IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
Novelle veneziane L'uno insisteva timidamente: "Eppure, maestro, mi scusi. In fondo è un buon giovine. Ha un gran capitale in quella sua voce da
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così lambiccandomi da dieci minuti, quand'odo dietro di me una voce fessa e biascicante, la quale brontola, come se ripetesse una lezione imparata a memo
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Quando Nene seppe della richiesta e della ripulsa, si pose a ridere come di cosa bizzarra, che non la riguardasse. Le piaceva la voce del giovinotto
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scuola dello Zen non ci entrava proprio per nulla. Mi- rate fu giudicato con poca benevolenza: voce potente, di buon timbro, abbastanza intonata, ma
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potentissima voce, che fa- ceva furore al teatro della Fenice. Portava con alterigia un bel paio di folti baffi neri ed il pizzo lungo, segni della sua
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voce rimbombante grida: "Pentitevi, figliuoli, tornate nella via della virtù; giacché per voi, o perversi, che continuate a vivere nel peccato, che
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le labbra s'erano fatte livide, e ripeteva: "Lasciami andare, nonno, lasciami andare". Il vecchio, sgomentato dal nuovo tono minaccioso di quella voce
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a casa di buon'ora, tenersi riparato dall'aria della notte, curare la gola, se voleva presentarsi con tutta la freschezza della propria voce nella
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, che nessuno capisca più nulla?". "Non è vero, maestro, che oggi il setticlavio sia disconosciuto" e perché lo Zen alzava la voce, il vecchio gli
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pianto dirotto e gli si gettò alle ginocchia, ripetendo con voce strozzata: "Ti ho disonorato, nonno. Ho disonorato la memoria della mia povera mamma
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immensità di mare è un conforto ineffabile, un'allegria sublime. Non un'onda, non una voce. L'edificio dei Bagni era diventato piccino. Mi pareva di entrare
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buffoneschi, imitava con la sola varietà dei fischi la predica del Vescovo biascicone e con la sola varietà delle in- flessioni di voce tutte le lingue
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quartina il ritornello serio, grave, bene armonizzato, diceva: Viva l'Italia e la libertà e a un tratto una sola voce nasale, fessa, stonata