IL RACCONTAFIABE - Seguito al "C'era una volta …"
ce la date a intendere, Mastro Acconcia-e-guasta! Egli alzava le spalle e tirava su una presa di tabacco: - Lasciatemi in pace. La cosa giunse fino
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peggio di lui. - Maestà, che avete mai fatto? - gli disse un Ministro: - Ora che il barbiere ha la coda, nessuno ce la può con lui. Il Re pensò: - Se
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spetta. Il Ministro credeva che sarebbero bastate due, tre verghette d'oro; pesavano un buon poco. - Ce ne vuole delle altre. Mettono sul basto un'altra
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Fantasia alterata della figliuola, esclamò lui: - Maledetta la padellina e chi ce la diè! - Ahi! In risposta aveva ricevuto uno schiaffo. Disse il padre
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morti che vivi. - Ah, poverini a noi! Chi sa se il Mago ce ne farà un'altra? E corsero da lui. - Voi, tornitore, Fate la trottola; voi, fabbro ferraio
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come questi, con uno ce n'è d'avanzo. Chi non lo crede, suo danno. Il Re aveva ripensato la risposta del mugnaio: "Intendo i corni dell'abbondanza"; e
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patti: - Grillino, ti dò un tesoro! - Ce l'ho, Maestà. - Grillino, ti faccio barone. - Sono qualcosa di più, Maestà. - Che tu sei? - Sono Reuccio. Il
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quattrini ne cavavano e più ce n'era. Sarebbero stati felici, se non li avesse angustiati il pensiero fisso della morte. Ogni giorno che passava, era un
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che pareva una botte, il Re si grattò il capo, pensando: - Ce ne vorrà dell'oro per costui! Ma si strinse nelle spalle, pronto a qualunque sacrifizio
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aveva pescato mai. Ella, che ne aveva veduti tanti e ne sapeva i nomi, di questi qui non ne aveva idea, e stupiva che ce ne potessero essere un sì gran