiva benevolenza. Il Re stava per
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burletta. Il pescatore diventò smorto come un cadavere. Mettendo le mani in tasca, sentiva di avervi una manciata di monete d'oro; cavandole fuori, si
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facevano parere più brutte fin le toppe, non ne vollero più sapere di lui e del suo lavoro. - Figliuola mia, come faremo? - Faremo la volontà di Dio. Il
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. - Apriamo. Entrò una vecchina come loro, tutta coperta di neve, inzuppata d'acqua e inzaccherata. - Chi siete? Dove andate? - Sono la Fortuna; vado
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peso quasi fosse un fuscellino, e una lingua ruvida come una raspa gli lecca il sangue addosso: - Oh che buon sapore! Oh che buon sapore! Il Reuccio
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giorno ne arrivava uno, due, talvolta tre e ne mancava sempre uno. Appena videro la bambina, le furono attorno: - Come ti chiami? - Caterina. - Facciamo
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costernazione del Re e di tutta la corte! - Come disfarlo?! - Bisogna recuperare le tre monete d'oro date da vostra Maestà al figurinaio. Dove andare a