IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
ci sono lagrime negli occhi, non ci sono singhiozzi nel petto. La disperazione non si espande nella pietà degli altri, non si getta al di fuori con le
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di mangiare. Bevevo, io che sono sempre stato mezzo aste- mio, de' larghi sorsi di acquavite. Vedi bestia che è l'uomo! Amando le montagne e le balze
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: corrisponde in- somma ai capelli canuti ed alle rughe dei padroni. Da trent'anni non sono neanche più andato a Brescia: si può dire ch'io non abbia più
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, come si farebbe innanzi alle buffe disperazioni di un bimbo, e chiese: "Si tratta del setticlavio?". L'altro continuava: "Sono rovinato, sono rovinato
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tanto vicini alla fossa, come sono io, non si ha di- ritto di serbare rancori" e pronunciava le parole a stento, inter- rompendosi spesso. Mormorò: "Ti
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(Queste annotazioni sono tolte dall'albo di un artista pedante) Il cortiletto di un'osteria sulle Zattere al ponte della Calcina ombreggiato appena
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stessi nomi delle medesime note". "Ma gli accidenti?". "Gli accidenti sono accidenti, e si vedono scritti chiari e tondi quali eccezioni alla regola
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piacciono gli scherzi, massime quando escono da una bocca tetra come la tua. Sono un buon figliuolo, ma non farmi scappare la pazienza. In fondo, chi mi
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professore. Il metodo splende da sé, come il sole. Quale è la tonica nella chiave di Do". "Le sono riconoscente, maestro, veramente riconoscentissimo di
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corrisponde una grada- zione differente di verde, di azzurro, di tinte neutre, e i moti del- l'acqua sono innumerevoli, dalla impassibile calma ai furori ciechi
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. Sono una donna infame. Lasciami morire".
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"Non torna! Non si rammenta più del suo povero nonno!". Poi s'affaticava a ragionare: "Le mie sono fisime da rimbambito. Che male c'è, in fondo, nel
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albe- ri sono lustri. Giù nelle strade fangose le capre passano, accompa- gnate da fanciulli, che portano sul capo immerse frasche fronzute di castagno
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tratto l'orologio: "Dieci e mezzo precise". "No, mancano sei minuti". "Quattro". "Dieci". "Due". "Sono passate". Quando il maestro compositore diede il