IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
scuola dello Zen non ci entrava proprio per nulla. Mi- rate fu giudicato con poca benevolenza: voce potente, di buon timbro, abbastanza intonata, ma
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Per cinque giorni lo Zen aveva continuato a presentarsi alla casa del suo maestro, supplicandolo di essere ricevuto; ma il vecchio aveva dato ordine
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del- l'altar maggiore, e si metteva a sedere in un angolo buio, racco- gliendo le vesti per occupare il minor spazio possibile, tenendo il libro di
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profon- do, scendendo al Do sotto, toccando appena il Re sopra; e non ostante gorgheggiava con facilità, interrompendosi spesso per ischiarirsi la gola con
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tutta la sua dolcezza, e nelle sue maniere ricompari- vano la modestia e la calma di qualche settimana addietro. Per il nonno non aveva mai mostrato
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che, da un giorno all'altro, un gondoliere diventasse un signore per bene; si ricordava pure i suoi occhi neri insolenti, che, incontrandolo, le
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vecchia e stanca per attendere agli affari. Vero è che la mia buona Menica mi fa arrabbiare tutte le sante sere. Non vuole andare a letto prima di me, per
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prosa od in verso, diventano cose fiacche e vietissime. Troviamo, per esempio, nel taccuino certi scarabocchi abbreviati, che a decifrarli occorre la
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Se il soprano avesse dovuto cantare nella messa del Furlanetto, scritta solo per tenori e bassi, non avrebbe potuto far uscire una nota dal
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dovevano restar nel battaglio. Verso le otto, che era ben buio, andai con la mia Menica nel mezzo del ponte, a godermi per una mezz'oretta questo
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avevano spacciato. Una maledetta malattia nervosa del ventricolo s'era ostinata a volermi spingere al mondo di là, ed ero ridotto, per tutto pasto, a
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parte del basso, tutta a note di accordi e pedali, riesciva adattissi- ma allo stesso Zen con le sue canne da organo ambulante. Quanto al soprano, per
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seguirlo. Dopo avermi condotto, senz'aprir bocca, un trecento passi all'in su e al- l'in giù per quelle viuzze sudicie e strette, il vecchietto si
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nell'infinito. Cacciavo sotto il capo con gli occhi aperti per vedere il verde diafano, di una gradazione così delicata, così gen- tile, che avrei